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La Barbagia allarga idealmente i suoi confini e guadagna un primato che riguarda l’accoglienza degli immigrati. I cittadini stranieri che hanno trovato occupazione e domicilio nei paesi del centro Sardegna rappresentano un numero significativo. La Provincia di Nuoro ha una popolazione di circa 160.000 abitanti e sono oltre 4.000 gli “ospiti” regolari tra cui rumeni, magrebini, senegalesi, marocchini, albanesi e cinesi. Il variegato movimento demografico è stato considerato nello specifico per alcuni paesi assunti ad esempio, ma che rispecchiano la situazione di tutte le comunità in generale: nel 2012 a Ovodda hanno chiesto e ottenuto la residenza 19 stranieri a fronte di una popolazione di 1639 abitanti, a Teti 25 su 686, a Tiana 10 su 518, a Belvì 12 su 677, a Desulo 49 su 2482. Anche Sorgono, nel Mandrolisai, segna una presenza di 27 stranieri che si sono aggiunti nello scorso anno ai 1745 abitanti, mentre sono 16 le unità immigrate a Ollolai, che vanno ad aggiungersi ai 1357 residenti. Trovano facile impiego come badanti per anziani e portatori di disabilità e nelle attività agro-pastorali che caratterizzano la nostra economia. I numeri indicano la quantità del fenomeno ma non ne determinano la qualità. I dati accorpano le categorie, ma dietro una scelta che cambia la vita c’è sempre una volontà o una costrizione che spinge verso nuove direzioni. Storie di vita in transito, destini da collocare. Il problema dell’immigrazione e della convivenza non lascia sempre spazio a facili soluzioni e il processo dell’integrazione è dinamico e complesso. Alcune testimonianze rivelano le motivazioni che hanno spinto negli ultimi anni centinaia di persone a raggiungere l’isola: <<Sono arrivata in Barbagia nel 2007 senza conoscere una sola parola d’italiano>> racconta Marietta Negru, rumena di 53 anni <<ho trovato lavoro come badante per garantire a mia figlia gli studi. Un’amica mi ha convinto: ho preparato le valige e sono partita. Destinazione Ovodda>>. Dopo le difficoltà iniziali, dovute all’adattamento, si è guadagnata l’affetto degli ovoddesi e ne ha sposato uno. La figlia di Marietta ha terminato gli studi in Romania e si è trasferita in Sardegna con la speranza di trovare un futuro migliore. Dietro ogni immigrato c’è una storia da raccontare che coniuga sofferenza con speranza, mai accompagnata da rassegnazione. Pasolini in una poesia dei primi anni sessanta, dal titolo “Profezia”, prefigurava l’avvento di una società multietnica dove razze, religioni e culture diverse avrebbero dovuto imparare a convivere e a rispettarsi. Vania Seche insegna nella scuola primaria di Sorgono e sottolinea con entusiasmo il rapporto di complicità che si è creato tra i giovani studenti locali e quelli stranieri: <<Nelle mie classi ci sono diversi bambini cinesi e marocchini. Devo riconoscere che si sono integrati molto bene. Tra loro e gli studenti del territorio è nata una bella complicità>>. Sul piano didattico i problemi riguardano soprattutto la conoscenza della lingua: <<Molti genitori -spiega l’insegnante- non parlano correttamente l’italiano e non possono aiutare i loro figli>>. Zouhair Iabghine, marocchino, ha 19 anni. Era ancora un bambino quando si è trasferito con la sua famiglia in Sardegna. Frequenta la quarta classe del liceo scientifico a Sorgono. Ha modi gentili e buon cuore: <<Amo la Sardegna così come la mia terra d’origine. Qui mi sento a casa. Nel corso degli anni ho costruito tanti rapporti d’amicizia, spero in un futuro ricco di soddisfazioni per me e per la mia famiglia.>> Dietro le porte di case a basso canone d’affitto ci sono le verità dell’esistente. La Barbagia risponde con la cultura dell’accoglienza che non conosce discriminazioni.
Roberto Tangianu