Eterne logiche stereotipate che non conoscono fine, bersagliando un’isola, le sue tradizioni e l’identità di un popolo antico. Così come la scoperta fatta nei giorni scorsi. Sul libro Cuore, edito da Grimaudo (Feltrinelli) e redatto da Edmondo de Amicis, nella cartina geografica “Alla scoperta dell’Italia” una visione nettamente distorta della Sardegna. 

A lasciare basiti, il fatto che, la stragrande maggioranza delle regioni del Paese siano state rappresentate per i loro simboli più autentici, spazianti dalla cultura, all’arte fino all’economia. Per l’isola, invece, solamente tre pecore, a testimonianza di una scarsa conoscenza del luogo. 

A far discutere, non tanto il fatto di essere stati accostati a delle greggi che rappresentano uno dei tanti orgogli di queste parti, ma la mancata raffigurazione dei restanti elementi che ci rendono unici: nuraghi, pozzi sacri, dolmen, menhir  e tanto altro ancora.

 

Un altro aspetto che ha infastidito i sardi è l’aver appreso che, un volume bollato come scolastico e dunque utile alla crescita umana dei ragazzi, non sia riuscito nel suo intento, facendo passare un angolo d’Italia come limitato e retrogrado. 

 

Sara Canu, consigliere regionale Lega ha portato il caso all’attenzione dell’assessore all’istruzione Biancareddu. 

«Un atto dovuto per la nostra terra – spiega Canu – Viviamo in un’isola meravigliosa, con un’alta concentrazione di siti archeologici. Al pari delle altre regioni nei testi scolastici laddove si usano simboli che identificano contenuti di carattere culturale e identitario, la Sardegna dovrebbe essere correttamente rappresentata sia dalla pecora quale simbolo di antica tradizione pastorale, ma anche dai nuraghi per l’importanza culturale  e architettonica che rivestono. Chiediamo rispetto per le nostre specificità che ci contraddistinguono nel mondo».