Cagliari

Stati Generali dell’Agricoltura: assente la Coldiretti Sardegna

Battista Cualbu e Luca Saba: «Lavorare su basi completamente nuove che obblighino i nostri territori a ridisegnarsi in modo più omogeneo al fine di favorire gli scambi produttivi, commerciali, logistici e scientifici».

Stati Generali dell’Agricoltura: assente la Coldiretti Sardegna

Di: Antonio Caria


La Coldiretti Sardegna non parteciperà agli Stati generali dell’agricoltura in programma da oggi a sabato 22 settembre a Cagliari. Le motivazioni sono state annunciate in lettera firmata dal Presidente Battista Cualbu e dal Direttore Luca Saba, e inviata all’Assessore all’Agricoltura Pier Luigi Caria.

«Nessun preconcetto ci ha spinto verso questa scelta, ne alcuna volontà di boicottare o strumentalizzare politicamente la Vostra proposta» – si legge nella missiva-. Semplicemente, da sempre, non crediamo a questo metodo di lavoro che in tre giorni condensa troppi argomenti, senza, a nostro parere, tracciare una linea chiara su cui davvero riprogrammare il futuro agricolo della nostra Regione».

«Pur apprezzando l’approccio dal basso – hanno scritto Cualbu e Saba – riteniamo che tale strumento più volte utilizzato in tempi passati dall’amministrazione Regionale peccasse non del coinvolgimento di tutti gli attori quanto invece di un indirizzo politico di base che potesse rappresentare l’elemento su cui realizzare davvero il cambiamento auspicato».

«Negli ultimi 20 anni in Sardegna – hanno aggiunto – è stato provato e riproposto tutto di quanto posto in essere dal quadro sinottico comunitario del PSR, dalle politiche ambientali alla costruzione delle reti, dalla organizzazioni di prodotto agli strumenti di filiera, ma non troviamo, come richiesto da noi a più riprese negli anni, nessuna scelta politica atta ad orientare realmente la nostra politica agricola».

«Il caso della Spagna da noi spesso ricordato solo come esempio di scelte chiare di politica economica, attraverso la creazione di zone produttive specifiche ha avuto alla base la capacità del Governo Nazionale di creare un futuro produttivo di lungo periodo orientando per il proprio territorio tutte le misure comunitarie verso la creazione di economie di scala che specializzassero e rafforzassero le vocazioni territoriali, come ad esempio il distretto agrumicolo di Valencia».

«Crediamo nella distintività del prodotto sulla base della qualità e non dei numeri, per cui non vogliamo riproporre il modello citato secondo quegli orientamenti, ma ne riprendiamo il modello concettuale di crescita. Riteniamo – prosegue la lettera – che i piani settoriali della Regione Sardegna sulle diverse attività produttive, ormai abbandonati dai primi anni ottanta, possano essere una cornice di riferimento per la ripartenza di diverse attività oggi completamente disorientate».

«Riteniamo – hanno rimarcato Cualbu e Saba – che, da sempre, in Sardegna manchi questo coraggio della politica. Cioè quello di disegnare e di scegliere nell’amministrazione del bene comune una strada di lungo periodo su cui poi creare l’agorà degli Stati generali. E’ una strada che non può durare tre giorni ma ha la necessità di essere realizzata su percorsi di mesi su cui si analizzano non gli strumenti comunitari, che appunto devono rimanere strumenti, ma le scelte economiche da portare avanti sulla base di analisi di orientamenti internazionali di mercato che non possono esaurirsi in pochi minuti di relazione così come il focus relativo ai cambiamenti climatici, argomento che da solo assorbirebbe riteniamo diversi mesi di lavoro».

I due esponenti hanno rimarcato come «Coldiretti di fronte a questo metodo sarebbe pronto a prendersi le responsabilità di una piena collaborazione alle scelte, negli interessi collettivi che democraticamente e numericamente rappresenta perché sarebbe davvero la base della svolta più volte auspicata da tutti».

«Per poter attivare i processi di concentrazione dell’offerta, di rafforzamento delle filiere, di aggregazione, di abbattimento di costi di produzione, di realizzazione di piattaforme per l’export, vi è la necessità di lavorare su basi completamente nuove che obblighino i nostri territori a ridisegnarsi in modo più omogeneo al fine di favorire gli scambi produttivi, commerciali, logistici e scientifici».

«Questo è il nostro pensiero –  si legge in conclusione della missiva – libero da condizionamenti, che con lo stesso spirito riconosce il diritto dell’Assessorato all’Agricoltura di attivare così come ha fatto tali tavoli».

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