Il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Cagliari, nell'ambito di un'attività di contrasto agli illeciti in materia di spesa pubblica ha scoperto un potenziale danno alla finanza pubblica di oltre 3,5 milioni di euro. Le indagini sono partite in pieno periodo pandemico, all’epoca della realizzazione della campagna di vaccinazione su vasta scala, ed hanno riguardato l’analisi della documentazione riguardante l’acquisto di tamponi antigenici rapidi. Lo scopo che si prefiggeva il testing di massa promosso dalla Regione era quello di monitorare la popolazione sarda durante la seconda ondata pandemica da Covid al fine di individuare e tracciare tempestivamente il “paziente zero”, limitare quanto più possibile i contagi e la diffusione del virus, soprattutto tra i pazienti fragili e ad alto rischio di mortalità, e decongestionare il sistema sanitario regionale. 

Gli approfondimenti condotti dagli uomini delle Fiamme Gialle, con il coordinamento della Procura Regionale, hanno consentito di accertare che un’Azienda sanitaria regionale aveva acquistato complessivamente 2.201.200 tamponi rapidi; di questi, 1.306.000 erano cromatografici a lettura ottica, acquistati da una società con sede nel nord Italia, che aveva offerto gli approvvigionamenti richiesti nel più breve periodo, sebbene si fosse classificata al quinto posto nell’ambito di una gara d’appalto d’urgenza sovraregionale espletata dalla Società di Committenza della Regione Piemonte ed a cui aveva aderito la Regione Sardegna. 

Dagli accertamenti è emerso che tale affidamento era avvenuto ancor prima dell’ufficializzazione dell’iniziativa sanitaria e senza un preventivo studio e pianificazione degli approvvigionamenti necessari per l’esecuzione del testing di massa. Questa circostanza avrebbe determinato un maggior esborso di risorse finanziarie visto che il costo unitario sostenuto dall’Azienda sanitaria per l’acquisto dei tamponi era stato pari a 2,45 euro contro 1,29 euro offerto dalla prima classificata. Inoltre, al termine dell’intera campagna, il quantitativo acquistato è risultato sovradimensionato rispetto alle reali necessità, visto che sono stati utilizzati complessivamente soltanto 338.155 dispositivi medici e che, a tutt’oggi, 753.000 tamponi risultano giacenti e non più dispensabili in quanto scaduti.