Oristano

Accusa il marito di essere violento, ma gli investigatori scoprono la verità

La donna si sarebbe accanita anche contro i figli che sarebbero stati percossi in più occasioni con calci, schiaffi e graffi, nonché, con l’uso di bastoni e cinture in pelle.

Accusa il marito di essere violento, ma gli investigatori scoprono la verità

Di: Redazione Sardegna Live


La Squadra Mobile della Questura di Oristano, coordinata dalla locale Procura della Repubblica, ha dato esecuzione alla misura cautelare dell’allontanamento dalla casa familiare per il reato di maltrattamenti contro i familiari, emessa a carico di una donna di 42 anni residente nel comune di Oristano.

L’attività di indagine ha avuto inizio nel giugno 2018, a seguito di una richiesta di aiuto che la donna aveva fatto giungere in Questura in quanto, a suo dire, il marito la maltrattava ed era continuamente violento nei suoi confronti.

Dagli accertamenti effettuati dagli inquirenti sarebbe emerso però un quadro totalmente differente rispetto a quello inizialmente segnalato: quello che sembrava essere un marito violento, hanno riferito gli investigatori, si è rivelato essere un uomo sottomesso e soggiogato alle continue angherie della moglie.

Man mano che l’indagine è andata avanti, hanno ha spiegato la Polizia, si è delineato un contesto sempre più inquietante, caratterizzato da continui comportamenti violenti posti in essere dalla donna contro il marito e  che sarebbero stati spesso indirizzati anche contro i quattro figli della coppia, tre dei quali minori, il più piccolo appena undicenne.

Secondo gli investigatori, l’uomo veniva sottoposto a continue vessazioni, insultato con espressioni volgari dirette ad umiliarlo, sottoposto a minacce e percosso più volte così come evidenziato dalle numerose cicatrici che lo stesso aveva su petto, braccia e collo, causate dalle unghie della moglie.

I figli sarebbero stati percossi in più occasioni con calci, schiaffi e graffi, nonché, con l’uso di bastoni e cinture in pelle; gli stessi, venivano inoltre costretti ad assistere sistematicamente alle condotte di maltrattamento cui il padre era sottoposto. Dalla attività di indagine è altresì emersa una costante indifferenza e trascuratezza della mamma nei confronti dei bisogni assistenziali ed affettivi dei figli, costretti a sottostare ad un regime di vita triste e doloroso.

Inoltre, la donna si era più volte presentata al Pronto Soccorso, riferendo di essere stata malmenata dal marito, il quale, tra l’altro, veniva dalla stessa più volte minacciato che qualora non le avesse consegnato parte dello stipendio lo avrebbe denunciato e fatto arrestare.

Lo scorso aprile infatti la donna si è recata in Questura e ha presentato denuncia per maltrattamenti contro il marito, replicando l’atto appena qualche settimana dopo, quando, venti giorni orsono, si è nuovamente presentata negli uffici di polizia formalizzando una seconda querela contro lo stesso; denunce per le quali alla donna, all’atto dell’esecuzione della misura cautelare a suo carico, è stato contestato, oltre al reato di maltrattamenti in famiglia, anche il reato di calunnia.

Calunnia nei confronti di un uomo, ritenuto totalmente attendibile dalla Procura e dal GIP, in quanto nei confronti della moglie non ha mai presentato querela e, quando è stato invitato a farlo dal personale della Squadra Mobile, ha rifiutato dicendo di essere innamorato della moglie e che il suo unico desiderio era quello di trascorrere con lei e i suoi figli una vita serena. Desiderio che lo ha portato anche ad allontanarsi spontaneamente dall’abitazione coniugale, pur continuando ad assistere i figli e a mantenere la moglie, al fine di riportare alla serenità la sua famiglia, rifiutando sempre di farsi refertare ogni qualvolta veniva dalla moglie aggredito, comportamento opposto a quello sistematicamente tenuto dalla moglie.

Ora la donna non potrà più far rientro nell’abitazione familiare, se non con apposita autorizzazione del Giudice e, qualora non rispetti le prescrizioni impostele, la misura cautelare a lei applicata potrà essere sostituita con una ben più grave, ivi compresa quella della custodia cautelare in carcere.

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