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Marche. Mamma bimbo scomparso: "Gli urlavo: 'La mamma è qua amore', poi l'ha inghiottito il fango"

Silvia Mereu, farmacista originaria di Urzulei, straziata dal dolore: "Riportatemi il mio bimbo"

Marche. Mamma bimbo scomparso:

Di: Redazione Sardegna Live


Sono momenti di grande apprensione e dolore per la comunità di Urzulei, il paese sardo del quale è originaria Silvia Mereu, la farmacista 42enne del comune di Barbara che ha perso il suo Mattia, otto anni, strappatole dalla furia dell'acqua tra Castellone di Suasa e Acervia, nelle Marche.

La donna, ricoverata in ospedale, ha raccontato a Repubblica: "Ho lottato per tenere Mattia stretto a me dopo avere abbandonato la mia macchina ma c'era quella forza sovrumana, quell'acqua che ci ha travolti trascinandoci verso il basso e che me l'ha strappato via dal petto. Il mio adorato figlio adesso dov'é?".

Silvia Mereu ha un principio di polmonite, è ricoverata dopo essere rimasta per due ore e mezza su un albero e ripete: "Nessuno ci aveva avvertiti del pericolo".

"Quando ha visto Mattia sparire nel fiume di fango?", le chiede il giornalista. "Era aggrappato a un tronco - risponde la donna -. Ce la stava mettendo tutta pure lui per rimanere a galla. Questione di secondi, poi l'ho visto scomparire nel buio. Datemi la speranza che sia ancora vivo".

"Avevo appena lasciato la farmacia, erano le 20, massimo 20,30. Mattia aveva trascorso il pomeriggio dal padre. A Barbara non pioveva, io e Mattia abitiamo a San Lorenzo in Campo. Avrò percorso in auto sulla Corinaldese meno di una decina di chilometri. Ha iniziato a piovere e poi ho visto quell'onda marrone arrivare come una furia verso di noi".

"Ho riflettuto sulla manovra più giusta da fare. Ho inserito la retromarcia per cercare di tornare indietro e imboccare un'altra strada. Ma è accaduto l'impossibile. L'auto è stata come sollevata dalla potenza di quell'inondazione che arrivava dal fiume Nevola. La macchina in pochi secondi si è riempita d'acqua. Non avevo altra scelta, dovevamo scendere e nuotare".

"Mattia è autistico. Non parla ma aveva negli occhi il terrore. Cercavo di tranquillizzarlo. Ho subito slacciato le cinture e ci siamo ritrovati in quel mare di detriti. Urlavo ma l'acqua mi sovrastava. Lo stringevo più forte che potevo. Tronchi e pietre mi sbattevano addosso".

"A un certo punto siamo stati travolti di nuovo come da una mareggiata fortissima, mi sarà scivolato dalle braccia e l'ho visto aggrappato a un tronco. Io provavo a raggiungerlo, gli urlavo 'La mamma è qua amore'. Mi aggrappavo a rami, rocce, e poi sono salita su un albero. Ma da lì non l'ho visto più. C'era solo il nero attorno a me". 

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