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La Chiesa diocesana si è riunita ad Ales ieri, 27 dicembre, per vivere la chiusura dell’Anno Giubilare. Nella Cattedrale, gremita di fedeli, la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo di Ales-Terralba mons. Roberto Carboni è stata animata dal coro diocesano Mons. Gibertini.
Il rito di chiusura, a cura dell’Ufficio liturgico diocesano, è stato l’occasione per ringraziare per un anno intenso, caratterizzato da numerosi momenti vissuti sia in Cattedrale che nel Santuario diocesano Santa Mariaquas, e nei vari. "Confessioni, celebrazioni eucaristiche, giubilei diocesani e tante altri occasioni di incontro hanno permesso ai fedeli di riscoprire la gioia di essere comunità e la forza della speranza cristiana" sottolineano dall'Ufficio diocesano. "Quest’anno è stato importante non solo per gli appuntamenti soprattutto per l’incontro vivo e personale con il Signore Gesù, porta di salvezza".
Nella sua omelia il vescovo Roberto ha sottolineato proprio questo aspetto: “La prima domanda che ci facciamo in questa celebrazione conclusiva di un percorso ricco di eventi, di occasioni sia personali che comunitarie, è questa: “Abbiamo lasciato spazio per un incontro personale con il nostro Salvatore? Oppure la tentazione dell’abitudine, della routine dei gesti, delle celebrazioni solo formali ed esteriori ha preso il sopravvento? Eppure nella sua Misericordia il Signore sa che,. se anche ci trovassimo in difetto su questo, ancora ci aspetta, ci invita all’incontro con Lui”.
C’è poi un'altra domanda fondamentale sulla quale il nostro vescovo invita a riflettere: “Chi sei tu Gesù per me?. Accogliere il Signore come il mio Salvatore”, afferma mons. Carboni, “è l’inizio di un rapporto fondato sulla verità di me stesso e del Signore stesso. Solo da questo inizio si può sviluppare un dialogo di fiducia e abbandono a Lui. Papa Francesco metteva in risalto, come necessario nella Bolla di indizione del Giubileo, rimettere al centro della nostra vita la Parola di Dio. Solo in essa, infatti, si possono trovare le ragioni per rianimare la speranza. Di fronte alle difficoltà della vita è la parola di Dio che ci sostiene. Un invito ad affrontare la fatica della fede, che a volte è presente nel nostro cammino, la fatica di testimoniare, di affrontare le difficoltà per il fatto di essere cristiani, la fatica della fedeltà e della perseveranza. Come è attuale l’invito del Papa a cercare i segni di speranza, mettendo in primo piano la pace nel mondo. Come è attuale il desiderio di pace, soprattutto in questi giorni di fine anno. Siamo tutti con il fiato sospeso in attesa di buone notizie di pace, per tante persone che stanno soffrendo e hanno sofferto abbastanza e che desiderano vedere un po' di luce, pace e serenità. Siamo consapevoli che la speranza cristiana può essere solo un dono che viene dall’alto e apre all’eterno: la speranza è l’orientamento del cuore e della vita verso la meta che vale la pena raggiungere e che appare raggiungibile solo come grazia, cercata e accolta a prezzo di uno sforzo serio, perseverante, onesto, capace di sostenere anche la fatica di un lungo cammino”.
Il messaggio centrale del Giubileo, la speranza, è dunque presenza nella nostra vita e, come è scritto nell’ultimo capoverso della Bolla di indizione, “lasciamoci attrarre dalla speranza e permettiamo che attraverso di noi diventi contagiosa per quanti la desiderano. Possa la nostra vita dire loro: «Spera nel Signore, sii forte, si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore» (Sal 27,14).
E ora riprenderemo la nostra quotidianità: “Fratelli e sorelle”, ha detto concludendo la sua omelia, “dopo questo tempo di grazia e misericordia, di incontro con il Signore riprendiamo il cammino, potremmo dire in modo più ordinario e feriale, ma anch’esso significativo e importante per la nostra vita cristiana vissuta nel quotidiano. Non c’è solo la festa, c’è la ferialità. Il Signore che vede nel cuore di ciascuno di noi ci accompagna, non ci lascia soli, Egli è sempre con noi, come Lui stesso ci ha detto, “Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del tempo”.
Questa giornata importante che si è conclusa con i canti del coro diocesano Gibertini e Santa Barbara di Gonnosfanadiga e infine con un momento di convivialità nel Cine Teatro San Luigi, è stata un’occasione preziosa per ritrovare la comunità diocesana, affidare al Signore quanto vissuto e guardare insieme con fiducia al futuro, sottolineano ancora dall'Ufficio diocesano.

