In Sardegna

Il coro femminile Bendas estratto a sorte per cantare al Redentore, ma i Canarjos non sono d'accordo

Il coro maschile ha rinunciato a presenziare sull'Ortobene a fianco alle colleghe

Il coro femminile Bendas estratto a sorte per cantare al Redentore, ma i Canarjos non sono d'accordo

Di: Redazione Sardegna Live


Una vicenda che farà discutere a lungo. A Nuoro è polemica dopo la presa di posizione del Coro Canarjos che, estratto a sorte per cantare la messa del Redentore sull'Ortobene insieme al coro femminile Bendas, ha fatto sapere che piuttosto che esibirsi al fianco delle colleghe preferirà non presenziare all'attesissimo appuntamento del 29 agosto.

Secondo quanto riportato da La Nuova Sardegna, il presidente dell'associazione Graziano Secchi avrebbe inviato una lettera al Comune di Nuoro comunicando la decisione presa all'unanimità da parte dei componenti del coro.

"La divergenza nei percorsi associativi e folkloristici dei due cori – recitano gli stralci di lettera pubblicati da La Nuova Sardegna – non consente al coro Canarjos la condivisione di un aspetto così intimo come la celebrazione della messa della festa dei nuoresi". Poi, il presidente si rifà a Gramsci il quale "Diceva che il folklore non è un aspetto marginale o occasionale ma una cosa che è molto seria e da prendere sul serio".

"Le donne – prosegue Secchi – hanno sì partecipato alle celebrazioni liturgiche", ma mai alla sagra del Redentore, culla della "tanto rinomata scuola nuorese". Poi conclude: "I cori femminili avranno sicuramente occasione negli anni a venire di potersi affermare, dopo, si spera, un percorso di studi e ricerca folkloristica".

C'è un aspetto che rende particolarmente spinosa la vicenda: entrambi i cori sono diretti dal maestro Giampaolo Caldino.

Caldino è nipote nonché figlioccio di Bobore Nuvoli, fondatore del coro Canarjos, e dopo la sua morte ne ha raccolto l’eredità culturale e musicale prendendo la guida dell’associazione. Poi, nel 2016, ha dato vita al progetto Bendas, un coro, spiega, “di recente formazione ma stiamo costruendo piano piano un repertorio basato sulla musica tradizionale e sulla musica d’autore. Io mi occupo di comporre testi e studiare le musiche appropriate per dare vita a nuovi brani da interpretare. Lo faccio grazie soprattutto al contributo fornito dai ricordi delle persone anziane raccolti in un lavoro fatto di interviste e approfondite ricerche. Così attingo da questi racconti per farne riaffiorare le suggestioni nei brani e nella memoria di chi ascolta oggi”.

Alla luce di questo, spiega Caldino “il lavoro che porto avanti insieme alle mie ragazze non deve essere denigrato da nessuno. Ovvio, essendo un coro giovane ha bisogno di affermarsi, ma perché ciò avvenga è necessario che ci consentano di fare questo passaggio. Se il caso ha voluto che pochi anni dopo la nascita del coro femminile ci toccasse assumerci l’impegno di presenziare alla messa del Redentore, non possiamo che accogliere una simile opportunità con onore e piacere”.

La presenza di un coro femminile alla messa del Redentore è un fatto inedito. Mai una formazione composta da donne aveva vissuto da protagonista il momento religioso più sentito dalla popolazione nuorese.

Ma come ha vissuto Giampaolo Caldino lo “smacco” di vedere la sua personalissima creatura sconfessata dagli stessi uomini coi quali da anni condivide il palco in giro per il mondo?

“Non posso che essere dispiaciuto – ammette malinconico – per essere stato privato della possibilità di accompagnare la messa con due cori. Rispetto il punto di vista espresso dall’associazione Canarjos, ma non lo condivido. Per me il coro Bendas è pronto a dare voce alla tradizione della scuola nuorese. Non c’è un limite di tempo per cui ci si possa dire pronti per il folklore”.

“Qualcuno – spiega – intende far leva sul fatto che le ragazze non si esibiscono col costume tradizionale. In realtà le coriste si stanno dotando ognuna del proprio costume, nel frattempo il nostro abito di scena richiama per molti versi l’abito tradizionale nuorese sia maschile che femminile. Il nome stesso del coro richiama quello del copricapo tradizionale femminile, e le ragazze indossano un fazzoletto che ricorda in qualche modo l’inconfondibile benda che avvolgeva il capo e il viso delle donne nuoresi. In un futuro prossimo le coriste canteranno in costume, ma continueranno a indossare l'abito di scena in determinate occasioni. E’ un tocco di modernità e innovazione che non nuoce in alcun modo al patrimonio che ci viene dal passato. Si accetti il fatto che le Bendas, piacciano o meno e il gusto personale non si discute, siano legittimamente una nuova realtà del folklore nuorese con una propria storia, un proprio percorso e propri obiettivi”.

Resta da capire come si risolverà questo strappo fra le due associazioni. “Ci sarà sicuramente un confronto per chiarire e risolvere una situazione così scomoda – ancora Caldino –. Il folklore non è una competizione, cantare la messa non è una competizione. Io continuerò con piacere il mio percorso con entrambe le associazioni”.

La vicenda ha suscitato particolare clamore anche nell’ambito dello spettacolo isolano, sempre più sensibile ai richiami del mondo delle tradizioni. Gino Marielli dei Tazenda, in particolare, ha espresso solidarietà al coro invitando le Bendas a prendere parte a un concerto della band sassarese.

“Un invito che accogliamo con estremo piacere – spiega il maestro –. Ringraziamo i Tazenda e tutte le associazioni che hanno espresso la loro vicinanza e solidarietà. Nell’affrontare la questione Redentore non era mia intenzione far montare la polemica. Semplicemente mi impegno a difendere il lavoro che con pazienza e dedizione porto avanti ogni giorno con le Bendas”. 

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