Cagliari

Il viaggio a colori di Aurora Lecis dentro la musica

Ecco il suo primo singolo, “Venere”

Il viaggio a colori di Aurora Lecis dentro la musica

Di: Claudia Giuseppetti


Esistono voci cariche di passione e amore che riescono ad arrivare dove l’emozione ha tutto da raccontare.
Lei è Aurora Lecis, ha 21 anni e vive a Samassi, un piccolo Comune in Provincia di Cagliari.

Sempre accompagnata dall’entusiasmo di papà Alberto, mamma Letizia e dal fratello Alessio, già da molto piccola incomincia ad abbracciare il mondo della musica, arrivando, a soli 6 anni, alle finali Regionali dello Zecchino D’oro. Dopo un lungo percorso di studi di canto presso la Scuola di Musica Moderna Voice Power con Sergio Calafiura, suo docente e sostenitore, nel 2016 conquista il pubblico di The Voice e la giuria composta da Raffaella Carrà, Max Pezzali e Dolcenera, con un’interpretazione straordinaria di “Super Bass” di Nicki Minaj.

Un successo indiscusso grazie al suo carisma e alla sua ineguagliabile grinta che la vedono protagonista di una crescita professionale, lasciando un segno di orgoglio a tutti i sardi e a chi l’ha sempre apprezzata.
Il 28 aprile 2018 la nascita della canzone “Umpare”, in collaborazione con Maria Giovanna Cherchi e i Tazenda, che celebra i 70 anni dell’Autonomia Sarda, segna un altro importante traguardo per la sua carriera artistica. Come inchiostro che scivola su un pentagramma disegnando una melodia tutta da vivere, a distanza di alcuni anni da quella bellissima esperienza e dopo tante collaborazioni, scrive il suo primo singolo, “Venere”, disponibile su itunes e Spotify.

Abbiamo incontrato Aurora per farci raccontare le sue emozioni a poco tempo dell’uscita della sua canzone.

Cosa rappresenta per te cantare?

Per me cantare significa identificarmi in qualcosa che mi appartiene. Quando canto, oltre a sentirmi bene, ho la sensazione di essermi amica un po' di più, di stimarmi e di credere in quella parte di me che ha davvero coraggio.

Quale genere musicale ti identifica di più?

Sicuramente il pop e l'r&b. Ciò che canto sta quasi sempre dentro questi due generi, mentre ciò che ascolto ne prevede molti altri e tanto diversi. Nella mia playlist si parte da Beyoncé e si arriva agli Alter Bridge.

Venere è il nome del tuo nuovo singolo. Quando hai avuto l'idea di scrivere una canzone tutta tua?
Venere l'ho scritta ad agosto, in un momento in cui mi sentivo particolarmente ispirata. L'ho scritta di getto, poi ho apportato poche modifiche durante l’elaborazione. Volevo qualcosa che fosse d'effetto, volevo dimostrare che la semplicità ricercata è qualcosa su cui non si deve costruire nessun palcoscenico. Le persone che mi conoscono sanno quanto io adori i virtuosismi e le note acute, ma qui ho voluto mostrare una “me” che ci crede a prescindere da questo.

Il nome rappresenta veramente tutto, è il fulcro del pensiero che gira intorno alla canzone, e se ci penso trovo sempre un significato in più da attribuirgli. In breve, rappresenta la femminilità, la forza di non metterla da parte e il coraggio di mostrarla. Rappresenta anche l'accettazione e la consapevolezza di essere all'interno di un corpo che di forza ne ha tanta, ma a cui prima aveva sempre rinunciato, quasi avendo paura di oscurare gli altri. Credo, allora, che Venere sia anche empatia.

È il primo testo che scrivi?

No, non è il primo testo che scrivo, ma è uno dei primi in italiano. Ho iniziato a scrivere canzoni in inglese nel 2016, ma ci vuole un po' per portare fuori qualcosa di cui vai veramente fiero.

Quale sensazione vorresti trasmettere con questa canzone?

Con questa canzone vorrei trasmettere sia forza che fragilità. Ho voluto mostrare quanto per me fosse difficile accettare di non essere abbastanza forte, ma di averlo accettato. Ho trovato forza nell'accettare di essere fragile.

Quanto ti rappresenta il testo Venere?

Il testo di Venere mi rappresenta completamente, è l'unica volta in cui sono riuscita a raccontare qualcosa o qualcuno che “mi sembra di essere”.

Con quali artisti hai collaborato per la realizzazione di questo progetto?

Per la realizzazione ho collaborato con Daniele Vit e con Giovanni Rainaldi. Con Daniele collaboro da poco dopo aver partecipato al programma The Voice. Mi sprona sempre a dare il meglio, crede in me come mai nessun altro aveva fatto prima. È stato lui a farmi conoscere Giovanni, che è un ragazzo di 23 anni tanto talentuoso e geniale. È lui che ha scritto le musiche di Venere.

Il video è curato nei minimi dettagli e trasmette l'eleganza di una canzone che ti veste come avevi desiderato.
Come hai vissuto questa esperienza?
Il video è opera di Fabrizio Vinci, il quale mi ha aiutata nella scelta della location. Cercavo qualcosa di affascinante e autentico, di unico, e l'abbiamo trovato ad un

passo da noi. Abbiamo girato il video nel Palazzo della Direzione di Montevecchio, un posto che parla da sé. Mi sentivo abbracciata dalla bellezza di quelle pareti che non smettevo di ammirare.

Hai dedicato Venere a qualcuno in particolare?

Venere è dedicata a me stessa e a chi passa le giornate a pensare a quanto vorrebbe essere diverso. Ci insegnano che non dobbiamo voler essere qualcun altro, che desiderarlo debba farci sentire in colpa, ma io non credo che dobbiamo sentirci in colpa per forza. Io ho maledetto ciò che sento tante volte, per poi scoprire che non mi vado poi tanto male. Ma se me ne fossi fatta una colpa, non avrei mai accettato di essere fragile, di essere debole spesso e volentieri. La mia idea di forza sta a ciò che accettiamo di voler essere, a prescindere da quanto brutto o strano sia realmente. Che poi un giorno possiamo essere, il giorno dopo possiamo decidere di essere ma diversamente da quello precedente. L'importante è non smettere di voler essere.

Nel tuo percorso professionale hai sempre lasciato un segnale positivo. Quali sono i tuoi punti di forza e a chi ti sei ispirata?
Sì, spesso un segno positivo credo di averlo lasciato. Forse perché ho sempre cercato di spronarmi a cantare meglio. Non ho ancora smesso di farlo, non c'è giorno in cui io non pratichi e sia dura con me stessa. Mi dico sempre che non è abbastanza, non per migliorare per forza, ma perché mi arrabbio proprio se ciò che canto non è come dico. Un po' perfezionista lo sono, questo perché mi ispiro ad artisti che per me rappresentano l'apice della precisione: Beyoncé, ai miei occhi, incarna la perfezione. A livello vocale, interpretativo, le sue idee, la serietà con cui affronta il suo ruolo, lei sul palco. Per me è letteralmente una musa ispiratrice.

Se dovessi dare un consiglio a chi vuole intraprendere la strada della musica, cosa gli suggeriresti?
Se dovessi dare un consiglio a chi vuole intraprendere questo percorso... Sarebbe quello di non pensare troppo a quello che sarà. Se si prende troppo seriamente un sogno, questo diventerà difficile da sopportare. È giusto lavorarci, è giusto avere le idee chiare e voler diventare quello che si ha in testa, ma senza dimenticare di essere amici di se stessi. A volte io l’ho dimenticato, e forse non sono la persona più adatta a cui chiedere consigli su come affrontare un sogno. Semplicemente forse sarebbe: fate ciò che vi piace, lavorateci, ma non condannatevi se certe cose ancora non sono come vorreste.

Cosa ti aspetti dalla tua carriera musicale futura?

Dalla mia carriera musicale futura mi aspetto soddisfazione e felicità. Il giusto mix tra la professionalità e una maggiore stima di me stessa per ciò che farò.
So che mi deluderò parecchie volte, ma anche che non riuscirò davvero mai a mollare qualcosa per cui sento di essere nata.

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