Cagliari

Spopolamento. Da qui al 2060 scompariranno 31 Comuni sardi

L'assessore Erriu: "Ci sarà un calo demografico di 10 milioni di abitanti”

Spopolamento. Da qui al 2060 scompariranno 31 Comuni sardi

Di: Redazione Sardegna Live


Da qui al 2060 è prevista la scomparsa di 31 comuni sotto i mille abitanti. E’ quanto riferito ieri nel corso della presentazione della Carta di Ollolai, il volume che raccoglie gli atti de convegno che si è tenuto lo scorso 6 ottobre nel piccolo centro della Barbagia. Presenti all’incontro, tra i tanti, il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, e l’assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu.  Se diamo credito alle previsioni demografiche più pessimistiche in Italia, da qui al 2060 ci sarà un calo demografico di 10 milioni di abitanti”, ha specificato l’esponente della Giunta Pigliaru. 

A livello nazionale, i dati, pubblicati dall’Istat, riferiscono che nel 2017 prosegue la diminuzione della popolazione residente già riscontrata nei due anni precedenti. Al 31 dicembre risiedono in Italia 60.483.973 persone, di cui più di 5 milioni di cittadinanza straniera, pari all’8,5% dei residenti a livello nazionale (10,7% al Centro-nord, 4,2% nel Mezzogiorno).

Complessivamente nel 2017 la popolazione è diminuita di 105.472 unità rispetto all’anno precedente. Il calo complessivo è determinato dalla flessione della popolazione di cittadinanza italiana (202.884 residenti in meno), mentre la popolazione straniera aumenta di 97.412 unità.

Il movimento naturale della popolazione ha registrato un saldo (nati meno morti) negativo per quasi 200 mila unità. Il saldo naturale è positivo per i cittadini stranieri (quasi 61 mila unità), mentre per i residenti italiani il deficit è molto ampio e pari a 251.537 unità. Continua il calo delle nascite in atto dal 2008. Per il terzo anno consecutivo i nati sono meno di mezzo milione (458.151, -15 mila sul 2016), di cui 68 mila stranieri (14,8% del totale), anch’essi in diminuzione. I decessi sono stati quasi 650 mila, circa 34 mila in più rispetto al 2016, proseguendo il generale trend di crescita rilevato negli anni precedenti dovuto all’invecchiamento della popolazione.

Il movimento migratorio con l’estero fa registrare un saldo positivo di circa 188 mila unità, in lieve aumento rispetto all’anno precedente. Nel 2018 aumentano le iscrizioni dall’estero: poco più di 343 mila (erano 300.823 nel 2016), di cui l’88% riferite a stranieri. Le cancellazioni per l’estero sono stabili, intorno alle 114 mila unità per gli italiani, di nascita e naturalizzati, mentre sono più di 40 mila per gli stranieri, in leggera diminuzione rispetto agli anni precedenti. Le acquisizioni di cittadinanza registrano una battuta d’arresto rispetto al trend crescente degli anni precedenti: nel 2017 i nuovi italiani superano i 146 mila.

In Italia risiedono persone di circa 200 nazionalità: nella metà dei casi si tratta di cittadini europei (oltre 2,6 milioni). La cittadinanza più rappresentata è quella rumena (23,1%) seguita da quella albanese (8,6%).

Si conferma la maggiore attrattività delle regioni del Nord e del Centro, verso le quali si indirizzano i flussi migratori provenienti sia dall’estero sia dall’interno.

Il tasso di crescita naturale degli stranieri è pari in media nazionale a 11,9 per mille. I valori più elevati si registrano in Veneto (13,8 per mille) e in Lombardia (13,7 per mille), il valore più basso in Sardegna (6,3 per mille). Il tasso di natalità del complesso della popolazione residente è pari al 7,6 per mille e varia da un minimo di 6,1 nati per mille abitanti in Liguria e Sardegna a un massimo di 10,2 nella provincia autonoma di Bolzano. Per gli stranieri il tasso di natalità, pari al 13,3 per mille, varia da 8,1 nati ogni mille stranieri residenti della Sardegna a 15,7 della provincia autonoma di Bolzano.

“Siamo alla ricerca di una soluzione costruita su misura per una realtà del tutto peculiare, come è quella isolana - ha detto l’assessore Erriu - a fronte di un fenomeno (malessere demografico, spopolamento e modificazioni strutturali nelle dinamiche demografiche) che investe tutto il territorio nazionale. L’Istat ha pubblicato di recente un documento molto importante sul futuro del Paese sotto questo profilo, che dimostra come tutte le regioni italiane da qui al 2060 saranno soggette a flussi di popolazione dalle campagne alle città, dal Sud verso il Nord e dal territorio italiano verso l’estero. Occorre un salto culturale: in questo senso il lavoro fatto dall’Anci e dal CAL, unitamente alla Regione e che è sfociato nell’iniziativa di Ollolai, è molto importante”. 

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