L’agenzia per la Sicurezza Nazionale americana (Sna) controlla i dati delle telefonate di milioni di persone. A rivelare la registrazione delle chiamate dei cittadini americani è il quotidiano inglese “The Guardian” e in particolare il giornalista gay Glenn Greenwald, impegnato da sempre sul tema della privacy violata.

E’ stato, dunque, scoperto che i clienti di “Verizon”, una delle più grandi compagnie telefoniche americane sono spiati. Il quotidiano britannico avrebbe avuto l’accesso a un’ordinanza giudiziaria top secret in cui si legge che “Verizon”, per tre mesi, deve consegnare alla Sna la lista giornaliera dei dati, come ad esempio gli orari e la durata ma non le conversazioni (anche se l’Fbi può chiederne l’accesso in presenza di anomalie), delle chiamate sia nazionale che verso l’estero.

Il provvedimento si basa sulla legge americana “Patriot act” approvata dopo gli attentati terroristici dell’11 settembre 201 da Geoje W. Bush. Si tratta di una legge antiterrorismo che aumenta i poteri delle autorità federali nel mettere sotto controllo ad esempio telefoni e posta elettronica e scambiare informazioni d’intelligence.

L’articolo del “The Guardian” comprova come anche sotto l’amministrazione Obama le registrazioni delle telefonate vengono raccolte in maniera in discriminata e in massa indipendentemente dal fatto che le persone siano sospettate di qualche illecito.

Il portavoce della Casa Bianca, John Earnst, risponde: “Noi dobbiamo utilizzare tutti gli strumenti per combattere il terrorismo”.

Ovviamente la notizia ha scatenato non poche reazioni soprattutto dalle associazioni usa per la difesa dei diritti civili.

E alla notizia del quotidiano britannico si è aggiunta quella del “Washington Post” secondo la quale l’agenzia per la Sicurezza Nazionale americana insieme all’Fbi avrebbe intercettato e avuto accesso anche ai server di nove aziende internet quali ad esempio Facebook, Skype, Youtube e Google “estraendo estraendo audio, video, fotografie, e-mail, documenti, password e username per continuare a tracciare nel tempo l'attività degli americani sulla rete”.

“Nell’era digitale - commenta su twitter l’ex vicepresidente democratico e premio Nobel per la pace Al Gore – la privacy deve essere una priorità. Lo penso solo io oppure questo controllo occulto è una vergogna oscena?”.