Centosettanta giorni in quarantena e 19 tamponi. E' la storia surreale di Nada Cava, 49enne marchigiana residente a San Giovanni di Colonnella, in Abruzzo, che dopo sei mesi di isolamento è ancora positiva al coronavirus. La donna, sconfortata, nei giorni scorsi ha lanciato il suo secondo appello di aiuto al Messaggero: "Sono veramente arrabbiata. Spero finisca una volta per sempre quest’incubo".

Il primo messaggio era stato recapitato a fine luglio, ad un altro quotidiano. "Vivo da sola, sono separata e non percepisco alcun tipo di mantenimento dal mio ex marito - raccontava -. Amo il mio lavoro, anche perché è il mio unico sostentamento. Ma sto rischiando di non avere più uno, di essere licenziata e di perdere anche l’appartamento. Sto andando in depressione". In quel periodo (il 20 luglio) era arrivata al suo tredicesimo tampone, e aveva deciso di rendere pubblica la sua vicenda.

Dopo aver intravisto un barlume di speranza, in seguito a un tampone negativo, la sua reclusione è stata prolungata di un altro mese. Ma, purtroppo per lei, non è stata la notizia peggiore: infatti il supermercato in cui lavorava come banconista, le ha comunicato il licenziamento. Una botta tremenda, che non può che minare ulteriormente il morale di una donna che da mesi si trova impotente davanti alla malattia.

"Fortunatamente - racconta al Messaggero - ho avuto la proposta di un altro impiego. Dovrei prendere servizio il 2 settembre in un altro supermercato, grazie al buon cuore del suo titolare. Ma resta il problema della positività - spiega -, nemmeno un miracolo può farmi negativizzare per quel giorno. Spero tanto di non perdere questa opportunità". "Non mi sento bene - ha concluso -. Ora mi porteranno al Covid hospital di Pescara e mi diranno se sono idonea alla cura del plasma iperimmune. Spesso penso e spero che si tratti solo di un brutto sogno. Purtroppo non è così".