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La psicologa: “La violenza è prevedibile e prevenibile"

Per questa giornata abbiamo intervistato la psicologa Claudia Demontis, specializzata in dipendenze affettive. Ci spiega come riconoscere un manipolatore, come allontanarsi da lui e proteggersi.

La psicologa: “La violenza è prevedibile e prevenibile

Di: Ilaria Cardia


Dottoressa la violenza è davvero prevedibile e prevenibile?

Sì. Il primo step che molte donne subiscono, e che alcune devono imparare a individuare, è quello della manipolazione psicologica. Il manipolatore non è legato ad un sesso particolare ma piuttosto ad un modo di agire. Non ha quasi mai un aspetto demoniaco ma, come tutti gli esseri umani, possiede anche aspetti positivi e ciò spiega perché riesce facilmente a confondere le persone che lo frequentano. Riconoscendo certi tipi di comportamenti, una persona può allontanarsi ed evitare di vivere in relazioni sbagliate che in alcuni casi portano alla violenza fisica.

Dopo quanto tempo una donna può riconoscere un uomo violento?

Già dai primi incontri. Ad esempio, sarebbe opportuno stare in guardia da chi ci adula senza conoscerci bene magari con frasi del tipo “Sei una persona speciale”; da chi non comunica chiaramente le sue richieste, i suoi bisogni, i suoi sentimenti e le sue opinioni; da chi predica il falso per sapere il vero o da chi fa la parte della vittima per essere compatito esasperando i suoi malesseri.

Chi sono questi uomini che decidono di far del male alle donne che hanno amato o addirittura ai loro stessi figli?

Il manipolatore affettivo può essere descritto come una persona determinata a voler essere accettata mettendo in atto tutte le armi seduttive di cui è capace. Non solo asseconda i bisogni dell’altro ma ha l’abilità di colmarne i vuoti. Il manipolatore è poi abilissimo nel far leva sul desiderio innato in ognuno di noi: salvare da se stessi la persona che amiamo.

Un errore in cui cadono facilmente le donne è quello di volersi far carico dei problemi dell’altro con la presunzione di poterli risolvere al meglio. Agendo in questo modo faciliteranno il manipolatore che freme dalla voglia di sollecitare il loro sostegno, la loro pazienza e il loro amore. Purtroppo, però, saranno vani tutti gli sforzi: al manipolatore non interessa risolvere ma solo catturare la loro attenzione ed esercitare potere. Non si può MAI parlare di amore nel legame che lega il maltrattante alla sua vittima, Amore è solo l’alibi e l’arma perché proprio in virtù del sentimento d’amore la vittima si appiattirà ai desideri dell’altro, fino a farsi plagiare.

Secondo la sua esperienza professionale, quali sono le cose che le donne sottovalutano più spesso nel loro partner?

Spesso le donne sottovalutano segnali importarti come la svalutazione, la critica e il giudizio, ma soprattutto la gelosia morbosa scambiata per amore, l’indifferenza e le bugie, l’egocentrismo e l’egoismo del loro partner.

Cosa non deve mai tollerare una donna in una relazione?

La mancanza di rispetto. Quando ci si rende conto di dedicare più tempo al proprio partner per paura che la relazione possa naufragare senza pensare alle proprie esigenze e ai propri bisogni ci si deve fermare e riflettere a chi stiamo dando priorità.

Parlando di relazioni, in che tipo di relazioni scaturiscono questi atti violenti?

Nelle relazioni morbose in cui il partner abusante richiede molte attenzioni ed esercita controllo sulla vittima la quale, educata in modo repressivo, subirà ogni tipo di violenza pur di essere “riconosciuta” e non abbandonata dal proprio partner.

Si parla ancora poco di dipendenza affettiva o della più comune “sindrome della crocerossina”, cos’è e quante donne soffrono di questo disturbo?

Quando l’amore si trasforma in una ossessione che domina la mente e fa soffrire, non parliamo più di amore ma di dipendenza affettiva come uno stato patologico in cui la relazione di coppia è vissuta come condizione unica, indispensabile e necessaria per la propria esistenza. All’altro viene attribuita un’importanza tale da annullare se stessi e non ascoltare i propri bisogni. Tale meccanismo viene perpetuato per evitare di affrontare la paura più grande: la rottura della relazione. È una condizione che tende a creare malessere psicologico e fisico per cui non va sottovalutata ma gestita come un vero e proprio disturbo.

Cosa può fare una donna che oggi si rende conto di esser coinvolta in una relazione tossica e magari non riesce ad allontanarsi ugualmente dal suo partner?

Per prima cosa rivolgersi al proprio medico o direttamente a uno psicologo esperto nel settore. Può essere utile partecipare anche a qualche seminario di gruppo che aiuti la vittima a ricostruire la propria autostima e liberarsi dal senso di colpa. Da più di sette anni organizzo incontri di gruppo sull’Indipendenza affettiva che ho chiamato Ricomincio da Me in cui si apprendono strumenti utili per liberarsi dalla manipolazione relazionale, superare la paura dell’abbandono e costruire una relazione sana con se stessi e con il futuro partner.

Molte volte si sente parlare di Raptus di follia ma è davvero possibile che un uomo, senza aver mai dato segnali, compia gesti estremi di violenza?

Non credo ai raptus senza segnali precedenti, è utile tuttavia sapere però che la maggior parte dei gesti estremi sono accompagnati da segnali ambivalenti che la vittima stessa può dare inconsapevolmente, come l’ambivalenza del ti amo/ti odio oppure ho bisogno di te/vorrei essere libera, che generano confusione nel partner insicuro il quale può reagire in modo violento quando sente di perdere il controllo.

Le capita di vedere determinati messaggi televisivi o nel web sbagliati per la comprensione e sensibilizzazione del fenomeno?

Negli ultimi anni la mercificazione del corpo femminile è stata amplificata sia sui Social che in tv, viviamo in una società dove l’Apparire è più importante dell’Essere ma l’oggettificazione soprattutto sessuale purtroppo tende a spersonalizzare creando eserciti di belle immagini pronte a occupare qualsiasi vetrina che fa da filtro al rispetto per se stessi e ai valori andati quasi persi.

Ci sono dei cartoni animati che secondo lei, nel passato, hanno influito negativamente nelle donne di oggi?

Sono cresciuta negli anni 80 guardando cartoni animati come Candy Candy, Pollyanna, Georgy, Cenerentola e tanti altri della stessa sostanza; le protagoniste di queste storie andavano alla ricerca di affetto e riconoscimento in seguito all’abbandono o alla morte precoce dei genitori. In parte, hanno sicuramente influito sulla ricerca del partner, il famoso “principe azzurro” che salvava la vittima risolvendo tutti i suoi problemi. Mi spiace dover sfatare questo mito ma le donne devono imparare a essere principesse guerriere pronte a guidare ribellioni interiori, allontanarsi dalla torre che le tiene prigioniere e imboccare la strada dell’autodeterminazione. 

Vogliamo regalare ai nostri lettori un momento di riflessione. Quale film può consigliare per capire e riflettere su questa giornata molto importante?

Per stare in tema di cartoni animati consiglierei Ribelle The Brave adatto anche alle bambine, in cui la protagonista è una ragazza forte e autonoma che non ha bisogno di essere difesa; mentre, un film centrato sulla dipendenza affettiva che consiglio a coloro che stanno attraversando questa fase è Revolutionary Road.

Perché proprio questo film?  

È un film che mostra ciò che c’è dietro le mura perfette di un quartiere altrettanto perfetto dove cresce il disagio profondo di una famiglia americana in cui la protagonista insoddisfatta della sua vita rinuncia ai suoi sogni per occuparsi della famiglia e per dare priorità al lavoro del marito fedifrago ed egoista.

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