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La protesta continua. Contro i tagli alla sanità pubblica, in difesa dell’ospedale San Camillo di Sorgono e a tutela di un intero territorio, quello della Barbagia e del Mandrolisai.
E’ prevista per domani la giornata di mobilitazione organizzata per scongiurare ulteriori tagli ai servizi del presidio sanitario del Mandrolisai. L’appuntamento è alle 9.30 davanti al liceo scientifico di Sorgono.
Solo qualche giorno fa i sindaci del terriorio sono scesi in campo per difendere l’ospedale San Camillo e rivendicare la tutela dei servizi sanitari nell’intero territorio. Il sindaco di Meana, Angelino Nocco, ancora una volta aveva denunciato la grave situazione: "Assistenza sanitaria negata. Lo Stato ha riconosciuto le criticità del nostro territorio – spiega ancora il Nocco – e la necessità di dedicargli una particolare strategia di sviluppo per le aree interne, dove particolare attenzione va rivolta alle esigenze relative alla sanità, ai trasporti e all’istruzione. Allora non è accettabile che si smantelli un ospedale indispensabile per un territorio come il nostro, isolato, con un calo demografico spaventoso e una popolazione anziana che ha bisogno di maggiori servizi. La politica da una parte ci inserisce in un programma di sviluppo, dall’altra ci bastona”.
Domani a Sorgono scenderà in piazza anche la deputata del Movimento 5 Stelle Mara Lapia che il 26 maggio scorso, insieme alla collega Lucia Scanu ha visitato l’ospedale di Sorgono per verificare personalmente la situazione che si sta vivendo in quello che lei stessa definisce “l’unico presidio sardo appartenente a zona disagiata”
GIU' LE MANI DALLA SANITA' SARDA! Il messaggio della deputata Mara Lapia
Vi aspetto a #Sorgono, giovedì 7 giugno alle 9.30, per una giornata di mobilitazione generale dei cittadini e dei territori.
Lo scorso sabato 26 maggio, insieme alla portavoce deputata Lucia Scanu, ho visitato l’ospedale di Sorgono. Ho voluto verificare di persona la situazione dell’unico presidio sardo appartenente a zona disagiata e classificato “di montagna”, che dovrebbe quindi (sulla carta) beneficiare di interventi di potenziamento anziché, secondo quanto avviene nella pratica, essere sulla via del depotenziamento. Questo presidio è il riferimento per circa 17 mila abitanti e quasi 20 comuni. In mancanza dei servizi di questo ospedale, gli utenti della zona sono costretti a recarsi a Nuoro o a Oristano, con tempi di percorrenza per le ambulanze di circa 2 ore, che d’inverno possono allungarsi.
Non posso qui elencare tutte le problematiche che ho riscontrato e che mi sono state esposte, ma mi limiterò ad indicare le principali. Ci sono due sale operatorie nuove di zecca (ultimate nel 2016), per le quali pare che servano soltanto 120 mila euro per terminare l’impianto dei gas medicali, ed essere pronte all’uso. C’è un nuovo reparto di Pronto Soccorso (finito sempre nel 2016), anche questo fermo, in attesa che venga sbloccato il Project Financing. Fa rabbia sapere che ci siano tanti soldi dei contribuenti sardi che sono stati spesi e che non possono essere restituiti in termini di servizi agli utenti per questioni burocratiche, amministrative, o forse ancor peggio, per colpevoli temporeggiamenti della politica.
Nelle varie operazioni di manutenzione sono state spostate “provvisoriamente” due macchine, una per la mammografia, e una per fare le ortopanoramiche. Questo “provvisoriamente” dura dalla fine del 2015 (due anni e mezzo) e a tutt’oggi queste macchine, che vanno semplicemente rimesse al loro posto, sono chiuse in un magazzino inutilizzate. Ricordo che il tumore alla mammella è la prima causa di mortalità in Italia per le donne e l’attività di prevenzione per mezzo di queste apparecchiature è importantissima.
Reparto di Endoscopia: secondo i protocolli la procedura di sterilizzazione degli strumenti dura 52 minuti. Essendoci un solo strumento l’operatore è costretto ad attendere, tra una visita e l’altra, quasi un’ora di tempo. L’acquisto di un secondo strumento, dal costo di 10.000 euro, consentirebbe di raddoppiare il numero di visite endoscopiche dell’Ospedale di Sorgono, con evidentissimi benefici per le lunghissime liste di attesa della provincia di Nuoro (provate a prenotare una colonscopia e scoprirete di dover attendere oltre un anno). Anche qui si parla di prevenzione, e nello specifico di tumore del colon retto, seconda causa di mortalità maschile in età tra i 50 e i 69 anni.
Laboratorio analisi: nonostante la struttura è dotata di macchinari e personale, i 15 mila prelievi effettuati ogni anno vengono inviati a Nuoro. Siamo proprio sicuri che questo sia un risparmio?
Radiologia: a causa di un guasto tecnico il tavolo radiologico è rimasto inutilizzabile per oltre un mese tra aprile e maggio. Quindi per oltre un mese tutti gli utenti bisognosi di una radiografia hanno dovuto rivolgersi altrove. Dopo ripetuti solleciti il guasto è stato parzialmente riparato e oggi almeno i pazienti interni, ovvero i ricoverati, possono fare le radiografie a Sorgono. Tutti gli altri “esterni” continuano subire il disagio di doversi recare in altre strutture.
Ad essere maliziosi si potrebbe pensare che questi “disservizi” siano funzionali ad un disegno strategico ben chiaro: ridurre i numeri delle prestazioni erogate dal presidio di Sorgono per poi poter giustificare, carte alla mano, della non necessità di tanti servizi, ad oggi sotto-utilizzati non certo a causa dello scarso bacino di utenza servito. Sotto-utilizzi che, anche nel breve periodo, si traducono in risparmi, sbandierati come successi dai vertici della nuova ATS.
Ragionare sulle carte e sui freddi numeri può essere utile ma talvolta anche fuorviante. E’ solo verificando di persona, come è successo a me, che si può essere testimoni di una urgenza chirurgica che, se non avesse trovato chirurgo e anestesista sul posto, probabilmente non sarebbe sopravvissuta al trasferimento nell’ospedale di Nuoro o Oristano. Lo stesso discorso valga per i servizi di dialisi e oncologia: i malati tumorali e dializzati non potrebbero mai andare a curarsi a Nuoro o Oristano perché in prevalenza anziani, fortemente debilitati e con una strada impervia, pericolosa d’inverno, costosa e che crea notevoli disagi anche ai familiari. Purtroppo chi conosce la realtà prospetta che alcuni anziani deciderebbero di non curarsi, e questa è una cosa triste e inaccettabile.
Lo stesso problema delle distanze è a mio parere di vitale importanza riguardo alle nascite. Il punto nascita è stato chiuso nel 2012. Questo comporta che in casi di urgenza le partorienti vengano portate in ambulanza a Oristano (sempre 2 ore) con condizioni critiche soprattutto in inverno, e senza possibilità di avere un anestesista che le assista nel viaggio perché essendo da solo non può spostarsi dall’ospedale. Ritengo quindi importante, e me lo pongo come obiettivo, riaprire il punto nascita.
Chiudo con un messaggio di speranza. Ho trovato una bella struttura nella quale con grande dedizione operano degli ottimi medici. Ci sono tutti i presupposti (anche burocratici visto il riconoscimento di zona disagiata di montagna) affinché l’ospedale di Sorgono inverta il suo declino e possa ricominciare ad erogare ai cittadini maggiori e migliori servizi. Io lavorerò in questa direzione con il massimo del mio impegno.
Per questo vi aspetto, in tanti. Ci vediamo giovedì!