In un paese dove, più che di sport si potrebbe parlare di religione, la disfatta del Belo Horizonte per il popolo verde-oro equivale ad una catastrofe naturale. Un'umiliazione che rimarrà indelebile nella storia del Brasile, a prescindere da tutte le future vittorie calcistiche che potranno venire. Lo stesso mondiale brasiliano rimarrà impresso nella memoria collettiva per una sonora disfatta, la cui cronaca  ricorda più un set di un torneo tennistico che quella di un incontro calcistico di alto livello.

Eppure davanti ai ragazzi del povero Scolari non c'era Sara Errani, ma quella stessa squadra che, solo grazie al “libero” aggiunto Neuer, ha superato di misura ed ai supplementari l'Algeria e pareggiato con il Ghana, dopo essere stata sotto di un goal.  Come d'incanto invece la nuova maledizione si è accanita sul grande Brasile, che pur rimaneggiato dalle pesanti assenze dei Silva e Neymar, si è visto infilare con grande freddezza per ben sette volte la porta custodita dall'incolpevole Julio Cesar.   Solo Marcelo pareva correre come un forsennato anche dopo quei primi 5 colpi a ripetizione sparati dai panzer tedeschi, che hanno frastornato l'ex eroe Luiz e tutto il resto dei verde oro.

Nel 1950 i ragazzi della celeste, allenati da Fontana, riuscirono nell'impresa che nessuno si aspettava. La seleçao anche allora uscì sconfitta, in quel caso proprio dal Maracanà di Rio, ad opera di una sorprendente Uruguay che riuscì ad infilare la porta brasiliana per 2 volte ad opera di Schiaffino e Ghiggia. Ai brasiliani, che allora giocavano in maglia bianca con colletto azzurro, era sufficiente un pareggio dopo aver vinto tutte le partire precedenti con punteggi simili a quello con cui invece ieri sono stati sconfitti dai tedeschi.  Ma dopo un iniziale goal dei padroni di casa lo scoramento per il pareggio di Schiaffino fu totale e del tutto simile a quell'inferno apertosi ieri per Dante e compagni.

Un silenzio di tomba avvolse lo stadio che accoglieva centinaia di migliaia di brasiliani pronti ai festeggiamenti e increduli per quello che sarebbe passato alla storia come il “Maracanazo”. I giorni precedenti per le strade si respirava grande euforia. Nelle favelas fu improvvisato un carnevale fuori stagione, che preludeva al grande trionfo che, ahimè, non arrivò mai.  Nessuno immaginava neppure lontanamente una sconfitta, se pur di misura, ma solamente una trionfale vittoria da festeggiare per lungo tempo con spettacoli pirotecnici e tradizionali balli carnevaleschi. Le stesse autorità avevano fatto coniare 22 medaglie per premiare gli eroi subito dopo l'incontro. Il signor Rimet, inventore dei mondiali, aveva  il compito di consegnare la coppa col suo nome, davanti alla guardia d'onore con relativo suono di fanfare, al capitano della squadra vincitrice. Che nell'immaginario collettivo, naturalmente avrebbe dovuto essere quella brasiliana. La realtà fu invece diversa quanto inaspettata, il Sig. Rimet, in un silenzio surreale, non spiaccicò parola con il capitano uruguaiano, le fanfare non vennero suonate, le autorità lasciarono in lacrime le tribune. Mentre Schiaffino e compagni festeggiavano soli soletti in un angolo, senza neppure l'inno nazionale che, non credendo loro stessi alla vittoria, non si erano premuniti di organizzare. Alcuni tifosi si gettavano suicidi dagli spalti, ed altri venivano colpiti da infarto. Fu proclamato un lutto nazionale di 3 giorni.

I bianchi dal colletto azzurro divennero verde oro e riuscirono poi nell'impresa di conquistare un mondiale solo nel 1958. Da allora sono riusciti a farlo in altre 4 occasioni per un totale di 5 titoli, che finora vedono il Brasile come la squadra che ne ha vinti di più. La seleçao di Pelè, nel lontano 1966, fu anche l'unica squadra del continente americano a vincere un torneo tenutasi in Europa. Questa volta i panzer della Merkel hanno l'occasione di pareggiare tutti i conti, ed anche se la delusione brasiliana a quel punto sarà doppia, pazienza! Marcelo tornerà da Picone, Hulk a scalare grattacieli!!!