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Un sogno che si realizza per Luigi, Mario e Antonio, 3 allevatori di suini di Alà dei Sardi che hanno avuto in concessione circa 40 ettari di terre demaniali dall’Agenzia Forestas.
La firma dell’accordo, valido 20 anni e rinnovabile ogni 5, è arrivata martedì scorso a Tempio Pausania, nella sede locale dell’Agenzia. Il momento ufficiale della posa del primo paletto in ferro e della rete metallica, che con doppie recinzioni delimiterà l’allevamento secondo le norme sul contrasto della Peste suina africana, è avvenuto oggi alla presenza dell’assessore dell’Agricoltura, Pier Luigi Caria, dell’amministratore unico di Forestas, Giuseppe Pulina, dei rappresentanti dell’amministrazione comunale, degli allevatori concessionari, di due delegati dell’Associazione nazionale allevatori suini (ANAS) e di Sebastiano Porcu, attualmente in comando all’Agenzia regionale Forestas.
«Il passo in avanti di oggi è un altro risultato positivo portato a casa dall’Unità di Progetto per l’eradicazione della PSA nell’ambito della lotta alla malattia dei maiali che da 40 anni tiene in ostaggio l’intero comparto isolano». Così l’Assessore Caria che ha aggiunto come «Questo è il frutto di un confronto costante con i territori, con cittadini e amministratori locali che hanno a cuore il futuro delle proprie comunità. Proprio iniziative come quella di Alà dei Sardi si muovono, dando speranza, sulla strada giusta della battaglia contro lo spopolamento delle aree rurali della nostra Isola».
Parole di soddisfazione sono arrivate anche di Pulina: «Si tratta di un progetto pilota su cui la Regione intende investire esportandolo in altri zone della Sardegna, sempre a patto che vengano garantiti il rispetto delle norme sulle buone pratiche dell’allevamento suino, anche attraverso l’applicazione del benessere degli animali, così da poter raggiungere una rapida eradicazione della PSA. Da parte dell’Unità di Progetto – ha proseguito l’amministratore unico di Forestas – c’è sempre stata la disponibilità e la piena apertura alla collaborazione verso gli allevatori regolari e virtuosi che vogliono operare nella legalità: oggi lo abbiamo dimostrato e così continueremo a fare nel futuro».
Per Mario Scanu, uno dei proprietari dell’azienda Azienda agricola “Sos Nurattolos Agritour”, in località “Bolostiu”, «In questi territori si è sempre allevato il maiale di razza sarda, al punto che numerosi branchi venivano portati in transumanza durante il periodo del ghiandatico dai paesi circostanti: arrivavano addirittura dalle montagne di Fonni e di Orgosolo. A causa della Peste suina africana le tradizioni sono cambiate e fino a quando non ci saremo liberati da questa malattia non sarà possibile pensare di detenere animali allo stato totalmente brado».
«Il nostro progetto punta a valorizzare la razza autoctona – ha proseguito – in un percorso che metta assieme tipicità ambientale e ricchezze agroalimentari. Intendiamo infatti allevare i maiali e portare avanti il turismo rurale con percorsi in mountain bike, passeggiate a cavallo e attività didattiche aperte alle scuole e alle famiglie».
Sulla stessa scia gli altri due proprietari, Luigi Scanu e Antonio Corda. «Partiamo dal nostro territorio con uno sguardo rivolto alle altre comunità dell’Isola che intendono investire nel comparto – ha dichiarato il primo –. Noi lo faremo anche in collaborazione con le Università locali e della Penisola» Il secondo ha ricordato che «far parte del progetto pilota significa avere una particolare responsabilità verso i tanti allevatori che in tutta la Sardegna ci guardano con notevole interesse. Riuscire bene vuol dire portare a casa un risultato positivo non solo per la nostra comunità, ma anche per chi vuole intraprendere questo mestiere attraverso le terre eventualmente concesse dalla Regione».
Secondo Sebastiano Porcu,«Allevare i maiali in biosicurezza, salvaguardando soprattutto il suino di razza sarda è possibile anche all’interno delle proprietà gestite da Forestas. Per tutelare questa tipicità zootecnica è tuttavia necessario registrare e regolarizzare animali e allevamenti. Solo così si potrà dare un contributo importante per garantire un futuro, superando la consanguineità, a questa specie di animale che racconta un pezzo importante della tradizione agricola della nostra terra».