Cagliari

Sanità moribonda in Sardegna. Comandini (PD): “Questi sardo leghisti più che pensare ai problemi dell’ammalato sono impegnati a moltiplicare le poltrone”

"Vorrei consigliare all'Assessore Nieddu di dimettersi per consentire che si discuta di sanità con la giusta attenzione, competenza e responsabilità”

Sanità moribonda in Sardegna. Comandini (PD): “Questi sardo leghisti più che pensare ai problemi dell’ammalato sono impegnati a moltiplicare le poltrone”

Di: Roberto Tangianu


Il consigliere regionale del Partito democratico Piero Comandini non usa mezzi termini e sulla questione della sanità in Sardegna affonda la lama delle responsabilità con impeto e forza.

QUESTIONE DI RESPOSABILITA’ “Quello della sanità è uno stato che possiamo definire moribondo. Frutto di responsabilità ormai politicamente chiare da attribuire a questa giunta sardo-leghista. Si sono candidati nel 2019 per risolvere, a loro dire, proprio il problema della sanità, ma dopo due anni e mezzo la situazione è addirittura peggiorata. Non è stata fatta una riforma, non c'è una sanità territoriale adeguata a rispondere alle esigenze pandemiche e post pandemiche. È ormai calata la maschera di questi sardo-leghisti che più che pensare ai problemi dell’ammalato sono impegnati a moltiplicare le poltrone da mettere a disposizione della loro sgangherata maggioranza che è sempre alla ricerca di posti da occupare”.

LA RIFORMA Il consigliere Comandini è un fiume in piena. Ci tiene a precisare che la pandemia è stata affrontata in alcune regioni con serietà e spirito di programmazione.

“In Sardegna c’è chi, invece, ha convocato il Consiglio regionale per mettere in campo una pseudo riforma mai decollata perché ci trovavamo in pieno Covid. Le energie dovevano allora essere utilizzate per aprire ospedali, per fare i vaccini, per far stare meglio le persone e per far arrivare risorse e ristori alle imprese e alle famiglie. Questa maggioranza sardo-leghista, invece, ha pensato di portare nel 2020 in Consiglio una riforma che a loro dire avrebbe dovuto smontare ciò che era stato da noi costruito, ma che alla fine era soltanto il cavallo di Troia per moltiplicare le Asl, i posti di potere e per sfamare quelli che dovevano essere solo ed esclusivamente i loro appetiti”.

L’ASSESSORE Al centro delle considerazioni del Consigliere regionale del Partito democratico c’è l’Assessore della sanità Mario Nieddu.

“In virtù dell’affetto che nutro proprio per l’Assessore Nieddu, conoscendolo prima come uomo e come persona che come politico, vorrei consigliarli di dimettersi per consentire che si discuta di sanità con la giusta attenzione, competenza e responsabilità”.

LA VECCHIA RIFORMA E LA SANITA’ TERRITORIALE Comandini guarda alla riforma pensata dalla Giunta Pigliaru.

“Era concreta e ben strutturata. Probabilmente non l'abbiamo spiegata bene. Abbiamo proceduto di fatto con la riforma dell’Areus centralizzando le funzioni organizzative e di spesa e abbiamo rafforzato la sanità ospedaliera. È mancato un passaggio fondamentale ovvero quello della sanità territoriale. Io credo che oggi, in termini costruttivi, bisogna ripartire proprio dalla sanità territoriale per consentire alle persone di curarsi nei territori e non di fare centinaia di chilometri per raggiungere gli ospedali”.

LA CARENZA DEI MEDICI Ad oggi, tra i tanti problemi che affliggono la sanità in Sardegna, c’è anche quello che riguarda la carenza dei medici specialisti. Ad onor del vero appare difficile che le soluzioni che potrebbero essere adottate possano essere sufficienti se non si chiede un intervento del Governo. La normativa attuale, infatti, non permette di attuare provvedimenti efficaci, incorrendo così nella mancata assicurazione dei livelli essenziali di assistenza e addirittura nell’interruzione di pubblico servizio.

“La responsabilità - spiega Piero Comandini - in questo caso si spalma negli anni e riguarda la destra così come la sinistra. Abbiamo impostato per decenni il numero chiuso nella facoltà di medicina, e questo è un sistema da cambiare. E’ necessario più che mai investire sulle specializzazioni e questa sicuramente è una battaglia comune che possiamo e dobbiamo portare avanti”. 

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