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25 novembre. L’incubo e la rinascita di Yisel, vittima di violenza

Nella giornata contro la violenza sulle donne, la testimonianza a Sardegna Live di chi è riuscita a ricostruire la propria vita

25 novembre. L’incubo e la rinascita di Yisel, vittima di violenza

Di: Alessandra Leo, foto di Diego Adragna (@Pokerface.ph)


Incontro Yisel durante un uggioso pomeriggio di novembre. Il cielo grigio, parzialmente illuminato da qualche luminaria natalizia posta in anticipo vicino agli ingressi di alcuni negozi, sembra cambiare completamente aspetto al suo arrivo, con un sorriso disarmante e due occhi luminosi e pieni di gioia di vivere.

Quando inizia a parlare, la sua infinita solarità mi scalda il cuore riportandomi a una calda giornata d’agosto. Sembra difficile credere sia uscita solo qualche anno fa da un incubo che le stava distruggendo la vita, ma è proprio per questo che ora la vive a mille, riconoscendone la bellezza in ogni piccola sfumatura e urlando a gran voce la propria rinascita.

Aiutare le altre persone, in particolare le donne, a riprendere in mano la propria vita, amandosi e decidendo da sole cosa è meglio per se, è e sarà per tutta la vita la sua grande missione.

Ciao Yisel, benvenuta su Sardegna Live. Presentati.

“Ciao a tutti e grazie a Sardegna Live per questa intervista. Mi chiamo Yisel Calderòn, ho 36 anni, sono di origini cubane e vivo in Italia da 18 anni. Ho un figlio adolescente, sono una mental coach e lo sono diventata a seguito di un lunghissimo e complicato lavoro su me stessa, dopo aver subito violenza da un mio ex compagno. Una relazione tossica che mi stava inghiottendo in una voragine impedendomi di vivere”.

Quando e come ti sei accorta che quel rapporto non era sano?

“Già all’inizio della relazione, lui mi tempestava di chiamate e messaggi, arrivando anche a oltre 100 e dicendomi che quello era il suo modo di dimostrare che mi amava. Se non rispondevo perché impegnata, si arrabbiava tantissimo e mi diceva che non l’amavo abbastanza. Però, come tante persone innamorate, sentendo le farfalle nello stomaco ed eccitata all’idea di quella relazione visto che lui mi piaceva molto, non consideravo quelle azioni campanelli d’allarme, anzi mi sentivo amata e desiderata, ovviamente sbagliando.

Con il tempo, lui divenne sempre più possessivo, aveva il controllo dei miei social, gli dava fastidio se passavo del tempo con la mia famiglia, ha creato scompiglio tra i miei amici, ‘sai che la tua amica mi ha guardato, sai che quell’altra tua amica ci ha provato con me’. Contemporaneamente iniziò relazioni con altre donne e io me ne accorsi da tantissimi indizi, addirittura arrivò a un punto in cui neanche li nascondeva più, ma io lo perdonavo continuamente. Alla fine della relazione mi sono accorta che aveva un vero e proprio harem”.

Com’è terminato quel rapporto e cosa ti ha fatto dire basta?

“Litigavamo sempre di più e in modo sempre più violento senza mai arrivare alla violenza fisica. Ma quella psicologica, che ho subito io, è altrettanto distruttiva, anzi spesso è peggio perché uno schiaffo può far capire in un secondo chi si ha davanti, mentre la violenza psicologica è più subdola e difficile da riconoscere.

Io, per stargli vicino e aiutarlo a superare alcuni problemi, lasciai il mio lavoro, persi i miei amici, me stessa. Avevo messo lui al primo posto, annientando la mia persona, e questo è gravissimo. Così lo lasciai e iniziò a stalkerizzarmi, rendendomi sempre più difficile ricominciare a vivere, lo trovavo ovunque, mi faceva sentire perennemente in ansia e avevo paura che ovunque andassi fosse sempre vicino a me. Voleva a tutti i costi che tornassimo assieme, io ho cambiato numero diverse volte ma trovava sempre un modo per raggiungermi, raccontava alle conoscenze in comune bugie e cattiverie sul mio conto, si inventava cose assurde per cercare di apparire fragile, una vittima indifesa, e che io fossi quella cattiva”.

Quanto tempo è durato questo periodo?

“Durò diversi mesi, poi smise definitivamente di cercarmi perché cominciò una relazione più seria con una delle tante donne che frequentava quando stava con me. Non lo vedo né sento da circa un anno. Il primo periodo fu davvero durissimo: per un mese non mi sono alzata dal letto, se non per curare mio figlio, portarlo a scuola, dargli da mangiare e aiutarlo con i compiti, nel frattempo però ho ripercorso la mia vita, annotandomi e prendendo coscienza dei miei principali avvenimenti emotivi e lì ci fu la svolta, iniziata però quando ancora stavo con il mio ex”.

In che senso?

“Un giorno, prima di lasciarlo, eravamo seduti vicini sul divano e usando il cellulare, mi è capitato un video di un insegnante di crescita personale. Io iniziai a seguirlo e il mio ex (ovviamente!) disse fossero tutte cavolate, ma io da allora cominciai a seguire questa persona che mi ha salvato la vita, e tutt’ora lo seguo, è diventato il mio insegnante, mi ha accompagnato nel mio percorso di rinascita”.

Raccontaci la tua rinascita.

“Dopo quel mese terribile trascorso a letto, decisi di cominciare a studiare, mi dedicai completamente a me stessa, a mio figlio e alla mia famiglia, ricominciai a lavorare e ora sono una mental coach e aiuto tutte le donne, soprattutto quelle che hanno subito violenza, ma ho anche molti uomini in consulenza, e voglio mettere in luce il fatto che della violenza sugli uomini non si parla mai. Io l’ho usata, purtroppo, dopo quel rapporto tossico: sfogavo rabbia e vendetta nei confronti di uomini che non avevano alcuna colpa. Ma quando capii che stavo sbagliando, ho chiesto scusa ed è stato bellissimo, bisogna accettare il fatto che si ha sbagliato e ricominciare”.

Qual è il messaggio che vuoi mandare?

La violenza risiede in tutti i gesti attraverso cui si lede la libertà di un’altra persona e che è la causata sempre dall’ignoranza, quindi bisogna prevenirla sconfiggendo l’ignoranza, anche quella insita nelle vittime, che ignorano chi sono, dove vogliono andare e come fare per raggiungere determinati scopi.

Soprattutto a noi donne, fin da piccole, inducono a pensare che la nostra voce non vale e questa convinzione rimane nel cervello. Per questo tante fanno fatica a parlarne, sembra quasi normale subire violenza, ricatti psicologici, essere svalutate, invece è fondamentale capire chi siamo e quanto valiamo perché noi donne diamo la vita e possiamo fare qualsiasi cosa, non siamo inferiori a nessuno”.

Secondo te come si può prevenire la violenza?

“Cominciando a educare i nostri figli, le nuove generazioni, insegnare il rispetto a tutti per chiunque dalle persone agli animali, ai maschi è necessario insegnare ad accettare i no, che le persone non si trattengono con la forza e non si posseggono come oggetti. E alle donne, già da piccole, che non abbiamo bisogno che gli altri ci dicano chi siamo, dove vogliamo andare e come arrivarci, dobbiamo capirlo noi e che ne abbiamo il diritto.

Possiamo fare tanto, anche e soprattutto unite fra noi. Purtroppo invece proprio tra donne c’è tanta competizione e nessuna ne trae profitto, ci danneggiamo a vicenda. Inoltre è fondamentale riuscire a chiudere un capitolo della vita che ci ha fatto soffrire pur accettandolo e capire che ciò che è successo ci ha portato a essere ciò che siamo oggi, che quella situazione ci ha portato a conoscere noi stesse più a fondo e a farci capire cosa vogliamo.

Io non tornerei indietro, ho accettato il mio passato per essere quella che sono adesso, bella, intelligente, forte, so cosa voglio, cosa dico, non è un percorso finito ma io sto imparando a conoscermi e ad amarmi, continuo a studiare, a nutrire la mia mente, ad arricchirmi, per stare bene con me stessa e con gli altri. Se quella situazione non mi fosse successa, non sarei quella che sono adesso.

Ecco perché voglio condividere il mio vissuto e raccontare come sono arrivata a questa comprensione di me e delle donne. Per questo ho creato i profili social ‘Noi Sopravissute’, in cui parlo attraverso post e video di ciò che mi è successo e come fare per uscire da quelle situazioni: dalla violenza si può uscire, io ne sono la prova”.

Cosa vuoi far capire a tutte le donne?

“Che nessuno, e dico nessuno, ha il diritto di dirci cosa fare, dove andare, come fare per arrivarci: solo noi stesse sappiamo ciò che è meglio per noi. Abbiamo diritto di vivere, di sbagliare e di ricominciare. Finché avrò vita, voglio dare voce a chi non ce l’ha più, è un mio dovere, grazie Sardegna Live per aiutarmi ad aiutare”.

Grazie a te Yisel per la tua preziosa testimonianza che arriva dritta al cuore. In bocca al lupo per tutto e alla prossima intervista!

Potete seguire Yisel attraverso il profilo "Noisipravissute" su Facebook e Instagram, oppure contattarla per una consulenza alla mail davittimaasopravissuta@gmail.com o al numero 3801791394.

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