In Sardegna

“Cibo identitario della Sardegna”: se ne parla il 17 dicembre a Nuoro

Giuseppe Matteo Pirisi: «Prima tappa di un percorso che mira a valorizzare il cibo come elemento identitario»

“Cibo identitario della Sardegna”: se ne parla il 17 dicembre a Nuoro

Di: Antonio Caria, fotografia pagina Facebook ISRE Istituto Superiore Regionale Etnografico


Altro importante appuntamento culturale targato Isre. Il 17 dicembre alle 16.30, all’auditorium Giovanni Lilliu di via Mereu, a Nuoro, si terrà il convegno “Cibo identitario della Sardegna” - Territori, tipicità e tradizionalità in cucina: ricette e menu”.

«È la prima tappa – ha sottolineato Giuseppe Matteo Pirisi, presidente dell’ente – di un percorso che mira a valorizzare il cibo come elemento identitario, nell’ottica di una conservazione di un bene prezioso: la nostra memoria enogastronomica».

«L’intenzione  –  ha aggiunto –  racconta Pirisi “è quella di creare un utile e innovativo percorso turistico che abbia nel cibo tradizionale le sue tappe fondamentali. Per questo abbiamo pensato di raccogliere i menù identitari in un ricettario prima e in un sito Internet poi: i ristoratori che vorranno aderire all’iniziativa potranno inserire anche le proprie proposte nella piattaforma. L’Isre sarà garante dell’autenticità dei prodotti».

Il nome del convegno prende il titolo da un accurato lavoro di ricerca, tuttora in corso, condotto dall’antropologa Alessandra Guigoni con il supporto di Serafina Tandeddu, portata avanti in tutta l’Isola per conto dell’Isre.

«Un elemento prezioso ha rimarcato la Guigoni , sarà rappresentato dalle ricette storiche, risalenti a più di cinquanta o addirittura cento anni fa, alcune delle quali presenti nel libro di cucina di Giovanni Vialardi, Capo di cucina dei re Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II. Racconteremo alcune ricette registrate come “alla sarda”, in cui compaiono numerosi ingredienti cari alla gastronomia isolana, come il pomodoro in salsa, la carne di galletto nel sugo. Parliamo di ricette del 1854». 

Mesi di interviste e questionari alle anziane e agli anziani per mettere in piedi questo ricettario che, ha ribadito l’antropologa «In alcuni casi depositari di saperi e di pratiche culinarie molto importanti, di ricette identitarie e tradizionali, che oltre ad avere una valenza culturale e legata alla memoria storica si prestano a una valorizzazione in chiave turistica in chiave di turismo gastronomico molto importante».   

«È una ricerca complessa, in fieri –  ha concluso – dove per esempio si è deciso di attribuire alla categoria di antipasto o “primo” delle pietanze che spesso erano “piatti unici” (per esempio il pane frattau o mazzamurru), per rispettare il desiderio dell’appassionato di cultura gastronomica in cerca del pranzo gourmet, della food experience, di fare un pasto completo di tutti gli elementi».

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