Serata trionfale per Bernardo Zizi, qualche giorno fa, nella sua Onifai. Ad attenderlo, una gran folla che ha manifestato un entusiasmo da stadio per ogni ottava di uno dei più grandi poeti della poesia estemporanea, l’ultimo di sos mannos, accompagnato dalle musiche del figlio Paolo.

Tra gli altri, erano presenti il sindaco di Onifai, Luca Monne, Martino Corimbi, esperto di Lingua e Canto della Sardegna, nonché coordinatore dell’evento, i relatori Andrea Deplano, scrittore, esperto di Canto a Tenore, poesia e metrica, e Nino Ungredda, Gruppo “Amici di Bernardo”.

Né potevano mancare i nobili rappresentanti attuali della poesia estemporanea, colleghi e amici di Bernardo Zizi, ai quali  è legato il presente e il futuro delle gare sui palchi, ovvero Salvatore Ladu di Sarule, Bruno Agus di Gairo e il giovane  Giuseppe Porcu di Irgoli. E ancora: Antonello Zizi (l'altro figlio di Bernardo) ingegnere informatico, che ha parlato dell’intelligenza artificiale applicata alla poesia, i cori polifonici “Santu Jorji” di Onifai, “Voches ‘e ammentos” di Galtellì e il Tenore “su Nunnale” di Orune.

È stato lo stesso pubblico a sollecitare tziu Bernardu perché rievocasse qualche storica ottava, come ad esempio quella risalente a una gara tra lui e Barore Sassu, classe 1891, altro mostro sacro della poesia a bolu.   

Ancora una volta, i suoi versi, illuminati dalla sua inossidabile memoria e dalla voce sempre inconfondibile e variabilmente suadente, ha mandato in visibilio tutti gli estimatori presenti. Ecco i versi  da veterano, ancorché giovanissimo, di Zizi nel botta e risposta con il  poeta di Banari:

Barore, ses che sole in sa tempesta

dende de lughe s’ultimu ispiragliu,

e como chi ses betzu firmu resta

c’a dogni frase faghes un’isbagliu

as bidu in sas piantas de foresta

chi dogni tantu faghen unu tagliu

ma nde seghan sas betzas tottagantas

pro chi crescan sas ateras piantas

La vera e propria carriera professionale di Zizi ebbe inizio a Dorgali nel 1952, insieme ad altri due poeti. Prima di allora, non era assente dai palchi, ma le sue apparizioni avevano ancora il carattere, potremmo dire oggi, di un hobby, caratterizzato, però, già dagli albori, dalla passione profonda e dalla consapevolezza di sentirsi un poeta in erba sì, ma dalle idee chiare su ciò che avrebbe voluto fare nella sua vita.

E così fu, infatti. Il seguito, legato a quei primi  momenti di gestazione della poesia - rappresentati dalla figura di un bambino, Bernardo Zizi, che la sera a Onifai si allontanava dalla sua abitazione per ascoltare da fuori, data l’età, nel vicino zilleri,  gli adulti  durante le loro divagazioni poetiche in poesia improvvisata – divenne progressivamente inarrestabile ed esaltante.

L’ingresso nell’Olimpo degli dei, segnato, dunque, dall’esordio di Dorgali nel ’52,  fu per lui naturalmente un trionfo. Proprio così com’è stato accolto, all’età di 95 anni,  dalla comunità di Onifai, fiera e orgogliosa del suo poeta-cantore.     

Eletto,  non solo dalla stessa comunità, ma dalla Sardegna intera, a figura simbolo di una Terra decantata e celebrata in poesia dai palchi di tutta l’Isola e, con puntuali presenze, insieme ad altri colleghi dell’Olimpo degli dei, di oltre Tirreno e Frontiera.    

E qui, a proposito dei luoghi rimasti nel cuore della gente e degli stessi poeti - chi scrive si affretta a chiedere venia al lettore - è sfociata con prepotenza, incomprimibile come un fiume in piena che ha il sapore dell’ incauta interferenza, una testimonianza personale di fine anni ’50.

L’immagine è sbiadita, data, allora, l’età del testimone, 8-10 anni. Meno in un punto, però: in quello riguardante i due cantadores che  si trovavano sul palco collocato nell’allora polverosa pratza ‘e cresia di Triei. Dopo quella gara, in particolare, nella memoria del poco più che infante, dei poeti restò soltanto una fisionomia, quella della fulgida figura di Bernardo Zizi. Ci fu, in quel bambino, una vera e propria infatuazione. Restò semplicemente colpito dall’ incantevole voce del poeta, dalla sua empatica gestualità e dai tratti di quella stessa figura slanciata verso i vertici più sublimi della poesia resa ancora più dolce e soave dal fascino della rima.

E le espressioni del vate, colte da quel bambino sino al punto da scolpirne la memoria, non furono casuali, dal momento che quello stesso bambino, oggi 75enne, ha trovato  nelle parole del docente e scrittore Andrea Deplano, presente alla straordinaria serata di Onifai, una felice spiegazione e conferma, tra le altre peculiarità del cantadore baroniese, della grande quanto conosciuta empatia di Bernardo Zizi, attraverso una mirabile rappresentazione del poeta.

Nell’occasione, è stato presentato il libro “Figli delle Muse”,  di Daniela Zizi, figlia di Bernardo e docente di Lingua e Traduzione Spagnola – Università di Caglairi - e di Miguel López Coira, Antropologo sociale – Università Complutense di Madrid.

Dunque, a Onifai, tre eventi in uno, tre feste in una. Come dire, corsi e ricorsi di quel fatale numero 3 di teologica memoria idealizzato da Zizi in tutti quei temi dedicati che tanto hanno appassionato il pubblico delle nostre piazze.

Che, a sua volta, riservava ai poeti improvvisatori ricchi di saggezza, umanità, cultura, estro dialettico e grande capacità di improvvisazione, un’accoglienza sempre tanto attesa che sapeva di sacralità verso un mondo, quello della poesia, di cui ogni comunità si sentiva essa stessa protagonista, per assaporarne la bellezza, che era quella del vivere comune, in cui tutti si ritrovavano.

Ma la poesia dei nostri poeti improvvisatori non può essere solo nostalgia. E infatti non lo è. L’ultima gara di Bernardo Zizi risale al 2017, a Luras, ma nonostante le difficoltà di tipo generazionale che minacciano ancora, così come spiegato con lucida e competente analisi nel libro di Daniela Zizi e Miguel López Coira, le strade maestre tracciate da sos mannos, c’è, fortunatamente, ancora una bella pattuglia di giovani e meno giovani  cui sono legati i destini della poesia a bolu. Ne sono un esempio i già citati Salvatore Ladu, Bruno Agus e Giuseppe Porcu che a Onifai si sono stretti, alla fine della serata e attraverso le loro declamazioni in ottave piene di fascino e suggestione dedicate al Maestro, attorno alla loro guida spirituale da una vita.

Oggi, 26 giugno, è il compleanno di Bernardo Zizi, il suo 95esimo. Altri ne seguiranno, perché il Padre eterno non può non dare, per ogni anno che passa, una “licenza di proroga” ad personam in favore di chi ha tracciato un solco profondo nel sentiero dell’immortalità della nostra poesia identitaria. Vorremmo che anche i poeti fossero immortali, per quanto già santi nella loro vita terrena. Dunque, l’augurio, personale, ma anche da parte della redazione di Sardegna Live è, in ogliastrino di Triei, caro e amato poeta, a cent’annusu e prusu.