Roma

Processo in Vaticano sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato. Becciu: "Mai stornati fondi dell'Obolo di San Pietro"

Il cardinale ha dapprima ringraziato il Papa per averlo dispensato dal segreto pontificio sulla vicenda

Processo in Vaticano sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato. Becciu:

Di: Redazione Sardegna Live


"Per oltre un anno sono stato esposto ad una insopportabile pressione pubblica, con la vergognosa accusa di aver addirittura finanziato false testimonianze in danno di un confratello, il Cardinale Pell, con i soldi della Segreteria di Stato. Voglio ora spazzare via questa gravissima insinuazione con le parole del cardinale segretario di Stato, Parolin, che ha accertato e dato conto della assoluta falsità di questa ignobile e insopportabile illazione". 

Lo ha detto il cardinale Angelo Becciu nelle sue dichiarazioni spontanee durante il processo in Vaticano sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato.

"Devo qui ed ora esprimere una forte e vibrata indignazione per come questo rapporto è stato distorto con illazioni offensive, di infima natura, lesive - anche - della mia dignità sacerdotale. Credo che questo atteggiamento tradisca un simile trattamento sarebbe stato riservato ad un uomo". Lo ha detto il cardinale Angelo Becciu parlando oggi nelle sue dichiarazioni spontanee, nel processo in Vaticano sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, del caso di presunto peculato che lo coinvolge insieme all'ex manager sarda Cecilia Marogna.

Becciu ha dapprima ringraziato il Papa per averlo dispensato dal segreto pontificio sulla vicenda, la cui opposizione - ha detto - "non era certo finalizzata alla tutela della mia persona, ma, vista la delicatezza della materia, solo ed esclusivamente a Quella del Santo Padre e della Sede Apostolica".

"Il Santo Padre ha disposto diversamente e io approfitto, ora, di questo momento per ringraziarlo pubblicamente di avermi dispensato dal rispetto del segreto, consentendomi così da poter parlare liberamente e difendermi con totale trasparenza", ha aggiunto. Ha quindi ricostruito il suo "rapporto di conoscenza con la signora Marogna, dopo quasi due anni di silenzio, serbato nel più profondo rispetto per il Tribunale ed in attesa di questo momento di chiarimento".

"Conobbi la signora Marogna nel 2016, quando la stessa mi richiese un colloquio. Ne apprezzai da subito la competenza in materia di geopolitica e di intelligence - ha ricordato Becciu -. La signora si propose per una collaborazione professionale con la Segreteria di Stato su queste materie di sua elezione. Preciso che non la intesi come richiesta di impiego ma come semplice offerta di collaborazione esterna". Per tale ragione "la inviai dal Comandante della Gendarmeria, dott. Giani, il quale la ricevette. Lo stesso, poi, m'informò di aver tratto dall'incontro una buona impressione, ma che non vi era possibilità, nell'immediato, di accogliere la sua proposta". Ad accrescere la fiducia verso la donna, anche "una serie di incontri ad alto livello istituzionale promossi proprio dalla signora Marogna: ad esempio, con i Generali Carta e Caravelli, avvenuti a partire dall'ottobre 2017, che la stessa patrocinò, partecipandovi a propria volta, nei quali potei ulteriormente misurare la sua competenza, anche desumendola da queste qualificate conoscenze professionali".

"La stessa, peraltro, ebbe modo di presentarmi l'allora parlamentare europeo Lorenzo Cesa, con il quale aveva svolto attività di collaborazione istituzionale". Becciu pensò di avvalersi della collaborazione di Cecilia Marogna in occasione del rapimento, avvenuto in Malì il 7 febbraio 2017, di suor Gloria Cecilia Navaes Goti, Francescana di Maria Immacolata, di nazionalità colombiana. Poi ritornata alla libertà il 10 ottobre 2021.

"La signora mi riferì di un'agenzia inglese di intelligence, Inkerman, con la quale, a suo dire, si sarebbe potuta interfacciare proficuamente attivandosi per tutte le operazioni necessarie alla liberazione di Suor Gloria - ha spiegato -. Così, in una delle udienze di tabella esposi al Santo Padre la questione e le prime considerazioni maturate. Egli rimase contento che ci si adoperasse per la liberazione della religiosa e intese immediatamente la necessità di non esporre il Vaticano ad una inutile, ed anzi dannosa, pubblicità".

"Mi diede l'autorizzazione a procedere", e successivamente "incontrai a Londra, nella prima metà del gennaio del 2018, funzionari dell'agenzia Inkermann. Alla presenza della signora Marogna, che aveva organizzato dietro mia richiesta l'incontro". Ottenute le successive autorizzazione del Papa, "confermo, dunque, che la signora Marogna si occupò delle operazioni di sicurezza finalizzate alla liberazione di Suor Gloria. Il credito fiduciario conseguito nei modi descritti, insieme alla connaturata riservatezza di questo genere di operazioni, mi indusse a riporre la massima fiducia nel suo operato, seguendo le indicazioni che di volta in volta dalla stessa ricevevo, sempre corredate da informative circa le attività svolte e da svolgere".

"Quanto ai versamenti che mi vengono contestati, desidero puntualizzare che gli stessi furono disposti - sempre su indicazione della signora Marogna - su conti correnti che la stessa di volta in volta mi indicava, e che ho sempre ritenuto relativi all'operazione-trattativa condotta da Inkerman e, dunque, finalizzati alla liberazione di Suor Gloria e alle spese da sostenere per tale fine". "Voglio sottolineare che nessuna somma era stata destinata quale compenso alla signora Marogna", ha aggiunto il cardinale.

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