Raphael Gualazzi è un'anima colorata, la sua voce incanta e coinvolge. Il suo personalissimo stile “tradisce” le influenze di mostri sacri del panorama musicale internazionale, spaziando fra soul, jazz, blues fino ad arrivare al swing. Lo stesso look, abito scuro e sneakers bianche, è in sintonia con la sua musica.

Senza alcun calo di attenzione, l'ultimo album “Love live peace” si fonde con le canzoni di repertorio in una completa padronanza del palco.

In due ore di concerto, l'Auditorium cagliaritano ha respirato poesia, raffinatezza e grande energia anche durante gli sketch divertenti e ipnotici, fatti di mimo e passi accennati di salsa e boogie woogie.

L'artista marchigiano impersonifica la gioia e coinvolge la platea sfruttando il grande feeling con i suoi polimusicisti compreso il percussionista Gianluca Nanni, al suo debutto con la band. Oltre a lui, Anders Ulrich (contrabasso e basso elettrico), Laureant Miquet (chitarra, banjo-ukulele, mandolino) Luigi Faggi (tromba, flicorno, trombino , tastiera e back vocal), Marco Postacchini (saxofono, clarinetto, flauto e back vocal) e Pierluigi Bastioli (Susaphone, trombone e backvocal).

Si parte in quarta con “Tickle Toe” seguita dalle coinvolgenti “Lotta Things” e “Figli del vento”.

“Due cose voglio dire: sono felice di essere qui e eja”. Cosi il pianista trentacinquenne si presenta al pubblico cagliaritano prima di proporre il soul pop di “A three second breath”.

Reality and Fantasy”, già inclusa nell'edizione numero 14 della compilation Hotel Costes, precede “Pinzipò” e la gioiosa “I wanna be like you”.

La hit di questi mesi ,”L'estate di John Wayne” che tanto ricorda Franco Battiato, sembra voler staccare le persone dalle poltrone e la bossa nova di “Buena Fortuna”, l'inno alla musica black di “Right to the Dawn” dimostrano quanto poliedrico sia Gualazzi.

E' tempo di giocare e la ballata “Splende il mattino”, si presta alla perfetta sincronia fra il pianista e i suoi artisti: un suono, un gesto.

Raphael è un creativo del jazz. Il suo talento eclettico si conferma con “Mondello beach”, un ponte musicale fra Sicilia e America mentre con “Seveny Days of Love”, la sua voce è una continua variazione di tono.

Si prosegue con “All alone” mentre ottime sono le revisitazioni di “Run Joe” e “Let him live” divise da ”Quel che sai di me”.

Il concerto sembra chiudersi con i successi “Sai” e “Follia d'amore” ma non è ancora tempo di lasciare il palco perchè il bis è servito con un elegante assolo di pianoforte.

Sulle note di “Lady O”, Gualazzi simula un omicidio ai danni dei suoi musicisti, “resuscitati” con i propri strumenti fra il pubblico.

Impossibile, per quest'ultimo, non omaggiare tutti con una standing ovation al termine di “Un mare di luce”.

Cala il sipario e si accendono le luci. Fra chi attende di salutare Gualazzi e chi lascia il Conservatorio, non sembra trapelare alcuna incertezza: è stato un gran bel concerto.