Oristano

In diretta da Oristano Sa Sartiglia 2018

Oggi è il giorno del Premio dei falegnami. Andrea Solinasi, su Componidori, è affiancato da Gianluca Russo e Alessio Garau

In diretta da Oristano Sa Sartiglia 2018

Di: Sardegna Live


LA STORIA

L’Europa medievale delle crociate è la culla dei tornei equestri cavallereschi e dei giochi di addestramento militare a cavallo. Nel corso del XV e del XVI secolo tali manifestazioni rifioriscono sotto forma di grandi spettacoli offerti al popolo. Anche la Sartiglia di Oristano , così come è giunta sino ai nostri giorni, è da considerarsi come un pubblico spettacolo, organizzato allo scopo di intrattenere e divertire gli spettatori. Il vecchio continente nel corso del XVI secolo dimostra un’attenzione speciale per le manifestazioni equestri e in particolare per le corse all’anello. Sovrani, viceré, feudatari e corporazioni di mestiere offrivano al pubblico tali spettacoli in occasione di prese di possesso di cariche di re o vescovi, di nascite di eredi al trono o di particolari festività del calendario liturgico, coinvolgendo direttamente il ceto nobiliare e relegando il popolo al rango di spettatore. Anche la storica manifestazione di Oristano rientra nell’ambito più generale delle corse all’anello. Ancora oggi in tutta Italia si contano numerose gare di abilità di cavalieri che in alcuni casi tentano la sorte cercando di cogliere un anello con una lancia, mentre presso altre tipologie di giostre sono impegnati nel colpire un bersaglio rappresentato da una sagoma o buratto, che riproduce il cavaliere avversario contro il quale anticamente ci si scontrava in duello come la quintana di Foligno o la corsa del Saracino di Arezzo.

I più antichi documenti riguardanti la storia della Sartiglia di Oristano, custoditi nell’Archivio Storico cittadino, si trovano in un registro di consiglieria datato 1547-48 in cui si parla di una Sortilla organizzata in onore dell’Imperatore Carlo V probabilmente nel 1546. Altri documenti, successivi, riferiscono dell’acquisto, da parte dell’autorità cittadina del tempo nella bottega di un maestro falegname, degli stocchi da utilizzare per la corsa. Questo particolare induce a pensare che probabilmente, in età spagnola, in origine la corsa fosse organizzata dalla stessa istituzione municipale, e, successivamente, affidata ai gremi, le associazioni di mestiere operanti nella Città Regia a partire dal XVI secolo, che ne hanno perpetuato il cerimoniale sino ai nostri giorni. Attualmente non si conoscono documenti che testimoniano la corsa in età medievale ma i frequenti rapporti dei regnanti oristanesi con i signorotti dell’Italia dei Comuni del XIII e del XIV secolo, non che i lunghi soggiorni dei nostri giudici nelle grandi città della Spagna in piena età medievale, inducono a supporre che i sovrani del giudicato d’Arborea conoscessero bene i giochi di esercitazione militare, e che nella capitale arborense, così come nelle grandi città dell’Europa del tempo, nobili e cavalieri si cimentassero con la spada e la lancia nelle prove di abilità e addestramento a cavallo.

I Gremi

Le Città Regie del Regno di Sardegna di età spagnola, ovvero le sette città non infeudate di Cagliari, Sassari, Oristano, Alghero, Iglesias, Castelsardo e Bosa, godevano di prerogative speciali, e tra queste vi era la possibilità di istituzione dei gremi. Tali sodalizi riunivano in corporazioni religiose soci che esercitavano un medesimo mestiere, agricoltori, falegnami, ferrai, sarti, calzolai, figoli e carrettieri. L’associazione, posta “in grembo”, ovvero sotto la protezione di uno o più santi, da qui il nome gremio, era regolamentata da statuti di diretta derivazione barcellonese.

La corporazione governava l’attività dell’intera maestranza, regolamentando l’ingresso dei nuovi soci, l’apprendistato dei novizi, l’esame per il passaggio da apprendisti a maestri d’arte, legiferando inoltre in materia di qualità dei prodotti e prezzi dei manufatti. Il mutuo soccorso fra i soci, l’assistenza ai soci indigenti, l’accompagnamento funebre dei soci defunti e la partecipazione alle feste solenni del calendario religioso nonché alle principali feste dell’associazione, erano rigorosamente regolamentati e rispettati dai soci, pena multe ed espulsioni dalla maestranza. In città solo gli appartenenti alla corporazione potevano aprire bottega ed esercitare l’arte. In età sabauda tale vincolo risultò ormai troppo restrittivo per le limitazioni del mercato e del lavoro e, nel maggio del 1864, un’apposita legge, decretò disciolte tali istituzioni.

A partire da quel momento alcuni gremi si trasformarono in “società” che, abbandonati i doveri relativi al mestiere, continuarono a perpetuare culti e feste in onore del santo patrono, altre confluirono nelle nascenti Società di Mutuo Soccorso basate sul mutualismo fra i soci operai. Di recente in alcune città dell’isola sono stati ricostituiti alcuni gremi volti al recupero di antiche feste ormai perdute, mentre storicamente continuano ad operare, senza soluzione di continuità, nelle città di Sassari ed Oristano. Nel capoluogo turritano e in quello arborense da oltre cinquecento anni i gremi perpetuano le principali manifestazioni cittadine, tramandando a Sassari il cerimoniale della processione della discesa dei Candelieri in voto della Madonna Assunta e ad Oristano, la storica corsa equestre della Sartiglia.

La mancanza di documenti ci impedisce di conoscere in quale momento storico preciso fu demandata ai gremi l’organizzazione della giostra oristanese. Mentre è documentata la volontà di un canonico della cattedrale arborense vissuto nella metà del Cinquecento di donare al Gremio dei Contadini di San Giovanni Battista un fondo rustico i cui proventi avrebbero garantito le spese della manifestazione. Ancora oggi la tradizione ricorda “su Cungiau de sa Sartiglia”, il fondo la cui rendita avrebbe garantito le spese della corsa in perpetuo, pena la perdita dei diritti su quel terreno da parte del Gremio dei Contadini. Diversamente, il Gremio dei Falegnami di San Giuseppe , storicamente sosteneva le spese dell’organizzazione della corsa attraverso i fondi raccolti dalla questua effettuata dai soci e dagli apprendisti del gremio e dalle offerte fatte alla corporazione da famiglie nobili e benestanti della città.

Su Componidori

Il cerimoniale della Sartiglia ruota intorno alla figura de su Componidori. Il 2 di febbraio di ogni anno, festa della Candelora , le massime autorità del Gremio dei Contadini e del Gremio dei Falegnami nominano ufficialmente il proprio Componidori. La consegna di un cero benedetto segna l’investitura dei cavalieri che avranno il compito di guidare rispettivamente le corse dell’ultima domenica e martedì di carnevale.

Il giorno della corsa, la vestizione de su Componidori è il primo atto ufficiale. Nella sede designata dal gremio avviene la cerimonia più solenne della Sartiglia: il cavaliere prescelto viene trasfigurato in Componidori. Per mano delle massaieddas, abilissime ragazze vestite dell’antico costume tradizionale oristanese, e con la sovrintendenza di una più esperta, sa Massaia Manna, il cavaliere indossa gli antichi abiti de su Componidori, gelosamente custoditi dal gremio. Indossati i pantaloni di pelle, la candida camicia e il coietto, una giacca anch’essa di pelle che si allunga a modo di gonnellino sul davanti, ricordando il tipico abito da lavoro degli artigiani, viene posta sul viso del cavaliere la misteriosa maschera. È quello uno dei momenti più emozionanti dell’intero cerimoniale della Sartiglia: l’uomo si trasforma in Componidori. La sistemazione sul capo di un velo ricamato e del cilindro ultimano la vestizione di colui che non potrà toccare più terra sino al termine delle corse. Su Componidori del gremio dei Contadini si differenzia da quello del gremio dei Falegnami. Il primo indossa una maschera color terra mentre il secondo ne indossa una chiara color cera. Inoltre sugli sbuffi della camicia de su Componidori della Domenica sono raccolti da nastri rossi, mentre rosa e celeste sono i fiocchi del Componidori del Martedi, il quale reca sul coietto delle borchie d’argento a forma di cuore, mentre il coietto del capocorsa di San Giovanni è stretto sul davanti da lacci di pelle. La figura de su Componidori è sublime. Al termine della vestizione dovrà salire sul cavallo senza toccare il suolo, infatti un artiere accompagnerà il cavallo sino a sa mesitta, il tavolo dove è avvenuta la trasfigurazione del cavaliere: da lì su Componidori monterà sul suo destriero elegantemente bardato. A partire da quel momento su Componidori è la massima autorità che avrà il compito di comandare la corsa e, in seguito al complesso cerimoniale della vestizione, è il simbolo quasi sacro che con il suo incedere ieratico e il suo continuo atto di benedire con sa pippia de maiu, il doppio mazzo di viole mammole, offrirà il suo saluto al gremio, ai cavalieri e a tutta la città.

Giunti sul percorso di gara, dopo aver aperto ufficialmente la corsa con un triplice incrocio di spade con il suo Secondo, da inizio alla corsa alla stella affrontando per primo la sorte. A partire da quel momento, lui e solo lui potrà stabilire chi tra i cavalieri partecipanti potrà avere l’onore della spada, ovvero tentare la fortuna nel cogliere la stella. Ultimate le corse, su Componidori potrà nuovamente tentare di cogliere la stella, questa volta con lo stocco, la lancia di legno, che cederà anche ai suoi due aiutanti di campo. Le corse sul percorso della Cattedrale sono chiuse da sa remada, la grande prova di abilità e coraggio de su Componidori che affronta il percorso a gran galoppo riverso sul cavallo mentre benedice la folla con sa pippia de maiu.

Su Componidori guida il corteo nel trasferimento verso la via Mazzini. Qui la sua galoppata composta e ordinata con i suoi aiutanti, da inizio alle esibizioni che vedranno la partecipazione di tutte le pariglie del corteo. Al termine, ancora una volta sarà lui a chiudere ufficialmente le corse con un’altra galoppata, questa volta con i suoi compagni di pariglia, riverso sul cavallo mentre saluta e benedice la folla con il suo scettro di mammole. La manifestazione ormai conclusa ha il suo termine nella cerimonia di svestizione del capo corsa. Accostandosi con il cavallo sino a sa mesitta, facendo ancora una volta attenzione affinché non venga infranto il tabù della terra, smonta da cavallo direttamente sul tavolo, dove avverrà la svestizione. Le Massaieddas, tolto il cilindro e il velo, sciolgono le fettucce che per ore hanno stretto la misteriosa maschera. Levata la maschera cessa su Componidori e il volto dell’uomo riappare ai numerosi presenti che salutano e plaudono all’impresa del cavaliere.

I Cavalieri

I cavalieri rappresentano senza dubbio una della componenti principali della Sartiglia. Ogni anno il passaggio dell’imponente corteo, degli eleganti cavalli riccamente bardati a festa con fiocchi e rasi colorati, montati da cavalieri rivestiti dei preziosi costumi della tradizione sarda e di quella spagnola, esprime la crescente ricerca della ricchezza e della bellezza curata dai cavalieri della Sartiglia.

I protagonisti a cavallo della manifestazione, ormai da alcuni anni, sono 120. In entrambe le giornate partecipano 40 pariglie, ciascuna di tre elementi, comprese le due pariglie dei Componidoris. Tale ordine è relativamente recente giacché nei primi decenni del Novecento, secondo le più antiche immagini in nostro possesso, partecipavano alla Sartiglia poche decine di cavalieri, mentre a partire dagli anni Cinquanta aumentò la partecipazione sino a raggiungere il numero di cento già negli anni Ottanta. Sino a pochi decenni fa partecipavano alla manifestazione oristanese numerosi cavalieri provenienti da altri comuni, in particolare ricordiamo la presenza dei cavalieri di Abbasanta, di Sedilo, di Palmas Arborea, di Sinnai, di Dolianova e di altre comunità della Sardegna dove vi era la tradizione delle corse a pariglia. In questi ultimi anni la partecipazione è riservata quasi esclusivamente a cavalieri oristanesi poiché è cresciuta in città la passione equestre nei giovani che vogliono quindi partecipare alla manifestazione. I cavalieri fanno tutti riferimento all’Associazione Sportiva Dilettantistica “Cavalieri Sa Sartiglia” che, nata nel 1980, coordina circa 200 cavalieri e provvede ogni anno, attraverso le prove di selezione, a segnalare l’elenco dei 120 cavalieri partecipanti.

La preparazione dei cavalieri alla Sartiglia dura un anno intero. Infatti sia chi possiede un proprio cavallo, sia chi dovrà provvedere al reperimento dell’animale attraverso il prestito da parte di un amico o un conoscente, è a lungo impegnato nella fase di preparazione atletica e nell’affiatamento con gli altri componenti della pariglia. Nel corso di questi ultimi anni la preparazione e l’ardimento dei cavalieri oristanesi ha raggiunto livelli di alta scuola. Le esibizioni delle evoluzioni, che rappresentano l’estrema manifestazione dell’affiatamento e della preparazione di sei componenti, i tre cavalli e i tre cavalieri, dimostra i livelli di preparazione e di passione raggiunti dalle pariglie. Ma se il passaggio nella via Mazzini è frutto dell’armonia del terzetto, la straordinaria galoppata nel percorso della Cattedrale rappresenta il momento di abilità e fortuna del singolo cavaliere. Infatti, chi tra i cavalieri ha la fortuna di essere chiamato da su Componidori per tentare la sorte nella discesa alla stella, sperimenta in prima persona ogni volta un’emozione straordinaria, che diventa ancora più forte se coronata dalla fortuna di cogliere quella agognata stella, sospesa ad un nastro verde sotto il campanile della Cattedrale della città.

I tamburini ed i trombettieri

I ritmi scanditi dai tamburi e dalle trombe segnano le diverse fasi della corsa e costituiscono la colonna sonora della Sartiglia.

Il giorno della corsa, di primo mattino, il gruppo dei tamburini e dei trombettieri scorta un araldo che, a cavallo, tra le principali strade e piazze dell’antica città, da lettura del bando della Sartiglia, invitando il popolo ad assistere alla corsa alla stella comandata da su Componidori. A partire da quel momento tutti gli atti salienti della corsa saranno scanditi dai ritmi dei tamburi e dagli squilli di tromba.

Durante la cerimonia di vestizione de su Componidori, saranno proprio i tamburini e i trombettieri, con ritmi particolari, a sottolineare il momento in cui is massaieddas sistemeranno l’antica maschera sul volto del cavaliere: tre squilli di tromba, una rullata e i ritmi solenni de su Passu de su Componidori (Passo del Componidori) accompagnano la trasfigurazione del cavaliere ormai divenuto Componidori. Passo che verrà suonato in onore del capo corsa durante tutta la manifestazione ogni volta che la sua presenza segnerà una nuova fase della giostra.

Il suono dei tamburi e delle trombe annuncia quindi l’arrivo del corteo della Sartiglia e lo accompagna nei passaggi dalla via Duomo alla via Mazzini e verso la sede della svestizione con su Pass’e strada , passo di marcia di origine militare.

Gli altri momenti della manifestazione sono scanditi da altrettanti passi, alcuni tradizionali e altri più recenti che rendono solenne lo svolgersi della Sartiglia. Tra essi, su passu de su segundu Cumponi o de sa gil su passu de su terzu Cumponi che accompagnano la discesa in pista durante la Corsa alla Stella de su Segundu e de su Terzu Cumponi. Su passu de is bachittas (passo delle bacchette) che accompagna su Componidori verso la piazza Manno prima che compia sa Remada e u passu de s’atru cumponi che durante la corsa alla Stella accompagna su Componidori dell’altro gremio.

A questi passi se ne sono uniti nel corso degli anni tanti altri composti dall’abile maestria di chi fin da piccolo ha imparato a suonare ed amare il tamburo in Sartiglia e farne del suo suono, unito agli squilli più o meno trionfali delle trombe, un ricordo indelebile.

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