Padria

“L’arte, la voce e il ballo”, domenica all’ex Convento Francescano lo scrittore e giornalista Tonino Oppes

La serata sarà aperta dalla presentazione della video-mostra d’arte “Kronos”

“L’arte, la voce e il ballo”,  domenica all’ex Convento Francescano lo scrittore e giornalista Tonino Oppes

Di: Antonio Caria


Sarà una domenica 7 aprile all’insegna dell’arte e della letteratura a Padria. A partire dalle 17.00 l’ex Convento Francescano ospiterà “L’arte, la voce e il ballo”, un’iniziativa organizzata dall’Istituto Camillo Bellieni di Sassari con il patrocinio del Comune di Padria.

La serata, moderata dalla Presidente dell'Is.Be Maria Doloretta Lai, Sarà aperta dai saluti istituzionali del Sindaco Alessandro Mura.

Il primo appuntamento è con la presentazione, a cura di Roberto Puzzu, del video illustrativo della mostra “Kronos”, una collettiva che coinvolge gli artisti Gabriella Corso, Angelino Fiori, Emma Lazzaroli, Marco Ippolito, Giovanna Secchi e Roberto Puzzu. Le opere sono di varia natura, dalla pittura alla scultura.

Alle 18.00 sarà la volta del giornalista e scrittore Tonino Oppes che presenterà  le sue due ultime fatiche letterarire: “La voce del leccio” e il “Ballo con le janas”, entrambi editi dalla casa editrice Domus de Janas di Sestu. Dialogherà con l’autore l’assessora alla Cultura, Giuseppa Angela Dettori e il direttore scientifico dell’Istituto sassarese, Michele Pinna. 

Nato a Pozzomaggiore nel 1950, Oppes, giornalista professionista che ha lavorato in RAI per tanti anni, è autore di numerosi volumi dedicati ai temi dell’ambiente e libri per ragazzi, grazie ai quali ha vinto numerosi premi letterari.  

“La voce del leccio” edito nel 2018, mette a confronto tre generazioni in una Sardegna dei primi anni Sessanta. Storie di Contadini e pastori che, stanchi di combattere contro siccità e incendi, decidono di scappare in cerca di un lavoro lontano. 

C’è chi, però, decide di resistere, ma nell’Interno dell’Isola compaiono i primi segnali dello spopolamento. Sullo sfondo tante piccole storie familiari e, soprattutto, squarci di umanità con spaccati di vita di paese. All’ombra del grande leccio si sfogliano fotografie in bianco e nero di una Sardegna che, per larghi tratti, ormai non esiste più.

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