Nuoro

"Mi ha detto: stai zitta. Poi mi stringeva il collo", parla la donna vittima di un tentativo di stupro a Nuoro

La ricostruzione di una notte di paura in piazza Su Connottu

Di: Redazione Sardegna Live


E' una cronaca dell'orrore quella che viene fuori dalla ricostruzione del tentativo di stupro avvenuto lo scorso weekend a Nuoro. A ricostruire quei momenti drammatici è la vittima dell'aggressione, una donna che si era addormentata nell'abitacolo della propria auto dopo la Notte bianca tenutasi in piazza Su Connottu.

A riportare i dettagli è La Nuova Sardegna. "Ista a sa muda (Stai zitta, ndr)", avrebbe intimato il maniaco alla giovane dopo essersi introdotto nella macchina. "Me lo sono trovata sopra - racconta -, io non riuscivo a muovermi, quasi non potevo parlare. Mi stringeva il collo e mi sentivo soffocare. Ma non potevo restare a sa muda, non potevo stare zitta. Gli ho detto: mi stai ammazzando. Ho lottato".

La memoria riporta a quegli istanti di terrore. Sensazioni che mai nessuno immaginerebbe di poter vivere a pochi passi da casa, dopo una serata di festa con la propria gente. "Non ci posso credere che ci sia ancora qualcuno che pensa di poter fare queste cose".

"La notte tra sabato e domenica l'ho trascorsa con amici e qualche parente alla Notte bianca - questa la ricostruzione -. Nuoro piena di gente. A un certo momento, alle prime ore di domenica, mi sono sentita molto stanca e ho deciso di riposarmi nella mia macchina. L'ho aperta, ho dato le chiavi a un amico e mi sono seduta sul sedile del passeggero. Non ho chiuso la macchina, non ci ho pensato, d'altronde ero in piano centro anche se erano le sei del mattino. Mi sono addormentata".

Poi il fattaccio: "Mi sono svegliata improvvisamente, avevo un peso addosso. Grande, era sopra di me. Non potrò mai dimenticarmi la sua faccia. Anche adesso di notte quando mi corico ho i flash, non riesco a non pensarci. Ho provato a parlare e lui mi ha detto: Ista a sa muda. Ho capito cosa stava succedendo, ho provato a reagire ma lui era forte, molto forte. Mi sono dimenata, non riuscivo a parlare anche perché aveva una mano sulla mia gola. Stringeva talmente tanto che mi ha lasciato le impronte sul collo: tre dita e il pollice. Anche oggi, a distanza di quasi una settimana, le ho ancora. Mi sono anche accorta che avevo la cerniera della tuta abbassata ma fino a sotto il seno. E, questo lo voglio dire, era una tuta pantaloni, perché ora ci sono anche quelli che dicono che io avessi una gonna. No, non è vero, erano pantaloni. Lo devo dire questo, che ci sono quelli che sui social fanno le battutine. Come se una che si mette la gonna fosse lei la colpevole. Come se c'entrasse qualcosa il modo in cui ci si veste".

"Ho perso i sensi per qualche momento - prosegue il racconto su La Nuova -. Quello intanto continuava a toccarmi e a stringermi. Io ho reagito, l'ho graffiato, le unghie erano l'unica arma che avessi. Ho pensato a come fare per liberarmi, per chiedere aiuto. Suonare il clacson no, perché il clacson non funziona se non c'è la chiave. Allora ho pensato allo stereo, è un touch quindi gli ho dato un colpo. La musica è partita a palla, gli deve essere entrata nelle orecchie e si è spaventato. Io ho colto quell'attimo, mi sono scaraventata fuori dalla macchina. Ho urlato, ho chiesto aiuto".

"Sono arrivati alcuni miei amici, un  parente. Lui, quel delinquente, è fuggito. L'hanno rincorso, qualcuno invece ha cercato di aiutare me anche perché, mentre provavo a scappare, sono caduta e mi sono fatta male alle ginocchia e ai gomiti. So che i miei amici l'hanno raggiunto e lui ha inventato qualcosa. Ha detto che io l'avevo aggredito, l'hanno lasciato perdere per tornare da me. Io mi sono alzata, stavo male. Mi sono fatta dare le chiavi della macchina e ho guidato fino alla Questura. Era presto, era tutto chiuso. Sono uscita dalla macchina e ho avuto un altro momento di sbandamento. Per fortuna sono arrivati alcuni agenti che mi hanno soccorsa. Mi hanno portata dentro, poi è arrivato il 118 e sono stata portata all'ospedale".

"Alla polizia ho raccontato. Mi hanno chiesto: può descrivere il suo aggressore? può riconoscerlo? E certo, posso descriverlo e riconoscerlo, quella faccia su di me non la dimenticherò più. L'ho riconosciuto. Non lo conoscevo, ho scoperto di averlo fra i contatti Facebook, ma non lo conoscevo. Non penso che mi abbia seguita, domenica mattina nessuno dei miei amici si è accorto di nulla. Penso piuttosto che sia passato dove c'era la macchina e abbia voluto approfittare del fatto che stessi dormendo".

"Ora ho paura - prosegue la vittima . Certamente questa cosa mi ha spaventata e la mia vita non è più la stessa. Mi guardo alle spalle anche durante il giorno, sembra sia tutto a posto ma ci penso continuamente. So che ho bisogno di un sostegno psicologico, e mi chiedo come sia possibile che possano ancora accadere fatti di questo genere. Se io fossi stata più debole, cosa sarebbe successo? Ecco, questo me lo chiedo".

"Non so nulla di quello che è successo a lui - si conclude il racconto -. So che la polizia lo ha individuato, ma non so se abbia o meno qualche divieto, se giri liberamente, e se è così davvero non me lo spiego come glielo permettano. So solo che non voglio rischiare di trovarmelo davanti. Quello che ha fatto con me potrebbe rifarlo. Spero che vengano presi provvedimenti. Per il resto, spero di tornare nella mia vita. Ma non so quanto ci vorrà dopo che succedono queste cose".

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