Alghero

Alghero si stringe attorno alla famiglia di Alberto Melone nel giorno dell'addio

I funerali nella cattedrale di Santa Maria

Alghero si stringe attorno alla famiglia di Alberto Melone nel giorno dell'addio

Di: Redazione Sardegna Live


La comunità di Alghero questo pomeriggio si è stretta attorno alla famiglia di Alberto Melone nella cattedrale di Santa Maria per dare l’ultimo saluto al ragazzo di 18 anni ucciso dal suo migliore amico, probabilmente per un drammatico incidente durante una simulazione quasi scherzosa di una scena da serie Tv. 

Il silenzio assordante che regnava nella cattedrale è stato rotto dal pianto disperato dei genitori di Alberto. In prima fila c’erano anche il Presidente del Consiglio regionale Michele Pais e il primo cittadino di Alghero Mario Bruno.

la cronaca di quanto accaduto

Un colpo solo, con una traiettoria inclinata dall'alto verso il basso, a una distanza pari a quella di un braccio, che ha perforato lo sterno, la trachea, l'esofago e l'aorta, provocando una gravissima emorragia.

È quel che emerge dall'autopsia eseguita questo pomeriggio nell'istituto di Patologia forense dell'Università di Sassari sul corpo di Alberto Melone, il 18enne morto la sera di venerdì 5 aprile all'interno dell'appartamento di Lukas Saba, 18 anni, suo amico e reo-confesso del delitto. All'esame hanno partecipato i due periti indicati dalla Procura, Francesco Serra e Salvatore Lorenzoni, quello indicato dalla famiglia della vittima, Francesco Lubinu, e quello nominato dalla difesa, Antonio Nieddu.

La Tac aveva già fatto emergere quel dettaglio sulla traiettoria, portando a pensare che chi ha sparato sovrastasse fisicamente la vittima, come se Alberto Melone fosse seduto e chi l'ha colpito fosse in piedi. Tuttavia, l'inclinazione non sembrerebbe incompatibile col racconto reso Lukas Saba, che ha ammesso di aver sparato contro il suo amico, ma solo per errore.

Il 18enne è difeso da Gabriele Satta, i familiari di Alberto Melone sono invece rappresentati da Francesco Carboni e Nicola Satta. Nel frattempo gli inquirenti stanno lavorando per ricostruire anche le ore precedenti all'omicidio e capire per quale motivo sul luogo del delitto si trovasse quella calibro 22 "Derringer" di proprietà del padre del ragazzo arrestato la notte tra venerdì e sabato e tuttora accusato dal sostituto procuratore Mario Leo di omicidio volontario.

Secondo alcune testimonianze raccolte dai carabinieri in queste ore, il presunto omicida avrebbe girato per Alghero con la pistola nei pantaloni già dal pomeriggio. "L'ha puntata anche contro di me, come se fosse uno scherzo", ha raccontato uno di loro, fornendo questo dettaglio anche ai genitori della vittima, che è andato a trovare nella loro abitazione. "L'ho anche sgridato, gli ho detto di non fare sciocchezze e di lasciarla a casa - è la sua versione - perché era carica e poteva mettersi in qualche guaio".

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