Dopo l’attenta requisitoria dell’11 dicembre 2020 della dr.ssa Liliana Ledda della Procura Generale presso la Corte di Appello, oggi in Corte di Assise d’Appello a Cagliari si è tenuta altra udienza di discussione nel processo d’appello che vede nelle gabbie degli imputati i colpevoli dell’omicidio, sottrazione ed occultamento del cadavere di Manuel Careddu, già condannati in primo grado, Fodde Christian alla pena dell’ergastolo e detenuto nel Carcere di Uta, Carta Riccardo alla pena di anni 30 e detenuto nel carcere di Sassari e Satta Matteo alla pena di anni 16 e mesi 8 e detenuto nel Carcere di Oristano.

La scorsa udienza la dr.ssa Ledda ha concluso chiedendo la conferma di tutte le condanne. Oggi, nell’aula della Corte di Assise d’Appello, alla presenza della Corte presieduta dal dr. Massimo Costantino Poddighe, hanno preso la parola le parti civili con gli avv.ti Luciano Rubattu per la mamma di Manuel Careddu e Gianfrancesco Piscitelli per il padre.

Fuori dall’aula, a cui per le restrizioni COVID hanno avuto accesso solo la Corte, i Giudici Popolari, Cancellieri e tecnici fonici, gli imputati, le parti civili e gli avvocati, noi giornalisti sentivamo distintamente le parole dei difensori dei genitori del povero Manuel Careddu, che hanno parlato per oltre due ore: l’avv. Rubattu ha preso per primo la parola ed ha ricostruito in modo particolareggiato tutti i momenti antecedenti al delitto, le fasi dello stesso ed il dopo sino all’arresto e ritrovamento del corpo, evidenziando nella ricostruzione la incontestabile premeditazione ed il ruolo di tutti i partecipanti, sottolineando con fermezza la non idoneità delle tesi difensive sostenute nei motivi di appello a sminuire o solo parzialmente attenuare la realtà dei fatti. 

L’avv. Piscitelli ha ribadito alla Corte ed agli attenti Giudici Popolari, la gravità del fatto commesso non da criminali incalliti ma da giovani coetanei, con tutte le caratteristiche di “branco”, ragazzi singolarmente normali ma uniti da un vincolo di gruppo oggi fortemente presente nelle cronache quotidiane, gruppo con uso smodato di alcol e droghe, capeggiati da un elemento leader e con un seguito di altri elementi che non lo mettono in discussione per sentirsi e dimostrare di “essere all’altezza”. 

L’avv. Piscitelli si è anche scagliato contro chi ha tentato di far passare l’atroce delitto come balentia e/o vendetta da Antico Codice Barbaricino che, come ha affermato, “… prevedeva si la vendetta ma a volto scoperto per non perdere il rispetto della comunità, non il trarre in un tranello un ragazzo, assassinarlo in modo brutale e nascondersi dietro ai depistaggi, creazione di alibi, scarico vicendevole di responsabilità…questa è bassa criminalità!!!” ha urlato con veemenza; e con la stessa veemenza ha descritto gli attimi dell’assassinio, la crudeltà da orgia di sangue che ha visto partecipare gli aderenti al branco e che ha portato il medico legale a parlare di “traumatismo devastante”; e nel concludere, chiedendo giustizia, ha proferito la frase di Sant’Agostino “ La punizione è giustizia per l’ingiusto”. Il processo riprenderà lunedì 25 gennaio per le arringhe dei difensori degli imputati e poi la sentenza.