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È il giorno di Francesco Corsiglia, l'unico dei quattro imputati genovesi - Ciro Grillo, figlio di Beppe, Vittorio Lauria e Edoardo Capitta - che ha deciso di sottoporsi all'esame da parte del collegio giudicante di Tempio Pausania presieduto da Marco Contu. Difeso dagli avvocati Antonella Cuccureddu e Gennaro Velle, il giovane al processo per la presunta violenza di sessuale di gruppo ai danni di una studentessa italo norvegese, è stato fatto entrare a palazzo di giustizia dalle porte laterali. Diversa la strategia difensiva degli altri tre imputati, nessuno dei quali è oggi a Tempio. "Abbiamo fatto una scelta processuale precisa - spiega l'avvocato Alessandro Vaccaro, difensore di Lauria, prima dell'inizio dell'udienza a porte chiuse - È un nostro diritto decidere di non far rispondere all'esame i nostri assistiti, ma sicuramente verranno più avanti per rendere dichiarazioni spontanee".
Corsiglia torna in aula per la seconda volta dall'inizio del processo e risponderà a tutte le domande. Nel novembre dello scorso anno aveva rilasciato spontanee dichiarazioni negando ogni addebito: "Non le ho mai usato violenza, lei era consenziente. Ho fatto sesso con lei, ma nessuna violenza. Nessuna", sono state le sue parole. Prima dell'esame dell'imputato il tribunale darà l'incarico a un perito per la traduzione delle chat in lingua inglese intercorse tra la presunta vittima e una sua amica norvegese nel 2018, ossia un anno prima dei fatti contestati che risalgono alla notte tra il 16 e il 17 luglio 2019 nella villetta di Porto Cervo della famiglia Grillo. In questa lunga chat la ragazza si sarebbe confidata e avrebbe ammesso di avere un "problema": "mi piace conoscere i ragazzi in discoteca", senza però poi essere interessata ad avere con loro dei rapporti. Le parti civili hanno già annunciato battaglia sui contenuti di queste conservazioni. Ma la difesa precisa: "Le chat fanno già parte del fascicolo del dibattimento, quindi il collegio giudicante le ha già", chiarisce l'avvocato Vaccaro.