L'operazione che ha portato all'arresto di amministratore e soci della ditta Lem per traffico illegale di rifiuti è stata denominata "Pestilentia": concreto, infatti, per gli inquirenti il rischio di contaminazione dei mangimi con virus o morbi riscontrati in diversi allevamenti sardi.

Le indagini, scattate lo scorso anno a seguito di una segnalazione, hanno fatto scattare anche il sequestro di uno stabilimento a Thiesi. Gli uomini del Corpo forestale hanno intercettato in Sardegna alcuni carichi di rifiuti di origine animale scoprendo che erano stati mescolati sia gli scarti consentiti dalla legge sia quelli che invece andavano distrutti.

Secondo gli investigatori la Lem, che ritirava i rifiuti da oltre diecimila clienti in tutta Italia, aveva le autorizzazioni per lavorare solo alcuni tipi di sottoprodotti di origine animale, mentre per gli altri non ne aveva alcuna. Invece, la società miscelava tutti gli scarti per produrre mangimi. In questo modo avrebbe ottenuto il massimo valore commerciale dei rifiuti con il minimo del riciclo.

Secondo una prima stima avrebbe risparmiato in un anno 1,7 milioni di euro per il mancato smaltimento. Per trasportare i rifiuti dal centro di stoccaggio di Thiesi a quelli di Caivano per la frantumazione e Frosinone per la trasformazione, avrebbe falsificato registri di carico e documenti di trasporto.

Il ruolo degli autotrasportatori sardi - Marco Masala, Angelo Giuseppe Olia, Massimo Porcu e Michelangelo Scorcu tutti residenti nel sassarese - sarebbe stato diverso rispetto ad amministratore e soci della Lem. Nonostante una parziale coercizione da parte dei datori di lavoro derivante dalla loro condizione economica e dalla posizione di dipendenti, avrebbero comunque agito - secondo l'accusa - con la consapevolezza di agevolare le attività della società provvedendo al recupero e al trasporto dei materiali, favorendo le falsificazioni e adottando tutti gli accorgimenti per evitare eventuali controlli.