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Accadde oggi. Vittorio Emanuele II diventa Re con la legge n.1671 del Regno di Sardegna

Con la proclamazione del Regno d'Italia, il 17 marzo 1861 Vittorio Emanuele veniva incoronato dando i natali allo stato unitario, che solo nel 1870 riuscì ad annettere Roma e proclamarla capitale

Accadde oggi. Vittorio Emanuele II diventa Re con la legge n.1671 del Regno di Sardegna

Di: Giammaria Lavena


Il 17 marzo 1861 veniva proclamato il Regno d’Italia. A Torino, Vittorio Emanuele di Savoia viene incoronato da Camera e Senato, grazie a un atto normativo del Regno di Sardegna sabaudo. “Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato – si legge nel documento – … noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue: Articolo unico: Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi Successori il titolo di Re d'Italia. Ordiniamo che la presente, munita del Sigillo dello Stato, sia inserita nella raccolta degli atti del Governo, mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. Da Torino addì 17 marzo 1861”.

Nasce così ufficialmente lo stato unitario retto da una monarchia, con capitale Torino. Uno stato figlio del Risorgimento e delle sue lotte, e dell’operato di importanti e carismatiche personalità, come quella di Camillo Benso, conte di Cavour che, allora Presidente del Consiglio, presentò il progetto di legge che avrebbe portato all’incoronazione di Vittorio Emanuele II. Nella sua relazione, Cavour ricordava che “il Parlamento, nel giorno solenne della seduta reale, coll'entusiasmo della riconoscenza e dell’affetto, acclamava Vittorio Emanuele II Re d'Italia”.

Di fatto, Vittorio Emanuele diventa anche l’ultimo sovrano del Regno di Sardegna. Al momento della sua incoronazione, l’Italia era tuttavia “incompleta”. Infatti, ancora mancavano all’appello importanti territori: Veneto, Trentino, Lazio, Friuli, Istria e Trieste. Ciò, inizialmente, non permise di insediare la capitale a Roma, anche perché Napoleone III non aveva alcuna intenzione di rinunciare al suo ruolo di protettore del papa. Così venne spostata a Firenze, prima di un lungo percorso che avrebbe portato, nel 1870, alla definitiva conquista anche del Lazio.

Con Roma capitale ho sciolto la mia promessa e coronato l'impresa che ventitré anni or sono veniva iniziata dal mio magnanimo genitore”, ebbe a dire Vittorio Emanuele. Fu l’ultimo capitolo del periodo risorgimentale italiano. Otto anni più tardi, nel gennaio del 1878, il sovrano avvertì forti brividi di febbre. Si pensò non fosse niente di cui preoccuparsi, ma le sue condizioni di salute si aggravarono rapidamente e, il 9 dello stesso mese, alle ore 14.30, morì dopo 28 anni e 9 mesi di regno, assistito dai figli ma non dalla moglie morganatica, cui fu impedito di recarsi al capezzale dai ministri del Regno. 

Nonostante avesse espresso il desiderio di essere seppellito in Piemonte, nella Basilica di Superga, Umberto I cedette alle richieste del Comune di Roma, approvando che la salma rimanesse in città, dove tutt’oggi si trova sepolta, nel Pantheon. Si calcola che più di 200.000 persone abbiano preso parte ai funerali di Stato.

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