Oristano

Sanremo. Paolo Palumbo: È stato il giorno più felice della mia vita. Grazie

"Dedico questo momento alla mia famiglia"

Sanremo. Paolo Palumbo: È stato il giorno più felice della mia vita. Grazie

Di: Redazione Sardegna Live


“Grazie, grazie e ancora grazie”, così lo chef 22enne ringrazia tutti i suoi sostenitori e le persone che hanno consentito la sua esibizione al 70° Festival di Sanremo.

“È il giorno più felice della mia vita”, ha detto il giovane, malato di Sla dall’età di 17 anni, non appena lasciato il palco dell’Ariston.

"Dedico questo momento alla mia famiglia, a mio nonno e a mio zio che mi guardano dall'alto, e a tutte le persone che vivono un qualunque disagio: mi auguro che con il mio messaggio prendano forza", ha detto Paolo all’Ansa aggiungendo: “Ero veramente figo ieri sera e devo ringraziare i più grandi stilisti del mondo che mi pregio di chiamare amici. Infatti, i nostri abiti sono stati disegnati dai grandi stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana, che ringrazio con tutto il cuore".

“Io sono Paolo” è il titolo del suo brano portato a Sanremo insieme al rapper Cristian Pintus.

Sul palco il giovane 22enne ha voluto portare un messaggio di speranza. “Poco più di un mese fa ho affrontato un momento difficile, una crisi respiratoria. Se non fosse stato per la bravura dei medici e il sostegno di tutti quelli che sono accanto a me, oggi non ciò sarei. Quando mi sono risvegliato dalla rianimazione, ho riflettuto sulla fortuna di essere vivi.

Vi faccio una domanda: avete usato il vostro tempo nel migliore dei modi? Avete detto tutti i “ti voglio bene” che volevate dire? Avete cercato di fare il lavoro che sognavate per svegliarvi col sorriso? In questi ultimi anni ho imparato che il tempo che abbiamo a disposizione è poco e prezioso e dovremmo viverlo intensamente, riempiendolo di amore e di altruismo. Date al mondo il lato migliore di voi e vedrete che le cose andranno meglio. Perché se abbiamo bisogno di un cambiamento è soprattutto nella mente dove stagnano le disabilità più pericolose come la mancanza di empatia e tolleranza. Malattie come la mia ci rendono uguali, colpiscono senza giudicare le nostre storie, la nostra bontà e il nostro ceto sociale o i nostri progetti. Perciò nel vostro piccolo fate quanto più potete per aiutare il prossimo.

Non buttate via la vostra vita e quando di fronte ad un problema crederete di non farcela, ascoltate e riascoltate la mia canzone. Fatela sentire a chi amate e pensate a me e a tutti quei guerrieri che ogni minuto lottano per vivere”.

 

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