Le comunità di Sant'Antonio di Gallura e Olbia sono sotto shock per la morte del 22enne Pietro Contu, deceduto a Roma nel pomeriggio del 2 settembre dopo essere stato investito da un convoglio della metro B alla fermata San Paolo in direzione Rebibbia.

Sul posto sono intervenuti la polizia, i vigili del fuoco e gli operatori del 118. Per consentire l'intervento, il servizio della metropolitana è stato interrotto in quel tratto, sostituito da bus temporanei.

FIGLIO DEL GIUDICE DEL PROCESSO GRILLO JR

Il giovane, la cui famiglia risiede nel capoluogo gallurese, era il figlio del giudice Marco, presidente del collegio che presso il Tribunale di Tempio Pausania sta giudicando Ciro Grillo e compagni, accusati di violenza sessuale di gruppo ai danni di una studentessa italo-norvegese.

Proprio il giorno successivo al terribile incidente, il 3 settembre, era prevista la lettura della sentenza del processo, che è stata rinviata al 22 settembre per permettere al genitore della vittima di svolgere il proprio compito nella maniera più serena possibile.

I funerali di Pietro Contu saranno celebrati sabato 6 settembre alle ore 10 presso l'oratorio parrocchiale di Sant'Antonio di Gallura, paese natale della madre di Pietro.

"PROFONDA COMMOZIONE"

Il sindaco del paese, Carlo Duilio Viti, ha scritto: “Il sindaco, l’amministrazione comunale e i dipendenti tutti, interpretando il dolore dell’intera comunità, si stringono con profonda commozione alla famiglia Contu-Pittorru per la tragica scomparsa del caro e amato figlio Pietro. Le più sentite condoglianze al padre Marco, alla madre Liciosa, alla sorella Ludovica e ai parenti tutti”.

PROCESSO. IL PROCURATORE: "IMPUTATI INATTENDIBILI"

Gli imputati "hanno adattato la loro versione a seconda delle indagini", risultando "inattendibili", mentre la ragazza "ha sempre ripetute le stesse cose" senza mai cambiare le sue dichiarazioni. Così il procuratore Gregorio Capasso al processo per violenza sessuale di gruppo su due giovani donne che vede imputati a Tempio Pausania Ciro Grillo e tre suoi amici genovesi, Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria.

Il procuratore ha esaminato attentamente gli eventi che sono stati portati all'attenzione dell'accusa nel corso di tre anni di dibattimento, gran parte dei quali si è svolta a porte chiuse. Alla fine, Capasso ha confermato la contestazione di stupro di gruppo e confermato le richieste di condanna: 9 anni per ciascuno dei quattro imputati, incluso Corsiglia. Quest'ultimo è l'unico ad aver dichiarato in tribunale di aver avuto un rapporto sessuale consensuale con la principale accusatrice, negando però di aver abusato di lei e della sua amica insieme a Ciro jr, Capitta e Lauria.