Migranti. Papa Francesco: "È Dio che bussa alla nostra porta affamato"
Nel corso della messa celebrata in occasione del settimo anniversario della sua visita a Lampedusa, il pontefice è intervenuto sulla questione migranti. "La cultura del benessere porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri"
Di: Giammaria Lavena
Nel corso della messa celebrata in occasione del settimo anniversario della sua visita a Lampedusa, il pontefice, nell'omelia, è intervenuto a proposito della condizione a cui spesso sono costretti i migranti.
"Ci danno la versione distillata. Ma non immaginate l'inferno che si vive lì, il lager di detenzione per questa gente che veniva solo con la speranza". "È Dio che bussa alla nostra porta affamato, assetato, forestiero, nudo, malato, carcerato, chiedendo di essere incontrato e assistito, chiedendo di poter sbarcare".
Ha ricordato inoltre che la "cultura del benessere porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio, che porta all'indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza".
Papa Francesco ha poi rievocato le parole pronunciate in Sicilia l'8 luglio del 2013 contro "la globalizzazione dell'indifferenza", e ha parlato delle "falsità e ingiustizie. Un peccato da cui anche noi, cristiani di oggi, non siamo immuni".