Pozzomaggiore

Latteria sociale Cooperativa di Pozzomaggiore: “Questa la nostra storia iniziata nel 1924”

Il Presidente Giuseppe Corongiu: “Ben vengano le proteste, ma sono contrario a buttare tutto quel latte”

Latteria sociale Cooperativa di Pozzomaggiore: “Questa la nostra storia iniziata nel 1924”

Di: Antonio Caria


Nei giorni scorsi anche Pozzomaggiore ha manifestato in segno di solidarietà verso i pastori che chiedono l’aumento del prezzo del latte. Un corteo, partito dal liceo e che si è concluso davanti alla Latteria Sociale Cooperativa, uno dei simboli dell’economia del paese, ma non solo.

La storia inizia nel 1924 grazie a un gruppo di pastori. L’intento era quello di promuovere e valorizzare la qualità dei prodotti, nel pieno rispetto della tradizione.

“La Latteria di Pozzomaggiore è una delle più vecchie della Sardegna – ci ha dichiarato il Presidente Giuseppe Corongiu -. Dopo il 1924 i soci sono aumentati, ma ora stanno diminuendo perché alcuni stanno invecchiando e non c’è ricambio”.

Sono circa 115 i soci attuali, provenienti da Pozzomaggiore, Cossoine, Mara, Padria, Giave e Semestene. “Noi produciamo circa l’88% di pecorino romano, poi il 12% di semicotti, Stiamo cercando di crescere con questi, cercando anche qualche nuovo mercato”, ha aggiunto Corongiu.

Una quindicina i dipendenti che lavorano nella struttura, con un piccolo spaccio per la vendita dei prodotti, aperta anche in estate a disposizione dei turisti.

Un pensiero sulla vicenda del prezzo del latte: “Ben vengano le proteste perché hanno dato un segnale anche per il mercato. Però sono contrario a tutto quel latte che hanno buttato. Non mi piace proprio perché sono cose che non vanno bene. Si tratta del loro stesso lavoro. Sono già quindici giorni che stanno manifestando, buttando sempre la loro produzione. È un danno economico per tutti. Poi hanno fatto rappresaglie e minacce. Sono cose che non vanno assolutamente bene. Mi auguro che la cosa si risolva quanto prima”.

La Latteria di Pozzomaggiore gestisce 3-4 milioni di litri di latte all’anno. “Noi lo paghiamo 60 centesimi. Non abbiamo più possibilità. Abbiamo chiuso tre giorni per paura”. 

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