Stintino

Sara Sechi: “Io vigilessa, vi racconto il mio lavoro e la mia passione”

Dal lavoro ai parcheggi della Pelosa al trasferimento a Mara per una sfida contro se stessa”, ecco la sua storia

Sara Sechi: “Io vigilessa, vi racconto il mio lavoro e la mia passione”

Di: Antonio Caria


Stintino è una delle mete turistiche più privilegiate che abbiamo in Sardegna. Spiagge, mare, vita mondana: un mix che fa di questa parte dell’isola una delle più rinomate attrazioni per i turisti. Ed è proprio questa cittadina che ha dato i natali a Sara Sechi, vigilessa ma con tante passioni, soprattutto quella dello sport.

Un lavoro, il suo, nato quasi per caso e un trasferimento a Mara, piccolo paese del Villanova, quasi per una sfida contro se stessa. Ma lasciamo che sia lei ad accompagnarci in questo viaggio e all’inizio di questa storia d’amore con la divisa da vigile.

“Era il 1995. Lavoravo come addetta parcheggi della Pelosa ed era un lavoro abbastanza pesante. Ero orfana di padre e c’era necessità in famiglia che io mi trovassi un lavoro fisso, difficile per un paese come Stintino. In quel periodo, dopo essermi diplomata, il Comandante dei Vigili Urbani Antonio Denegri, una persona eccezionale a cui devo tanto, mi consigliò di studiare per le selezioni stagionali di agenti di polizia locale.

Inizialmente Sara accolse la proposta con un sorriso: La risposta di Sara: “Io sono piccolina, come faccio a fare il Vigile Urbano e a indossare un’uniforme?”. La risposta del Comandante fu che a lui interessava il cervello, non l’aspetto fisico.

Come in tutte le località turistiche di mare, quando finisce la stagione estiva, Sara si trova di fronte a un bivio: cosa fare per trovare un nuovo lavoro? Ecco il suo racconto: “Accolto questo suggerimento, decisi di rimettermi a studiare e di comprarmi un libro sulle materie del servizio della Polizia Locale e un Codice della strada, libri che dopo più vent’anni, custodisco come  cimeli. Ogni volta che mi capitano sotto mano, mi fanno sorridere, perché mai avrei immaginato che quella sarebbe stata la mia strada, da piccola volevo fare il medico”.

Nel marzo 1996 il Comune  di Stintino bandisce le selezioni a tempo determinato, Sara partecipa assieme ad altre 45 concorrenti.  Esito del primo scritto: 29/30.  Dopo l’orale scende al terzo posto: “Era il mio primo concorso in mezzo a diversi candidati che avevano più titoli di me, specialmente anni di servizio nel settore e laurea”.

Morale della favola: “Presa subito”. Passano tre mesi e arriva il primo giorno di lavoro: “Un trauma – ci ha dichiarato sorridendo – Mi ricordo come se fosse oggi. Ricordo che le persone mi davano del lei. Questa cosa mi ha mandato in tilt. Era un rapporto diverso da quella a cui ero abituata, anche per via dell'allora carattere timido che mi caratterizzava nei miei 20 anni”.

La voglia di mollare è tanta: “Sono arrivata a casa, ho tolto la camicia, lo appallottolata, l’ho buttata dall'altra parte della stanza con le lacrime agli occhi e ho pensato: "Non farò più questo mestiere!”.

Nei giorni successivi Sara inizia ad abituarsi al suo nuovo mestiere che, ci dice, “Cambia la prospettiva nei rapporti con le persone, tutto quello che fai, i rapporti che instauri con l'utenza, sono tutti disciplinati dalle norme di legge: tutti i giorni ti devi aggiornare, le leggi cambiano frequentemente, è ovvio che non devi essere lo sceriffo della situazione. Di fronte ad un infrazione, al cittadino devi evidenziare e dare giusta motivazione per intervenire, perché anche se la legge non ammette ignoranza, la gente non sa tutto, e a volte invece sa, e se sbagli la procedura, ricorre alle autorità competenti, causando seri danni erariali all'amministrazione per cui lavori.

È molto importante comunicare, instaurare sani e corretti rapporti con le persone.Insomma, un mestiere non facile perché copre un ampio raggio di materie, e le competenze si stanno sempre più espandendo”.

La tua prima sanzione: “ai Parcheggi della Pelosa”. Ricordi un episodio particolare: “Me ne ricordo due in particolare, uno nella Piazza Rossa di Stintino. All’interno c’è la il Banco di Sardegna e lo sportello bancomat. l'ordine di servizio quello di fare in modo che le macchine rispettassero il divieto d’accesso, mentre con un collega verbalizzavamo un utente che con la sua auto era entrato nella Piazza, gli insulti mi cadevano addosso come la pioggia,  ma io a testa bassa continuavo a scrivere. Alla fine ha desistito e finita la compilazione del verbale mi ha stretto la mano e mi ha detto: "Complimenti, lei è stata veramente professionale", non me l'aspettavo dopo tutti quegli insulti. Il secondo un ragazzo che mentre verbalizzavo per un divieto di sosta, mi ha strappato il blocchetto dei verbali e l ho buttò a terra e poi è fuggì con conseguenze spiacenti per lui, purtroppo. Successivamente con grande umiltà, mi chiese scusa ”

Perché la definizione di “Sceriffo”?, gli chiediamo: “Inizialmente è l’impostazione che ti viene data dallo studio, ti comporti come da manuale”. L’arrivo a Mara quasi per caso e come ci dice lei per “Una sfida con me stessa”: “È vero che il comandante ci aveva voluto, ma ci trattava male. Era molto severo, molto autoritario, per insegnarci. È l’orgoglio che mi ha preso a calci nel sedere: tutto quello che ho fatto l’ho fatto per orgoglio personale. A Mara non avrei mai pensato di venirci a lavorare e neanche di restarci. Siamo nel 2002: prendevo i giornali per i concorsi e partecipavo a tutti quelli programmati. Faccio la selezione e arrivo seconda. Ero felicissima perché ero solo venuta a prendere l’idoneità. Era molto lontano da casa mia e soprattutto dal mare”.

Da lì un colpo di scena: “Qualche mese dopo, vinco il Concorso a Perfugas, e nello stesso tempo ricevo una telefonata che mi comunicava che il posto si era liberato a Mara e mi chiamavano per occuparlo. Il mio dilemma: Mara o Perfugas? Allora verificai il chilometraggio e dissi: per dieci chilometri in meno scelgo Mara”.

Un inizio non facile tanto che il Sindaco di allora le propose subito la mobilità: “Cosa che mi ha pesato in quanto pensavo che non mi volevano. Non mi hanno accompagnato neanche a vedere il territorio. Per loro potevo andare via subito. Tuttavia non mi dispiaceva l’idea perché ero troppo lontana da casa”, ci ha detto.

Il primo giorno di lavoro Sara ha trovato un ufficio tutto da costruire: “C’erano un mobile, una scrivania, un computer e una sedia. Era tutto da fare. Dovevo ripartire da zero. Pe me è stato un trauma: entrava in un bar e tutti mi guardavo con curiosità. Un approccio strano”.

Un viaggio da Stintino a Mara della durata di un’ora, ogni giorno: “Ho avuto anche due incidenti. Non mi sono mai persa d’animo e in quegli anni ho deciso di iscrivermi all’università. Diventai uno studente lavoratore.  La cosa positiva di questi anni è che l'Amministrazione comunale, a cui devo tanto, non mi hanno mai fatto mancare nulla. È stato un periodo di crescita incredibile. Dopo la mia prima laurea, (che ho dedicato al Sindaco che inizialmente mi voleva dare la mobilità perché dopo che mi ha conosciuto,  si è rivelato una persona eccezionale), non mi hanno mai negato i corsi di aggiornamento necessari per il mio servizio, attualmente presto  servizio distaccato nel Comune di Monteleone Roccadoria, l'estate scorsa  ho prestato anche servizio distaccato nel comune di Villanova Monteleone, di cui conservo un ottimo ricordo e la considero un utile esperienza di crescita ”.

Tra le altre sue esperienze, anche nelle zone terremotate in Umbria, il giro d’Italia ad Alghero e la beatificazione di Edvige Carboni. Una cosa che lei, parole sue, “Adora” sono i nuovi mezzi tecnologici.

Una conoscenza del territorio iniziata con l’attivazione del servizio di smaltimento delle carcasse delle macchine che, lei ci dice “Erano abbandonate nelle campagne”: “Abbiamo iniziato a fare degli accertamenti. Da qui l’idea di fare una convenzione con una ditta e abbiamo spinto le famiglie a rottamare le loro auto, circa una settantina”

Il rapporto con le persone: “Positivo. Anche io, ovviamente, ho dovuto cambiare il mio modo di rapportarmi con le persone perché la cultura, qui, è completamente diversa.”. Tra le varie mansioni portate avanti, anche la videosorveglianza, ma anche i due progetti del Servizio civile che coordina come Operatore locale di progetto (OLP): “All’inizio non lo volevo fare perché di solito il Servizio Civile è un settore che viene seguito dai Servizi sociali. Sinceramente per me era un’esperienza completamente nuova. Avevamo l’assistente sociale che era appena arrivata e, doveva riorganizzare il suo servzio, e così l'amministrazione ha chiesto a me di occuparmene. Ho accettato a condizione che mi occupassi di materie che mi dessero l’opportunità di controllare il territorio. Valorizzazione dell'ambiente. Una nuova sfida, una delle esperienze più belle che mi è capitata in questi anni di servizio: gestire dei ragazzi, tu devi essere anche la persona che li guida e li deve dare degli stimoli. Abbiamo realizzato delle vie escursionistiche, abbiamo studiato la storia di Mara, censiti e fotografati con un drone tutti i siti archeologici del territorio”.

I suoi progetti futuri: “Crescere professionalmente e concludere il mio secondo percorso universitario. Il lavoro è molto importante nella vita. Ho un amore grande: quello per la vela. Il mio sogno è proprio quello di comprarmi una barca a vela. Tante volte ho cercato di fuggire dal mio lavoro: Ho preso i brevetti e sono diventata anche una guida subacquea. Ho anche la patente nautica. Ho fatto un corso d’inglese: lo parlo sbagliando e lo capisco bene. Volevo andare via all'estero, lasciare il mio lavoro”. Perché? “A volte c’è un senso di ribellione. A un certo punto di viene voglia di fare altro”. Se le parlo di trekking?: “Lo sport mi dà energia. Stare a contatto con la natura mi rigenera lo spirito e il corpo: mi fa stare bene”.

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