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Sergio Marini, presidente di Coldiretti, tiene in braccio un agnello durante la protesta dei pastori davanti al ministero delle Politiche Agricole e Forestali in via XX Settembre, Roma, 6 settembre 2010. "Lo Stato italiano, attraverso la Simest, Ë proprietario di una industria (Lactitalia) che in Romania, con latte romeno e ungherese, produce formaggi di pecora che vengono 'spacciati' come Made in Italy sui mercati europeo e statunitense, contribuendo ad uccidere con la concorrenza sleale i pastori italiani": e' la denuncia della Coldiretti. ANSA/ALESSANDRO DI MEO
Crolla il prezzo dell'agnello. Dopo una lieve ripresa culminata con un 4,70 centesimi al chilo a peso vivo pagato al pastore, intorno al 15 dicembre, il costo è improvvisamente precipitato a 3 euro prima di Natale e sta continuando a scendere fino a 2,80 euro/kg.
"Un ulteriore colpo per l'economia pastorale al termine di un anno che si conferma tra i peggiori mai vissuti in campagna - commenta il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba - Una stagione da archiviare quanto prima con il prezzo del latte ai minimi storici, 50-60 centesimi al litro, nevicata straordinaria a gennaio, siccità lunghissima e pesantissima, oltre ai premi comunitari perennemente in ritardo".
La vendita degli agnelli rappresenta per i pastori la prima entrata della nuova annata agraria che arriva dopo l'estate e l'autunno quanto le pecore sono in asciutta e quindi per l'azienda ci sono solo delle spese per il sostentamento del bestiame.
"Anche le pecore stanno cominciando l'annata non in ottime condizioni perché - spiega Saba - sono venuti a mancare i pascoli e gli allevatori con le tasche vuote non hanno potuto surrogare adeguatamente con mangimi e foraggio. Per questo, oltre alla produzione di meno latte, anche gli agnelli sono più piccoli e necessitano di più tempo per crescere".
"Dopo i prezzi bassissimi del 2016 quest'anno il costo dell'agnello sembrava in ripresa, invece - conferma il presidente regionale di Coldiretti Battista Cualbu - è arrivato l'improvviso crollo di 1,70 euro in pochi giorni: dai 4,70 euro/Kg a 3 euro prima di Natale. E con la ripresa delle macellazioni sta continuando a scendere, siamo a 2,80 euro. Un crollo difficile da capire e interpretare che merita di essere analizzato in modo trasparente e con dati alla mano. Serve un accordo di filiera partendo dal presupposto che senza i pastori verranno a mancare anche i macelli".