Sassari

Uccise la compagna e portò via le figlie, la difesa chiede l'assoluzione

L'8 febbraio le repliche del pm che ha chiesto ergastolo, e la sentenza

Uccise la compagna e portò via le figlie, la difesa chiede l'assoluzione

Di: Redazione Sardegna Live


"Assolvete Francesco Baingio Douglas Fadda per non aver commesso il fatto". È la richiesta avanzata oggi dinanzi alla Corte d'assise di Sassari presieduta dal giudice Massimo Zaniboni, a latere Gian Paolo Piana, dall'avvocato Lorenzo Galisai, che difende il sassarese di 46 anni accusato del femminicidio di Zdenka Krejcikova, sua compagna, 41enne di origine ceca, morta in conseguenza di una ferita da coltello riportata in un bar di Sorso il 15 febbraio 2020.

Una settimana fa il pm Paolo Piras aveva chiesto l'ergastolo per Fadda, ritenendolo responsabile di omicidio volontario aggravato da premeditazione, commesso nei confronti di una persona alla quale l'autore era legato da una relazione e commesso con crudeltà, nonché di resistenza, tortura, porto abusivo di coltello e sequestro di persona.

Secondo l'accusa, infatti, dopo un litigio col compagno la donna era scappata dall'abitazione per rifugiarsi nel bar sotto casa, dove Fadda l'aveva raggiunta e ferita con un coltello da cucina per poi caricarla in auto assieme alle figlie e fuggire fino a Ossi, abbandonandola agonizzante in un appartamento vicino alla guardia medica. La vittima era stata soccorsa da un'ambulanza, ma i tentativi di salvarle la vita erano stati vani.

Alla richiesta del pm si erano associati i legali di parte civile, l'avvocata Teresa Pes per la madre della vittima e l'avvocato Pietro Diaz per le sue figliolette, avanzando richieste risarcitorie per almeno 600mila euro a testa. Secondo il difensore, però, "né la perizia prodotta dall'accusa né le testimonianze sciolgono i dubbi e provano che a ferire la vittima sia stato Fadda". L'avvocato Galisai chiede in subordine per Fadda il minimo della pena e tutte le attenuanti del caso sostenendo che "è impossibile parlare di premeditazione, perché in quel caso il mio assistito non avrebbe certo atteso di ferire mortalmente la donna in un bar, davanti a delle altre persone". L'8 febbraio le repliche e la sentenza.

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