Olbia

Lacrime e parole d’amore per Francesco Pilu, il musicista dal cuore buono

Michele Pio Ledda, scrittore e poeta di raffinata sensibilità, ha “rovesciato” nei versi colmi d’amore e riconoscenza il grande dolore scaturito dalla scomparsa dello storico interprete e protagonista dei Cordas et Cannas

Lacrime e parole d’amore per Francesco Pilu, il musicista dal cuore buono

Di: Redazione Sardegna Live


Michele Pio Ledda, scrittore e poeta di raffinata sensibilità, ha “rovesciato” nei versi colmi d’amore e riconoscenza il grande dolore scaturito dalla scomparsa di Francesco Pilu, lo storico interprete e protagonista dei Cordas et Cannas. La loro amicizia era solida e poggiava su un rapporto che il tempo ha rinforzato nei tanti incontri in cui si sono scambiati stima, affetto e considerazione. Sardegna Live accoglie e pubblica l’accorato omaggio che vola sui tanti che in questi giorni hanno versato lacrime, parole e ricordi per riconoscere la grandezza artistica e umana dell’amatissimo musicista gallurese.

 

IO SO CHE IL VENTO…

“Io so che il vento continuerà a soffiare tra le canne anche quando il nostro respiro si sarà impigliato in uno dei tanti cespugli che ci aspettano nel nostro andare. 

Continueranno a stringerci e unirci quelle corde perché niente possa sciogliere il giuramento che ci unisce e fa di noi una sola gente anzi, un popolo. 

Ci saranno ancora tante bandiere da offrire al cielo ed eroi che le stringeranno forte tra le mani. 

Ci sarà musica dove il silenzio alza la voce ed il vuoto apparente allargarsi per riempirsi di quelli che sono andati via e che pure ritornano sopra le note di una musica che niente può interrompere. La nostra.

 Ci saranno suonatori anche negli angoli più abbandonati dove anche le pietre potranno ballare quando la tua voce le chiamerà a prendere posto nel cerchio infinito delle nostre piazze. 

Ci saranno canzoni che scioglieranno le ombre in un mare di luce, ci sarà sempre il tuo respiro, Francesco, ad alitare sul fango inanimato di questa terra perché prenda vita e diventi seme per far germogliare ancora tra i campi il cibo più prezioso, l’alimento per la nostra fame il nostro essere sardi.

Ci sarai ancora e sempre Francesco perché hai raccolto la lingua perduta dei padri e l’hai donata senza nient’altro chiedere in cambio che la nostra felicità e l’orgoglio di sentirci parte di qualcosa che pareva dimenticato e che invece ogni sera, dai mille palchi che hai fatto risuonare con il tuo passo rinnovava il miracolo del sentirci appartenere a qualcosa di più grande di un singolo individuo. 

Il palco. Il tuo altare dove celebravi ogni volta come il più umile dei sacerdoti quel rito che era insieme canto e preghiera, offerta e comunione con quanti si riconoscevano in quella divinità assoluta che solo la musica celebra ed è celebrata diventando una cosa sola: la Madre che tu hai sempre onorato e che ora ti chiama e ti rivuole a se”.

 

Michele Pio Ledda 

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