Cagliari

1° maggio. Sardegna in festa per Sant'Efisio, alle origini del culto

Una folla di fedeli e turisti invaderà oggi le vie di Cagliari per rinnovare un'esperienza di fede e partecipazione popolare che si ripete ininterrottamente dal 1657

1° maggio. Sardegna in festa per Sant'Efisio, alle origini del culto

Di: Pietro Lavena


La festa di sant'Efisio è la più importante processione religiosa della Sardegna. Si svolge ogni anno nel giorno di 1º maggio dal 1657. Nelle strade del centro cittadino, i colori e le suggestioni di un'Isola si susseguono in un lunghissimo corteo di figuranti a piedi e a cavallo che scortano il simulacro del santo salutato da due interminabili ali di folla. Quella in onore di Sant'Efisio, oltre a essere tra le più antiche, è anche la più lunga processione religiosa italiana, con circa 65 km percorsi a piedi in 4 giorni, e la più grande del Mediterraneo.

LA STORIA. La leggenda narra che nel 1656 i cagliaritani invocarono sant'Efisio perché sconfiggesse la peste del 1652 che, nell'aprile di quell'anno, era giunta ad Alghero dalla Catalogna su un veliero mercantile. L'epidemia si era rapidamente diffusa in tutta l'Isola colpendo in particolar modo Cagliari, dove uccise circa diecimila persone dimezzandone quasi la popolazione. Secondo Giovanni Spano, sant'Efisio sia apparve a quel punto al viceré conte di Lemos per richiedere, in cambio della liberazione della città dalla peste, il voto della processione del 1º maggio.

L'Amministrazione comunale cagliaritana, così, nel 1656 fece un voto a sant'Efisio: se fosse riuscito a sconfiggere la peste, ogni anno si sarebbero svolti una processione e dei festeggiamenti in suo onore, partendo dal quartiere di Stampace, fino ad arrivare a Nora, dove il santo era stato martirizzato. Le abbondanti piogge di settembre fecero scomparire la peste e dall'anno successivo, il 1º maggio, si rispetta il voto fatto al santo. 

LA PROCESSIONE. Il percorso che nel giorno di primo maggio si snoda nelle vie del centro di Cagliari è caratterizzato dal passaggio delle traccas, i tradizionali carri addobbati a festa e trainati da possenti buoi. Sfilano poi i gruppi folkloristici con migliaia di persone in abito tradizionale provenienti da ogni centro della Sardegna: ricami, gioielli, copricapi e tessuti antichissimi. Affascinante la recita del rosario e dei gosos in sardo da parte dei figuranti.

Poi è la volta dei cavalieri, primi fra tutti quelli del Campidano seguiti dai miliziani, che rappresentano l'esercito sardo che un tempo faceva da scorta alla processione per difenderla da eventuali attacchi. Infine sfilano i membri della guardianìa, in prima fila il terzo guardiano che regge il gonfalone della confraternita, seguito dall'alter nos, rappresentante del sindaco. E ancora: i membri dell'Arciconfraternita, con tonaca azzurra e mantellina bianca, preceduti da un confratello che regge un crocifisso del 1700.

L'arrivo del cocchio col Santo è preceduto dal suono delle launeddas. Quando il il martire guerriero arriva in via Roma viene salutato dalle sirene delle navi attraccate nel porto di Cagliari e cammina su un tappeto di petali di rose disposti sull'asfalto davanti al municipio per omaggiarlo (s'arramadura).

IL PELLEGRINAGGIO. Così ha inizio il lungo pellegrinaggio del simulacro che in quattro giorni percorrerà più di 60 km. La prima tappa del cammino è il Villaggio Pescatori di Giorgino, a un paio di chilometri dalla città. Qui, presso la cappella della tenuta della famiglia Ballèro, il simulacro viene spogliato dei gioielli e gli vengono sostituite le vesti con altre più semplici prima che la statua venga poi trasferita in un cocchio di campagna.

Si prosegue fino a Maddalena Spiaggia, dove i fedeli accorrono dalla vicina Capoterra. La terza tappa viene effettuata in località "Su Loi", sempre in territorio di Capoterra, con la celebrazione di una Messa. Al tramonto la processione giunge nella Cappella della Villa d'Orri dei marchesi Manca di Villahermosa, dove viene officiata la benedizione eucaristica. Al termine il corteo riprende il viaggio e arriva a Sarroch. Nella chiesa di Santa Vittoria viene celebrata una Messa solenne e poi il Santo vi sosta per la notte.

La mattina del 2 maggio, la processione riparte verso Villa San Pietro, dove dal 1943 è stata introdotta la tappa presso Villa Atzori, e poi a Pula, dove l'alter nos affida al Sindaco la responsabilità del Rito. Una nuova Messa solenne è celebrata nella chiesa di San Giovanni Battista. Si compie una sosta davanti al cimitero e un'altra davanti alla chiesetta di San Raimondo. Poi il Sant'Efisio viene preso in consegna dall'Arciconfraternita e scortato fino a Nora, dove arriva verso le 21. Quindi il simulacro viene deposto in una nicchia.

Per tutta la giornata del 3 maggio avviene la commemorazione del Martire con messe e funzioni. Alle 18 ha luogo la processione lungo il litorale, durante la quale il Santo abbandona il cocchio e viene trasportato in spalla a rivisitare i luoghi del suo martirio. La sera stessa, il santo lascia Nora e ritorna a Pula, da dove ricomincerà il viaggio di ritorno. La mattina del 4 maggio, il santo parte da Pula e inizia il suo percorso verso Cagliari, ripercorrendo il tragitto fatto fino a quel momento.

A Giorgino il santo indossa nuovamente gli abiti di gala e riprende posto nel cocchio di città, compiendo il tratto finale del pellegrinaggio di ritorno. Il corteo rientra nella chiesa di Stampace intorno alle 23:30: entro la mezzanotte deve essere certificato lo scioglimento del voto, che avviene tramite una lettura da parte del Presidente dell’Arciconfraternita, che utilizza la seguente formula:

«Reverendissimo monsignor canonico, illustrissimo signor Alter Nos, vogliate comunicare al capitolo metropolitano e al signor sindaco del Comune di Cagliari che oggi, [data dello scioglimento del voto], il voto è stato sciolto. E così sarà sempre, con l’aiuto di Nostro Signore Gesù Cristo, per l’intercessione di Nostra Signora del Riscatto e del glorioso martire Sant’Efisio, patrono di questa arciconfraternita» 

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