E’ il sorriso che ti accoglie e rapisce quando entri per la prima volta nella Casa Famiglia Sant’Antonio Abate di Sassari. Il sorriso di chi ogni giorno porta su di se i segni di una malattia devastante come l’AIDS ma vuole urlare al mondo intero “ SONO VIVO! e posso sorriderti”, perché anche questo vuole ricordarci la giornata del 1 dicembre, l’inno alla vita in tutte le sue forme.

L’Associazione di volontariato Mondo X, fondata da Padre Salvatore Morittu nel 1980 e la Casa Famiglia Sant’Antonio Abate, unica struttura socio-sanitaria residenziale nell’isola che accoglie dal 1985 persone affette da HIV e patologie correlate, hanno promosso ieri, col patrocinio di Sardegna Solidale, la Giornata Mondiale Lotta all’AIDS, appuntamento annuale di informazione, sensibilizzazione e solidarietà che vuole ricordare l’esistenza di una malattia ancora oggi molto diffusa perché fondamentalmente ignorata.

Un ricco itinerario e un umile regista, Padre Morittu, che dal 1980 è attivamente e costantemente impegnato nella lotta contro le tossicodipendenze e l’emarginazione sociale, promuove il recupero degli eroinomani, i suoi ragazzi, offrendo loro accoglienza e possibilità di cura presso le sue strutture assieme a validi operatori.

 

Padre, dove trova l’energia per coordinare tutte le sue attività?

Intanto io sono un credente, per cui attingo molto da Dio. Secondo, attingo molto dai genitori dei miei ragazzi, perché loro veramente mi infondono una carica di amore che io celibatario non avrei avuto possibilità di sperimentare … e poi è un qualcosa che si chiama passione, cioè cura e  interesse per questi ragazzi che, quando i genitori me lo permettono, li ritengo anche figli miei …”

 

La tossicodipendenza oggi sperimenta nuove frontiere con i suoi effetti irreversibili per l’utilizzo di droghe sintetiche. La giornata di oggi vuole sensibilizzare a 360 gradi?

“ Certo! La giornata di oggi vuole sensibilizzare innanzitutto alla vita, al rispetto, al valore che è la vita e a come la dobbiamo difendere, anche quando essa si manifesta nelle sue energie residue, come può succedere talvolta per un malato di AIDS, che sembra quasi un lucignolo fumigante ed invece c’è vita, c’è desiderio di vivere"

 

I suoi ragazzi la vedono come il loro ‘Salvatore’. Come la fa sentire questo?

“Loro mi amano, e l’amore è cieco, per cui sopravalutano le mie capacità. In realtà sono loro i veri protagonisti, io sono uno zero! Non valgo, e se loro ci mettono il loro ‘1’, io acquisto valore. Questa è una responsabilità. Fare il padre è una responsabilità. Aiutare una persona a vivere, è una responsabilità. Allora bisogna saperla umilmente sdebitare”

 

Il consiglio più forte per le famiglie che vivono di questi problemi?

“ Che non si chiudano in se stessi, che sappiano aprirsi, ricercare