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Il territorio di Pattada, situato al centro della Sardegna settentrionale, rappresenta un patrimonio naturalistico e archeologico di inestimabile valore. Se da un lato lecci e roverelle, querce e ginepri la fanno da padroni, dall’altro, all’ombra di queste piante secolari, si nasconde un vastissimo repertorio di monumenti millenari scolpiti sulla roccia, imponenti testimonianze di una civiltà che travalica i confini del tempo: nuraghes e cromlech, fonti nuragiche e tombe dei giganti, muraglie e fortezze, strade di epoca romana. Ere che si intrecciano ed echi del passato, attestati tangibili dell’arte e del sapere di una delle popolazioni più antiche e influenti del Mediterraneo.
Sui sentieri della storia
È dagli stimoli che un territorio così ricco e variegato trasmette che nasce l’iniziativa di un gruppo di ragazzi pattadesi, mossi dalla passione per la natura e gradualmente spinti dalla consapevolezza di poter valorizzare un’eredità sopravvissuta al logorio dei millenni. Proprio in un periodo di profonda riflessione matura il progetto dei ‘Becos e Murones’: era gennaio 2021, il Paese portava ancora con sé gli strascichi di una spiazzante pandemia da Coronavirus, e in quei mesi il tempo, così come il mondo, relegato fra le mura domestiche, sembrava essersi improvvisamente fermato. Ritrovare un equilibrio dopo mesi difficili, riappropriarsi della quotidianità è stata una sfida ardua per molti. Un’esigenza che ha rafforzato l’idea degli appassionati ricercatori di creare un gruppo che scoprisse e raccontasse alla comunità le bellezze nascoste del territorio.
“Già da qualche settimana si faceva strada l’idea di creare qualcosa – raccontano i Becos e Murones a Sardegna Live –. Prima qualche passeggiata per prendere una boccata d’aria e riscoprire il piacere di stare assieme: Monte Lerno, Sa Fraigada… insomma, inizialmente abbiamo approfittato così di quel tempo concessoci fuori dalle mura casalinghe”. Poi le prime scoperte: “Qualcuno ha proposto di andare a visitare un nuraghe. La prima scelta è ricaduta sul Nuraghe Pira, in località ‘Maria Lanedda’. Un’esperienza che ci ha coinvolti da subito, così è sorta la curiosità: quanti altri siti nuragici sono presenti nell’area comunale di Pattada?”. In breve tempo è diventato un appuntamento fisso. Una tappa a settimana, ogni volta un sito diverso.
Di domenica in domenica, di mese in mese: l’esperienza si è man mano arricchita di conoscenze e curiosità, al punto che è sorta la necessità di far conoscere a tutti la vastità del repertorio archeologico pattadese. “A un certo punto ci siamo fissati un obiettivo: censire tutti i siti che ci mancavano da visitare. Seguendo la pagina di Nurnet (La rete dei Nuraghi), abbiamo notato che tanti privati cittadini segnalavano siti archeologici che poi venivano aggiornati sul portale. Abbiamo così deciso di collaborare, segnalando i numerosi siti mancanti (tanti, fra i 15 e i 20) del territorio pattadese”. Come funziona? “Una volta giunti sul posto si registrano le coordinate, si invia al portale qualche scatto e a corredo una breve descrizione del sito archeologico. Tutte informazioni fruibili da curiosi e appassionati”.


Scoperta e geolocalizzazione
Da fruitori a fornitori: “E’ stato un lavoro piuttosto lungo – raccontano –. Abbiamo mandato al geoportale oltre 15 siti non registrati. Considerando un’uscita a settimana parliamo, pertanto, di almeno 15 settimane”. Nel mezzo tante altre scoperte: “Non ci siamo concentrati solo sui siti da geolocalizzare, ma abbiamo alimentato la nostra esperienza visitando anche quelli che, seppure già registrati, mancavano alla nostra conoscenza”. Passione e ricerca, un contributo di vitale importanza per la comunità archeologica virtuale e isolana. Loro, come tantissimi altri appassionati, contribuiscono a passare il testimone di una tradizione profondamente identitaria della Sardegna, ai più poco nota, se non tramite qualche pagina di carta stampata.
Sui social, tramite le loro pagine Facebook e Instagram (esiste anche una community su WhatsApp), i Becos e Murones condividono con la comunità virtuale le loro esperienze, raggiungendo un’ampia platea e portando all’attenzione degli utenti decine di suggestivi siti storici, non solo del territorio pattadese, ma anche delle aree circostanti. Il gruppo di esploratori apre le porte a tutti i curiosi: chiunque può prendere parte a escursioni e iniziative, nessuno escluso. Un progetto che abbraccia tutti, dunque, appassionati o anche chi, semplicemente, sia interessato a trascorrere una giornata differente. Come accennato, le escursioni non si limitano all'esplorazione dei nuraghes: “Nel tempo abbiamo avuto modo di scoprire, documentare e raccontare numerosi siti con annesse vicende storiche: dalla strada romana all’ex ferrovia, viadotti, chiese medievali e antiche rovine”.
Un’esperienza completa: “Certo, i nuraghes sono forse le opere megalitiche più note, ma ci sono tantissimi tesori nascosti: cromlech, fonti sacre, muraglie e persino qualche tomba dei giganti in cattivo stato. Il nostro territorio può vantare una grande varietà di monumenti megalitici”. Lo scorso novembre, grazie all’imponente mole di materiale raccolto, il gruppo di escursionisti ha presentato proprio a Pattada il suo progetto, intitolato “Sui sentieri della storia”, in cui veniva esposto il lavoro di geolocalizzazione e georeferenziazione del patrimonio archeologico pattadese.
Gli alberi monumentali
Passato al setaccio il territorio, non mancano le idee, né le iniziative, affinché il patrimonio paesaggistico venga valorizzato come meriterebbe. Fra i progetti, uno ambizioso e particolarmente significativo. Come detto, infatti, Pattada gode non soltanto di un solido corpus archeologico, ma anche di un’ampia disponibilità di risorse naturali, a partire dagli alberi. In Italia esiste un “Registro Nazionale degli alberi monumentali” nel quale vengono catalogati quelli di particolare pregio paesaggistico, naturalistico, storico e culturale presenti nel territorio nazionale. “Consultando tale sito abbiamo scoperto la totale assenza di alberi monumentali nel comune di Pattada, o meglio, nessun albero è mai stato segnalato al registro nazionale”, constatano i Becos e Murones.
“Eppure di alberi monumentali ce ne sono eccome! Durante le nostre escursioni ne incontriamo di continuo e spesso diventano anche punti di riferimento o mete da raggiungere. Ebbene – annunciano –, il nostro obiettivo è proprio questo: cercare, trovare e segnalare quanti più alberi monumentali possibili, al fine di tutelarli e valorizzarli come meritano. Si tratta di un iter abbastanza lungo e macchinoso – spiegano – ed è per questo che, al fine di ottenere i risultati sperati, bisogna seguire ogni passo con la massima attenzione senza tralasciare alcun dettaglio”. Non solo: “Mentre leggevamo la ‘Guida alla valutazione del carattere di monumentalità’ presente sul sito del Ministero, abbiamo scoperto che è possibile segnalare non solo i singoli alberi, ma anche interi gruppi che per diversi motivi rientrano nei requisiti di monumentalità. Abbiamo pensato subito all’incredibile concentrazione di sughere secolari presenti in Su Monte ‘e Subra. Dato che la maggior parte di queste rientra nei criteri di monumentalità, potremmo persino arrivare a dichiarare l’intero tratto di bosco come monumentale”.
“Oltre alle sughere – aggiungono – ci sono poi numerosi lecci e roverelle di dimensioni ragguardevoli, e, sparsi su tutto il territorio pattadese, anche tantissimi altri alberi di specie differenti. Per ora abbiamo cominciato a fare i primi rilievi in loco, scattando foto, prendendo misure e segnando le coordinate, ma presto procederemo con le prime segnalazioni. Sarà un lavoro lungo e complicato che – concludono –, se svolto con la giusta volontà e determinazione, potrebbe portarci a raggiungere gli obiettivi sperati”.
Un tesoro da preservare
Innumerevoli i siti visitati, raccontati e catalogati dai Becos e Murones. Qua, a seguire, ne elenchiamo giusto alcuni, suddivisi per epoche storiche e opere monumentali:
Domus de Janas (Neolitico recente - Eneolitico, circa 4000-2700 a.C.): nessuna a Pattada, ma citiamo Pianu ‘e Rena (Nughedu), raggiunta su invito dall’associazione Tribiles.


Cromlech (Eneolitico, circa 3000-1800 a.C.): Sa Serra.


Muraglie megalitiche (Eneolitico - Età del Bronzo antico, circa 3000-1500 a.C.): Lamparigos e Sa Chidade.


Tombe dei giganti (Bronzo antico - Medio, circa 1800-1200 a.C.): Santu Elias.


Protonuraghes (Bronzo antico - Medio, circa 1800-1600 a.C.): Serra ‘e Sorighes, Pattada Tilariga (Bultei).


Nuraghes (Bronzo medio - Bronzo recente, circa 1600-900 a.C.): Crabiles e sa Niera.


Castelli/Fortezze (Bronzo medio - Bronzo recente, circa 1600-900 a.C.): Olomene.


Villaggi nuragici (Bronzo medio - Ferro, circa 1600-500 a.C.): Otinnera e LPM.


Fonti nuragiche (Bronzo recente - Ferro, circa 1200-500 a.C.): sa Niera.


Archeologia Romana: Strada Romana (probabilmente I secolo d.C.).


Archeologia campestre (pinnetas, cheas, rifugi): Pinneta località Isteddoli.


Archeologia Industriale (vecchia Tirso-Chilivani, attiva tra il 1893 e il 1969): Ponte Corra Chervina.

