Nurallao

Le bombole di ossigeno non possono viaggiare: da 5 giorni cerca di rientrare in Sardegna

A raccontarci la sua storia è la sorella del paziente che chiede aiuto: “E’ un rimbalzo di telefonate tra ospedale aeroporto e porto”

Le bombole di ossigeno non possono viaggiare: da 5 giorni cerca di rientrare in Sardegna

Di: Cristina Tangianu


Dopo essere stati sottoposti a un intervento chirurgico, il momento più atteso da ogni paziente è quello di tornare a casa, dove ci si sente amati e protetti. Purtroppo, però, non sempre questo passaggio avviene senza preoccupazioni, soprattutto quando abiti in un’Isola.

“Mi trovo a Milano, mio fratello ha fatto un intervento per un tumore maligno all'esofago. Ha avuto complicanze e purtroppo dev'essere attaccato all'ossigeno. Da venerdì stiamo cercando di rientrare in Sardegna: non c'è una soluzione, né in aereo né in nave perché le bombole non possono viaggiare”. Lo racconta a Sardegna Live Giuliana Lobina, di Nurallao, che subito precisa: “Il mio non è solo uno sfogo, ma una richiesta di aiuto e di sensibilizzazione”.

“Come dobbiamo fare? – domanda Giuliana - È assurdo che per una situazione del genere si debbano fare i salti mortali. È un rimbalzo di telefonate tra ospedale aeroporto e porto, si devono trovare delle soluzioni non solo per noi ma per chiunque si trovi in questa situazione. L'ultimo tentativo che stiamo facendo è trovare questo concentratore di ossigeno che costa intorno ai 2000 euro...introvabili...ogni ospedale dovrebbe averli in modo da agevolare il paziente e non renderle la vita più difficile di quello che già si presenta”.

Perché non si possono portare le bombole di ossigeno a bordo degli aerei e delle navi? I motivi sono diversi a seconda della compagnia, ma comunque riconducibili alle norme di sicurezza.

“La nave accetta solo una bombola da 20 kg che non garantisce la copertura da Milano a Porto Torres – ci spiega Giuliana -, in aereo Ryanair ha la copertura ossigeno che va bene. Il problema è che mio fratello resterà scoperto da quanto arriva in aeroporto fino all'imbarco. C'è questa stanza amica con assistenza, ma è senza ossigeno”.

Dopo quattro ore, risentiamo nuovamente Giuliana per avere aggiornamenti: “Stiamo ancora cercando una soluzione…”, ci dice.

Noi ci chiediamo: come è possibile che dopo un delicato intervento (e la necessità di utilizzare sempre l’ossigeno) le persone vengano lasciate completamente sole?

Raccontando questa storia cerchiamo di aiutare il fratello di Giuliana a tornare a casa, in Sardegna, e di accendere i riflettori su una questione di cui si parla troppo poco. Eppure, il numero di persone che necessitano di spostarsi in aereo per curarsi è sempre più crescente. 

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