In Sardegna

Allarme siccità. Le autorità cinesi bombardano il cielo per indurre la pioggia

La “semina delle nuvole” per proteggere i campi da una siccità record utilizzando sostanze chimiche per generare pioggia

Allarme siccità. Le autorità cinesi bombardano il cielo per indurre la pioggia

Di: Redazione Sardegna Live


Le autorità cinesi hanno deciso di bombardare il cielo con ioduro d’argento, un composto inorganico costituito da un atomo di argento e un atomo di iodio, per indurre le piogge in maniera artificiale. Un tentativo che al momento non ha ottenuto i risultati sperati per combattere la grande siccità che ha messo in allarme la Cina. Il caldo torrido sta investendo il Paese, con temperature in molte zone sopra i 40 gradi, soprattutto nella provincia del Sichuan, attraversata da un tratto dello Yangtze, il fiume più lungo dell’Asia, con oltre 80 milioni di abitanti. L'ondata di caldo ha dimezzato il livello dello stesso fiume.

Nella Repubblica Popolare, come riporta anche Il Corriere della Sera, la crisi idrica sta provocando la chiusura delle fabbriche e mettendo in crisi la produzione in molte aree. L’esperimento della “semina delle nuvole” (o cloud seeding) nella provincia di Hubei avrebbe dovuto prevenire i danni all'agricoltura, ma starebbe fallendo a causa delle condizioni climatiche. L’ostacolo maggiore ai razzi lanciati in cerca di pioggia, stando a quanto afferma un recentissimo servizio della Bbc, sarebbe da attribuire alla mancanza di copertura nuvolosa.

I precedenti. L’esperimento in Tibet. Nel 2018, ricorda il Corrirere della Sera, un progetto ambizioso che avrebbe dovuto garantire 10 miliardi di metri cubi di pioggia artificiale ogni anno su 1,6 milioni di chilometri quadrati. Praticamente su un’area grande tre volte la Spagna. Il sistema consiste in una installazione di camere di combustione, posizionate su un altopiano del Tibet, pronte a bruciare carburante solido, creando particelle di ioduro d’argento, utilizzatissimo nel “cloud seeding” per la produzione di nuvole artificiali. Il resto del lavoro toccherebbe agli aerei “impollinatori”, pronti a versare sopra queste nuvole artificiali delle sostanze chimiche in modo da ingrossarle e appesantirle, si spera, di pioggia.

L’esperimento in Puglia. Anche in Italia, precisamente in Puglia, nel 2003, l’allora presidente della Regione, Raffaele Fitto, pensò di andare a stimolare i cieli che avrebbero bagnato quel tratto di Italia che dal Gargano arriva fino al Salento. Quel progetto, costato 3 milioni e seicentomila euro, e messo in campo dall’Aerotech di Lugano, vincitore dell’appalto di gara, insieme all’Aeronautica militare all’aeroporto militare di Bari, consistette in un sorvolo sulla Puglia nei mesi invernali, tradizionalmente poco indicati per parlare di siccità.

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