Le fiamme gialle di Cagliari hanno acceso i riflettori sulla platea di cittadini che percepiscono forme di assistenza economica quali il reddito di cittadinanza e l’indennità di disoccupazione, particolari forme di sovvenzione statale riservate a quella fascia di popolazione che versa in condizioni reddituali disagiate o che ha da poco perso il lavoro.

 

In riferimento al reddito di cittadinanza, la guardia di finanza è chiamata a verificare che le risorse messe a disposizione dallo Stato vadano a beneficio di chi ne ha realmente bisogno.

 

Gli esiti dei controlli hanno condotto alla rilevazione di 14 circostanze in cui il reddito di cittadinanza era stato ottenuto in maniera irregolare, senza quindi disporre dei requisiti necessari.

 

Diverse le tipologie riscontrate: in due casi, due soggetti – già segnalati quali evasori totali a seguito di verifiche fiscali eseguite nel 2017 – avevano omesso di indicare nelle proprie autocertificazioni, riferibili, da norma, proprio a quell’anno, i compensi in realtà percepiti.

 

Erano così riusciti a ottenere un reddito di cittadinanza pari, fino alla data del controllo, rispettivamente a 4.203 euro nel primo caso e 5.913 euro nel secondo.

 

In un’altra circostanza, un soggetto ha omesso di indicare, nella dichiarazione compilata ai fini dell’istruttoria, che nel proprio nucleo familiare figuravano anche i due anziani genitori, percettori di pensioni di anzianità per oltre 70.000 euro annui complessivi. In questo caso, il contributo illecitamente percepito è stato di 1.662 euro.

 

Un ulteriore particolare contesto riscontrato ha riguardato due soggetti, i quali, con diverse finalità, hanno modificato la composizione dei propri nuclei familiari: un soggetto, per non superare la soglia di concessione del reddito di cittadinanza, non ha indicato nella propria dichiarazione la figlia ed il nipote, entrambi percettori di reddito. L’altro invece ha consentito il “prestito” dei suoi congiunti ad un altro richiedente, il quale inserendoli nella propria dichiarazione, ha ottenuto un maggiore coefficiente di calcolo del beneficio.

Gli importi complessivamente percepiti in modo illecito ammontano a 3.486 euro.

 

Altri due soggetti hanno beneficiato del reddito di cittadinanza seppur in assenza di uno dei requisiti previsti: la residenza, negli ultimi due anni precedenti la richiesta del sussidio, nel territorio italiano. Le fiamme gialle, accertando la loro iscrizione all’Anagrafe italiani residenti all’estero (Aire) nel biennio di interesse, hanno quantificato 5.621 euro l’importo indebitamente percepito.

 

E ancora, uno dei casi di specie più classici: durante un controllo effettuato presso un’impresa edile, rilevata la posizione “in nero” di uno degli operai, i successivi approfondimenti hanno evidenziato che il soggetto percepiva – congiuntamente ai compensi per il proprio lavoro – il reddito di cittadinanza, per un ammontare complessivo, fino alla data del controllo, di 2.354 euro.

 

Ma anche un lavoratore “regolare”, impiegato con formale contratto in un esercizio commerciale, è risultato percettore – senza averne diritto – di un reddito di cittadinanza, per un totale di 3.961 euro.

 

Un altro individuo, nonostante fosse intestatario di un’immobile percepiva un reddito di cittadinanza, quantificato, alla data dell’intervento dei finanzieri, in 3.669 euro.

 

La non indicazione di componenti il nucleo familiare percettori di un reddito, risulta essere la circostanza più diffusamente riscontrata dai finanzieri. Sei soggetti hanno omesso di indicare un appartenente al nucleo familiare. Gli importi indebitamente percepiti variavano da 483 a 3.500 euro, per un ammontare complessivo di 12.444 euro.

 

In tutte queste circostanze per i soggetti è scattata, da un lato, la denuncia alla locale autorità giudiziaria e, dall’altro, la segnalazione all’Inps ai fini del recupero delle somme ingiustamente percepite.

 

Ci sono state poi altre situazioni in cui le condotte illecite riscontrate non hanno condotto alla denuncia alla magistratura ma solo alla revoca o sospensione del beneficio.

È il caso di un soggetto, destinatario di una verifica fiscale nel 2017 e censito quale evasore totale per ricavi non dichiarati pari a 80mila euro, il quale, facente parte di un nucleo familiare di un percettore di reddito di cittadinanza, in ragione di questa variazione reddituale, ha fatto si che si decretasse la decadenza dai  presupposti affinché fosse concesso il sussidio, pari a 8.800 euro.

 

Il godimento del beneficio è decaduto anche per altri 2 soggetti, i quali percepivano il reddito di cittadinanza (sono stati percepiti 9.731 euro).

 

 

I controlli delle Fiamme Gialle hanno però preso in considerazione anche altri contesti interessati dall’erogazione di risorse pubbliche a sostegno di soggetti che versano in condizioni di difficoltà economica: le indennità di disoccupazione.

 

Nell’ambito delle attribuzioni istituzionali del corpo, particolare importanza riveste il controllo sulla corretta osservanza del novero legislativo a corredo del mondo del lavoro, comparto che, da un lato, interessa gli aspetti economici dei rapporti giuslavoristici (con i controlli, ad esempio, sulle corrette imputazioni del costo del personale o sul versamento dei contributi) e, dall’altro, riveste una particolare importanza, anche sociale, in quanto impatta sulle giuste condizioni di lavoro del personale occupato, il quale con una corretta assunzione, è tutelato anche sotto il profilo assicurativo in caso di infortunio.

 

Lo scorso anno, a seguito di numerosi interventi hanno consentito di individuare 102 lavoratori in nero, i controlli, in un’ottica di trasversalità operativa, hanno approfondito le posizioni irregolari individuate, al fine di verificare se i soggetti trovati a lavorare senza contrattualizzazione percepissero, oltre allo stipendio da lavoro, anche talune sovvenzioni derivanti da ammortizzatori sociali, quali, ad esempio, il sussidio di disoccupazione.

 

In 8 casi, gli approfondimenti operati dai finanzieri hanno consentito di accertare che i lavoratori in nero percepivano sia l’indennità di disoccupazione che il compenso per il lavoro prestato seppur senza un regolare contratto. Baristi, cuochi, camerieri, lavapiatti, operai: queste le figure professionali interessate.

Per ciascuno di loro è stata inoltrata apposita segnalazione all’Inps, soggetto erogatore del beneficio, per la sospensione e la revoca della provvidenza pubblica.

 

Il contrasto a chi percepisce indebitamente forme di pubblica provvidenza richiede un’azione di servizio interdisciplinare, volta a valorizzare le capacità operative delle varie componenti d’intervento della Guardia di finanza, non soltanto nell’ambito del comparto della tutela delle uscite, ma anche in quello della tutela delle entrate e nel contesto dell’azione di controllo economico del territorio.

 

Lo scopo è tutelare la fiducia che i cittadini onesti devono poter nutrire nella corretta destinazione delle ingenti risorse che il Paese, non senza sacrifici, destina agli aiuti economici e ai servizi sociali riservati a chi si trovi in una reale condizione economica e sociale di svantaggio.

 

I controlli in materia proseguono parallelamente a quelli concernenti il lavoro irregolare, in quanto, in tale ultimo caso, la verifica della corretta posizione fiscale e contributiva si associa, contestualmente, al riscontro della eventuale percezione di provvidenze pubbliche del tipo su descritte.

A tal riguardo, nel 2019, sono stati accertati 392 casi di soggetti impiegati in nero o in modo irregolare.