In Sardegna

Green pass. Associazione Docenti: "Tampone ogni due giorni per capire se possiamo lavorare"

Comunicato dell'associazione: "In Sardegna 12mila fra docenti e personale scolastico costretti a presentarsi al lavoro a seguito di una stressante azione di coercizione dettata da un diktat quantomeno discutibile. Green pass rappresenta strumento di ricatto moralmente inaccettabile"

Green pass. Associazione Docenti:

Di: Giammaria Lavena


"Da oltre un mese e mezzo, il corpo Docente e il personale ATA scolastico è sottoposto giornalmente a controlli sistematici all'inizio dell'orario di lavoro con lo strumento del green pass. Circa 12mila, tra docenti e non docenti in Sardegna, e tra il personale scolastico sono costretti a presentarsi al lavoro a seguito di una stressante azione di coercizione dettata da un diktat quantomeno discutibile. Infatti i lavoratori ogni 48 ore (ogni 2 giorni) devono attivarsi per ricercare farmacie, medici o centri dove vengano eseguiti i tamponi, pagare circa 15 euro a tampone (45 euro a persona ogni settimana) e poi attendere nel limbo per ore e capire se l'indomani potranno lavorare oppure no". Così in un comunicato l'associazione Liberamente Docenti. 

"Questa situazione - si legge ancora nella nota - rischia di diventare insostenibile, infatti non solo è necessario un impegno extrascolastico che vede vincolati i lavoratori ad ore di ricerca dei centri dove devono sottoporsi a proprie spese a tamponi, per giunta invasivi e dannosi per la salute dell'apparato respiratorio. Ora che tutte le categorie di lavoratori devono sottoporsi a questo trattamento sanitario forzato con l'obbligatorietà, le richieste di prenotazioni di tamponi diventano veramente un’odissea infinita. Si registrano tantissimi disguidi e malfunzionamenti del sistema di certificazione, un drastico spostamento di orario al mattino o alla sera con ore di file interminabili per "tamponarsi”, a volte vengono lasciate vuote le caselle negli orari successivi perché alcuni, per problemi di salute o impegni familiari, non possono presentarsi per i test". 

"Nelle farmacie - affermano - si deve subire la fila interminabile anche di chi giustamente si reca presso questi presidi per le ricette o per altre cure sanitarie. Si calcola in modo approssimativo che potrebbero essere circa 4 milioni i lavoratori che in Italia non si sono vaccinati. E che dal 15 ottobre per tornare in ufficio o in fabbrica dovranno fare un tampone per poter esibire un green pass valido. Chi ricorre ai test antigenici rapidi, che valgono per 48 ore, necessita di tre test a settimana e quindi a regime si arriverebbe a fare una montagna di tamponi: fino a 10 milioni, in pratica oltre un milione al giorno in una settimana. Una domanda enorme che difficilmente la rete di farmacie e laboratori riuscirà a soddisfare". 

"Molti lavoratori giustamente chiedono il test non più tardi delle otto del mattino, per avere il risultato e il messaggio generato dalla piattaforma del Governo per il Green Pass entro un’ora, cioè in tempo utile per entrare in ufficio, ma questo spesso non avviene - spiegano -, infatti la piattaforma genera errori e ritardi inaccettabili per chi deve entrare nel luogo di lavoro. I lavoratori sono lesi, nei principi e nei diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione, ma le sigle della confederazione dei sindacati (CGIL, CISL,UIL, e anche GILDA) non muovono un dito per garantire il lavoro come principio irrinunciabile per salvaguardare la dignità umana". 

"Si chiede coralmente che i sindacati tutti e il Governo ritirino immediatamente questo provvedimento che di sanitario non ha proprio niente (come ampiamente sottolineato dai medici e dagli scienziati anche filogovernativi), ma che - conclude l'associazione - rappresenta solo uno strumento di ricatto moralmente inaccettabile per cittadini e lavoratori di uno Stato civile e democratico".

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