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Porta le firme dei consiglieri Piga (Fdi), Ganau (Pd), Lai (Leu), Agus (Progressisti), Ciusa (M5s), Salaris (Riformatori), Cocciu (Fi), Mura (Fdi), Caredda (Misto), Sechi (UDC-Cambiamo!) l'ordine del giorno presentato quest'oggi in merito alla questione scorie e che sarà con tutta probabilità approvato in serata dal Consiglio regionale sardo.
"La Sardegna ha pagato da tempo il proprio tributo alla solidarietà nazionale con la costituzione delle servitù militari - si legge nel documento prodotto dagli esponenti dei vari gruppi politici -; la presenza di servitù industriali, della chimica di Stato, non ha visto ancora bonifica alcuna e i numerosi siti dismessi e improduttivi sottraggono alla collettività l'uso sostenibile delle risorse naturale negando il diritto fondamentale alla sicurezza, alla salute e alla vita".
L'insularità della Sardegna, si legge ancora, implicherebbe l'arrivo delle scorie "in uno dei porti esistenti e, quindi, un traffico sulle nostre arterie viarie interne fortemente inadeguate, potrebbe determinare gravi problemi in potenziali situazioni di emergenza e messa in sicurezza delle persone e di aree ad alta vocazione agricolo produttiva, a causa delle ben note difficoltà dei trasporti". Il trasporto via mare, poi, rischierebbe di avere "implicazioni catastrofiche in caso di incidente".
All'interno dei 14 siti individuati nell'Isola, inoltre, "vi sono aree ad elevato pregio paesaggistico e ambientale, ricche di emergenze archeologiche storiche e culturali".
In occasione del referendum consultivo svoltosi in Sardegna nel 2011, il popolo sardo "ha espresso in modo inequivocabile, con oltre il 97% dei voti, il proprio fermo diniego all'ubicazione nel proprio territorio di centrali nucleari e di siti per lo stoccaggio di scorie radioattive".
Per questo, i firmatari, impegnano il presidente Solinas "ad intraprendere ogni possibile iniziativa in tutte le sedi istituzionali deputate per esprimere e ribadire con la necessaria forza e determinazione la ferma volontà del popolo sardo contraria a qualsiasi ipotesi che la Sardegna possa essere considerata quale sede del Deposito nazionale delle scorie e dei rifiuti radioattivi e a sviluppare ogni approfondimento tecnico e e scientifico a supporto della posizione espressa".
Col documento, inoltre, si chiede al governatore di "coinvolgere, mediante i poteri di rappresentanza ad esso attribuiti, l'intero Consiglio nel prendere nella dovuta considerazione le istanze sopra rappresentate che determinano e giustificano l'assoluto diniego della Sardegna allo stoccaggio delle scorie nucleari italiane sul proprio territorio".