Stintino

Jàn Soth chiude la mostra “Centenario della Prima Guerra Mondiale 1914 – 1918”

«Siamo qui, anche con questa mostra, per ricordare i momenti della storia che uniscono le nostre due nazioni. Vi ringrazio per il lavoro e l'impegno nella salvaguardia della memoria che è fondamentale per ricordare il passato e costruire in nostro futuro».

Jàn Soth chiude la mostra “Centenario della Prima Guerra Mondiale 1914 – 1918”

Di: Antonio Caria


«Siamo qui, anche con questa mostra, per ricordare i momenti della storia che uniscono le nostre due nazioni. Vi ringrazio per il lavoro e l'impegno nella salvaguardia della memoria che è fondamentale per ricordare il passato e costruire in nostro futuro». È con queste parole che l’ambasciatore slovacco in Italia, Jàn Soth, ha chiuso ieri a Stintino, presso il Museo della Tonnara, la mostra “Centenario della Prima Guerra Mondiale 1914 – 1918”.

L’esposizione, inaugurata lo scorso 15 giugno e curata da Gabriela Dudeková dell'Istituto di storia dell'Accademia slovacca delle Scienze, in collaborazione con l'Archivio del Club di storia militare “Beskydy”, ha avuto modo di ripercorrere, con quindici pannelli, ha ripercorso la storia di una Nazione, la Cecoslovacchia, e ha mostrato i soldati cechi e slovacchi al fronte e in Italia durante il primo conflitto mondiale.

«Il mio paese – ha rimarcato l'ambasciatore – in occasione delle commemorazioni della Grande Guerra, vuole sottolineare l'importanza storica della Ue, l'unica formazione postbellica che ha saputo riportare nel nostro Continente la garanzia della pace».

La mostra era stata inserita all’interno del progetto “Commemorazioni di pace: i profughi e i prigionieri nell’isola dell’Asinara” in quanto nell’isola furono deportati sono solo i prigionieri austro-ungarici, ma cechi e slovacchi di cui ha ricordato lo stesso ambasciatore slovacco, ne sopravvissero circa 3mila 200.

«Sull'isola dell'Asinara si ritrovarono 23mila persone – ha ricordato il primo cittadino di Stintino Antonio Diana – che dovevano essere approvvigionate ogni giorno. Fu un vero e proprio sforzo per la Sardegna. Seguì quindi un grande lavoro dell'esercito italiano che, con cura e pietà, per i tanti che morirono sull'isola, trasferirono i resti dei defunti dalle fosse comuni all'ossario. Con questo progetto – ha concluso – che ci vede comune capofila, abbiamo voluto ricordare quei tragici eventi, fare in modo che la memoria non venisse persa ma anche sottolineare come l'Italia e le nostre comunità si adoperarono in un'operazione, forse la prima, di tipo umanitario».

Altri messaggi di pace sono stati lanciati dal prefetto Giuseppe Marani, dal generale Giovanni Domenico Pintus comandante del Comando militare Esercito Sardegna, dal delegato del rettore dell'Università di Sassari Luciano Gutierrez mentre l’Assessora comunale alla Cultura, Francesca Demontis ha letto una lettera di saluti inviata dal presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau.

Alla cerimonia hanno partecipato anche i Sindaci di Sassari, Nicola Sanna, e di Porto Torres, Sean Wheeler. Nel pomeriggio, l’ambasciatore ha fatto visita all’Asinara e all'Ossario di Campo Perdu dove, alla presenza dell'arcivescovo di Sassari, monsignor Gianfranco Saba, è stata deposta una corona di fiori in memoria delle oltre 6mila persone che tra il 1915-1918 morirono nei campi allestiti sull'isola dell'Asinara.

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