Taranto

Chiude il suo ristorante per protesta contro il Green Pass: “non vogliamo trasformarci in controllori discriminanti”

"18 commensali" è un ristorante di Taranto che dice no al controllo discriminatorio e sceglie di chiudere l’attività come forma di protesta

Chiude il suo ristorante per protesta contro il Green Pass: “non vogliamo trasformarci in controllori discriminanti”

Di: Sabrina Cau


«A causa della persecuzione psico-pandemica e del criminale progetto di distruzione di tutte le attività commerciali, tutto lo staff informa che non diventeremo mai complici di questo sistema e che la nostra protesta silenziosa sarà quella di restare a casa piuttosto che trasformarci in controllori discriminanti. Con la speranza di dirvi “a presto”». Questo l’annuncio affisso sulla serranda chiusa del locale.

In tutto questo tempo in cui la pandemia ha controllato le nostre vite abbiamo imparato ad adattarci alla nuova realtà. Abbiamo sopportato le restrizioni del primo lockdown e con l’arrivo del vaccino abbiamo sperato di poter sconfiggere il virus, ma è stato così solo in parte. Adesso l’obbligo del Green Pass che prima è base, poi diventa rafforzato e adesso addirittura super, suscita polemiche un po’ su tutti i fronti. Nel mondo della ristorazione dove la certificazione verde è obbligatoria per clienti, commensali e gestori, si è ri-creato scompiglio e disagio. L’iniziativa di abbassare la saracinesca in segno di protesta da parte del  “18 commensali” di Taranto, ha trovato  sostegno e solidarietà  da tutta Italia. Noi  abbiamo parlato con Pamela Rocchetto, la titolare del ristorante, che ha dichiarato ai microfoni di Sardegna Live, tutto il suo disappunto di fronte ad una situazione intollerabile.

“Nessuno di noi è contro il vaccino, tuttavia, non possiamo accettare  l’approssimazione della cura medica che è una cosa seria. Ognuno di noi dovrebbe fare prima un approfondimento per capire se, per la propria salute, è necessario fare un vaccino oppure no. Un vaccino che, in questo caso definirei un siero sperimentale e quindi una sperimentazione di massa  - afferma con convinzione -  voglio sottolineare il fatto che il 50% dei miei dipendenti è vaccinato, il restate non ha completato il ciclo vaccinale o non ha nemmeno la prima dose. Scelte libere di ognuno di loro.  Io non posso fare il controllore con una App - continua Pamela - la vaccinazione deve essere una scelta da fare in piena libertà, non voglio chiedere ai clienti  di fornirmi i propri dati personali”

La ristoratrice vuole lottare  fino in fondo contro le regole che reprimono la libertà e non si arrende:  “Siamo arrivati ad abbassare la saracinesca perché siamo stanchi di questo sistema oppressivo. Paghiamo le tasse, ma siamo stati privati della nostra libertà. Il ristorante rimarrà chiuso per proteggere non solo i miei ospiti, ma anche i lavoratori che ci sono all’interno della mia azienda e tutti gli italiani dal sistema discriminatorio di un governo che ti concede la libertà solo sotto ricatto.  Il mio è uno dei tanti contributi per dimostrare che possiamo combattere, anche rinunciando a qualcosa, per riavere la nostra libertà”.

Una scelta non facile quella di Pamela.

“Mio marito è un poliziotto, ma attualmente è sospeso senza stipendio perché ha scelto di non fare il vaccino” ci rivela e poi si premura di inviare un messaggio a tutti gli italiani: “ noi abbiamo il poter di pretendere il rispetto dei nostri diritti, affinché lo Stato ci lasci liberi di poter decidere, senza opprimerci con questi atteggiamenti tirannici. Dobbiamo cercare di resistere al ricatto dell’obbligo-non obbligo vaccinale e riuscire a rimanere integri nelle cose in cui crediamo veramente”.

Auguriamo a Pamela e a tutto il suo staff di riaprire quella serranda abbassata il più presto possibile e offrire tutte le prelibatezze che si possono gustare nel suo ristorante.

Correlati

Il nuovo shop di Sardegna Live

SardegnaLive mette in vendita una serie di prodotti tipici dell’Isola, scopri i cesti regalo, i prodotti per il corpo ed i gadget nel nostro shop online.

Scopri lo shop