Scrive e racconta come se stesse scrivendo sul suo diario segreto, quello di quando si era piccoli e lo si doveva riempire di emozioni. Tesserino di riconoscimento attaccato bene in vista sulla divisa di colore, ha raggiunto da poco il traguardo dei 31 anni e si dice pienamente soddisfatta della sua vita, del suo lavoro soprattutto. 

“Sin da piccola ero attratta dal mondo della medicina e sognavo un giorno di indossare il famigerato camice bianco – dice Vanessa Poggi - oggi posso dire che quel sogno è diventato una bellissima realtà. Sono un'ostetrica. Ho iniziato il mio corso di studi a 20 anni all'Università di Medicina e Chirurgia di Cagliari e dopo 3 anni il 13/04/2011 ho conseguito il titolo di laurea in ostetricia tanto atteso e desiderato con 110 e lode. Ho svolto tirocinio per tutti i tre anni nella clinica Ostetrica del San Giovanni Di Dio, ora trasferitasi nel Policlinico di Monserrato, ora dal 2015 lavoro a tempo indeterminato nell'ospedale Brotzu di Cagliari che ormai considero a tutti gli effetti la mia seconda casa”. 

IL PERCORSO DELLE MAMME. Al giorno d'oggi pochi conoscono il vero significato del termine ostetrica: spesso e volentieri questa figura viene associata ad una miriade di fiocchi rosa ed azzurro e si ignora il ruolo importante che invece riveste nel percorso di vita della donna: “Spesso le persone mi chiedono "Ma che fai tu?" – prosegue la giovane ragazza - la risposta è quella di dire che lavoro svolgo "Io sono un'ostetrica". Rispondo con una parola, un'etichetta che ci hanno dato per inquadrare la nostra professione mentre la risposta classica delle persone è "Ah..che bello, tu fai nascere i bambini". Ecco diciamo che io nel concreto non faccio solo nascere i bambini ma accompagno le donne in tutta la gravidanza, travaglio fino alla nascita del frutto dell'amore. Fare l'ostetrica è molto diverso da essere un'ostetrica. Essere accanto alla donna, racchiude tutto il significato più profondo, che non ha bisogno di spiegazioni”. 

IL PRIMO PARTO. Chi se lo scorda direbbero in tanti, già, Vanessa racconta le emozioni del primo parto a cui ha assistito: “Sono passati ormai diversi anni, quasi dieci – dice - ma ricordo ancora esattamente quello che è successo quel giorno. Era sera, il turno era iniziato alle 22, in sala parto c'erano 2 future mamme. A me era capitata una donna giovanissima,al primo parto, aveva circa la mia età, si chiamava Anna. Ricordo che si era affidata completamente a me, si era iniziata a creare una bella sintonia, Era presente anche il suo compagno in sala parto. Anna aveva bisogno di affetto, comprensione, di sostegno e di trovare la forza che ogni donna porta dentro di se per partorire, ma che va cercata, scavata e buttata fuori per far si che questa sia possibile. E cosi è stato. Era sofferente, le contrazioni le avvertiva molto dolorose e fra una e l'altra si abbandonava a me, cercava contatto, una carezza, una mano che le facesse un massaggio sulla schiena dolente. Le sussurravo parole che la confortavano, la rassicuravo facendole sentire il battito cardiaco del suo bambino dicendole che stava bene, che tutto procedeva per il meglio e che aveva bisogno di lei per venire al mondo. Io mi sentivo al settimo cielo – ammette la giovanissima ostetrica - una sensazione bellissima, di unione, di empatia vera, di dolcezza, di affetto. Le contrazioni diventavano sempre più intense e frequenti per Anna, valutiamo insieme di trovare una posizione che possa essere un pochino più confortevole per lei, proviamo a metterci in piedi, la forza di gravità aiuterà il suo bimbo a scendere durante la contrazione e Anna accovacciandosi riuscirà a spingere meglio”.

UNA PICCOLA CREATURA AL MONDO. “La stanchezza di tutti inizia a farsi sentire – aggiunge - il compagno seduto accanto a lei tra una contrazione e l'altra chiude gli occhi e si appisola, ma sempre e comunque tenendole la mano. Anche io sono molto stanca ma il travaglio ha i suoi tempi e bisogna solo aspettare. Arrivano le 4 del mattino e per Anna non c'è più tregua, le contrazioni sono quasi ogni minuto e inizia a spingere. Intorno alle 5 , dopo un ora di spinte nasce un bimbo paffuto con tanti capelli di nome Niccolò . Il papà e la mamma piangono di gioia e anche io sono davvero commossa, Mamma, papà e figlio insieme, a conoscersi, annusarsi, vedersi e coccolarsi per la prima volta dopo nove mesi di attesa. Potrei raccontarvi tutto quanto, ma le parole non basterebbero. Sono rientrata a casa quella mattina con la gioia nel cuore,con un sorriso ebete sul viso e con l'amore per la professione che ho scelto.  Forse non ho reso tutto ma è stata la notte più bella della mia vita. Care mamme per una volta sono io a volervi dire grazie perche ogni volta mi lasciate delle emozioni forti e uniche. Ogni storia, ogni parto è un'avventura meravigliosa per chi come me aiuta i bimbi e i genitori a venire al mondo, perchè essere un'ostetrica non è solo una professione, è l’amore per la vita. L'amore per la vita e l'aiuto per le altre persone è una cosa che abbiamo dentro ancora prima di fare le ostetriche e ha un solo luogo, il nostro cuore e la nostra testa”.