Nuoro

Nuoro. Uccise la moglie nel 2002, la Corte respinge l’istanza di revisione del processo

La Corte d'Appello di Roma ha deciso accogliendo gli argomenti della parte civile e del procuratore generale Andrea De Gasperis

Nuoro. Uccise la moglie nel 2002, la Corte respinge l’istanza di revisione del processo

Di: Redazione Sardegna Live


La quarta sezione della Corte d'Appello di Roma ha dichiarato inammissibile l'istanza di revisione del processo presentata da Gianfranco Cherubini, il 60enne di Nuoro che sta scontando l'ergastolo a Cagliari per l'omicidio della moglie Maria Pina Sedda, 42 anni, avvenuto 19 anni fa nella cantina della casa di famiglia, nel capoluogo barbaricino.

Il legale di Cherubini, Luigi Alfano, si riserva di leggere le motivazioni prima di rilasciare qualunque dichiarazione. In base a questo valuterà un eventuale ricorso contro il verdetto. Soddisfatto invece l'avvocato Gian Luigi Mastio, parte civile in rappresentanza dei familiari e della figlia di Maria Pina Sedda, che era affetta da un deficit uditivo. "L'esito non poteva che essere questo, eravamo fiduciosi che la Corte avrebbe valutato con attenzione le nostre ragioni e non avrebbe attribuito alcun significato agli elementi del tutto inconsistenti che sono stati posti a base dell'istanza di revisione - spiega all'ANSA il legale del foro di Nuoro - Speriamo che si chiuda definitivamente questa vicenda, che è servita a infliggere inutilmente nuove ferite ai familiari di Maria Pina Sedda e alla figlia".

La Corte ha deciso accogliendo gli argomenti della parte civile e del procuratore generale Andrea De Gasperis, che si era espresso per l'inammissibilità. La richiesta di revisione era stata avanzata dall'avvocato Alfano sulla base di tre tracce di sangue e un profilo genetico inedito la cui individuazione avrebbe potuto scagionare Cherubini, che si è sempre professato innocente. A raccogliere le nuove prove sono stati Davide Cannella, investigatore noto per essere stato consulente di parte di Pietro Pacciani e Mario Vanni nel processo al "mostro di Firenze", ed Eugenio D'Orio, genetista forense. Sono state portate all'attenzione delle corte gli esiti delle analisi sulle tracce ematiche rilevate nel percorso a ritroso dalla cantina, in cui Maria Pina venne ritrovata dal marito, che diede l'allarme, fino alle scale e verso la via di fuga.

"Le nuove prove che la difesa deduce, per noi sono del tutto irrilevanti - aveva argomentato l'avvocato di parte civile - trattandosi di una circostanza, il sangue presente nelle scale, che era già stata affrontata nel giudizio di merito. Il fatto che quelle tracce non appartengano a Cherubini non è rilevante, potrebbero essere del complice. Ricordo - aveva sottolineato il legale - che Cherubini è stato condannato in concorso con un'altra persona rimasta ignota".

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